Roma, 27 agosto 2023 – Ufficialmente il tema non è all’ordine del giorno. Ma è certo che sul tavolo del primo Consiglio dei ministri post pausa estiva, in programma lunedì, i riflettori saranno tutti concentrati sulla manovra economica. Toccherà al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, presentare la relazione preparata dai tecnici del dicastero, con le richieste (tante) arrivate in via Venti Settembre e le risorse (poche) effettivamente a disposizione. Nei giorni scorsi il ministro leghista aveva già alzato un fuoco di sbarramento, dicendo chiaro e tondo che non si “potrà fare tutto”. Ma non sarà facile convincere i partiti della maggioranza, con lo sguardo già rivolto alle prossime elezioni europee, a mettere da parte le rispettive misure-bandiera.
Insomma, la premier Giorgia Meloni, insieme con il ministro Giorgetti, dovrà lavorare molto per fermare quello che, a tutti gli effetti, si presenta come una sorta di assalto alla diligenza dei conti pubblici. Con una variabile in più sul tavolo: la difficile trattativa con l’Europa per la riforma del Patto di Stabilità. Il confronto entrerà nel vivo nella seconda metà del mese. Con l’obiettivo di arrivare ad una prima bozza di intesa entro ottobre. Se la trattativa dovesse fallire, torneranno le vecchie regole. E per l’Italia sarebbe un mezzo disastro. Al momento, le risorse virtualmente in cassa per la prossima legge di stabilità si attestano sui 14-15 miliardi, la metà di quelli che servirebbero per dare una risposta almeno alle richieste considerate ineludibili. A cominciare dal taglio del cuneo fiscale, che assorbirebbe circa un terzo della manovra (9 miliardi) e che sembrerebbe l’unica certezza. Per il resto si naviga ancora a vista con i partiti che affilano le armi in vista dello scontro decisivo.
L’appuntamento da cerchiare in rosso in agenda è per il 4 settembre, quando la premier vedrà i capigruppo della maggioranza. Appena una settimana di tempo, insomma, per smussare le posizioni più intransigenti. La Lega, ad esempio, difficilmente potrà accontentarsi della dote fra 1.5 e 2 miliardi attualmente prevista per le pensioni (proroga di quota 103 e il rafforzamento di opzione donna). Salvini vuole tentare un blitz su quota 41, magari con qualche formula intermedia (calcolo dell’assegno con il sistema contributivo) ma dando anche un segnale concreto sulla direzione di marcia. C’è poi il capitolo del Ponte sullo Stretto, diventato l’infrastruttura simbolo del suo dicastero: servirebbe un altro miliardo per aprire i cantieri entro agosto del 2024.
In fibrillazione anche Forza Italia, che non ha ancora digerito la tassa sugli extra-profitti delle banche, per le quali chiede ritocchi alla norma anche per evitare contraccolpi sui titoli di Stato. Ma in cima alla lista delle richieste c’è anche l’aumento delle pensioni minime da 600 a 700 euro, per arrivare ai mille euro entro fine legislatura. Un intervento, al momento, non alla portata dell’esecutivo, che deve fare i conti anche con l’adeguamento delle pensioni all’inflazione (costo, 13 miliardi).
Per Fratelli d’Italia, invece, la priorità resta quella del pacchetto famiglie, con le misure a sostegno dei nuclei più numerosi e gli incentivi per le aziende che assumono le mamme. C’è poi, sull’orizzonte, il tema del reddito di infanzia (400 euro al mese fino ai 6 anni di età del bambino) e l’avvio del primo modulo della riforma fiscale, con l’accorpamento delle aliquote Irpef e un primo segnale concreto in direzione della flat tax. Insomma, la partita è appena iniziata ma il barometro della maggioranza segna già tempesta.