Roma, 29 agosto 2023 – Professor Carlo Cottarelli, fra poco più di tre settimane avremo finalmente i numeri veri della prossima manovra. Ma le risorse a disposizione sono poche. Che cosa fare?
"Per trovare le risorse che servono a soddisfare le varie promesse pre e post-elettorali bisognerebbe aumentare il nostro deficit pubblico, usandolo ancora una volta come valvola di sfogo. Ma ci sono almeno due problemi di non facile soluzione. Il primo è che già oggi l’obiettivo di deficit del 3,7% del Pil, fissato per il 2024, è parecchio più alto rispetto al 3% delle regole europee. Il secondo è che, considerando la situazione dei nostri conti pubblici, già il 3,7% è piuttosto alto...".
Perché?
"Consideriamo il nostro bilancio pubblico al netto della spesa per gli interessi sul debito. L’avanzo primario previsto con il 3,7% è dello 0,3%. Giusto per avere un parametro di riferimento, nel 2019, prima del Covid, l’avanzo primario era all’1,8%. Poi, certo, è arrivata la pandemia, l’economia ha rallentato e c’è stato un liberi tutti sul fronte della finanza pubblica. Nel 2024 però il Pil sarà al di sopra del livello del 2019. L’avanzo primario invece è ben al di sotto. A questo punto non vedo grandi spazi per aumentare ulteriormente il deficit. E se si resta al 3,7% si potrà fare veramente poco".
Che cosa consiglierebbe al governo?
"Dal momento che mi sembra orientato a confermare il taglio del cuneo fiscale, le priorità dovrebbero essere la sanità e la pubblica istruzione, settori fortemente sacrificati nel 2023 e che non sopporterebbero un ulteriore sacrificio".
Un po’ poco, considerando gli appetiti dei partiti…
"Se si fosse iniziata una spending review nei tempi appropriati, forse si sarebbe potuto trovare qualche altra risorsa. Ma non si è fatto nulla. E mi sembra difficile realizzare interventi di questa portata all’ultimo minuto. Al massimo, si potrebbero realizzare tagli lineari sui bilanci dei singoli settori. Ma non mi sembra una ricetta appropriata".
Quindi, al di là degli annunci, si prospetta una manovra light?
"Direi di sì. E bisogna anche ricordare che, per grazia ricevuta da Eurostat, sono stati spostati dal bilancio del prossimo anno 16 miliardi di bonus edilizi. La verità è che i conti non vanno bene. Si dirà che il debito pubblico è calato, ma per effetto dell’inflazione che erode il valore dei titoli di Stato in circolazione".
Eppure, si continua a insistere sulle pensioni, e in particolare quota 41.
"Giorgetti ha giustamente già messo le mani in avanti, ricordando a tutti che c’è un problema di conti pubblici. Sicuramente, per il ministro, questa è la prova più difficile. L’anno scorso la legge di Bilancio era stata imbastita dal governo Draghi e non prevedeva tante cose. Era concentrata soprattutto sul sostegno a famiglie e imprese per il caro-bollette di luce e gas".
Quest’anno l’iter della manovra incrocia quello della riforma del patto di stabilità. L’Italia chiede di scorporare gli investimenti difesa, digitale e green dal calcolo del deficit. Gli altri partner saranno tutti d’accordo?
"Non credo. È nell’interesse dell’Italia cercare alleanze con Francia e Spagna sulla riforma. Ma non sarà facile far digerire lo scorporo degli investimenti. Perché si comincia dal digitale e dalla difesa ma poi non si sa dove si potrà finire. Perché, ad esempio, non estenderlo a sanità e pubblica istruzione? Insomma, c’è di nuovo il pericolo di un liberi tutti. E molti Paesi non saranno d’accordo".
Però anche la Germania è in difficoltà e potrebbe diventare più malleabile. Non crede?
"In una certa misura sì, e potrebbe accettare il deficit al 3,7. Ma senza aggiungere a questo lo scorporo degli investimenti".
Senza un accordo sul Patto di stabilità però, si torna alle vecchie regole. Cosa rischia l’Italia?
"Non credo che torneremo al passato. Ormai sono regole superate".
Cosa prevede per l’autunno?
"Non so ci sarà un nuovo crollo. Ne abbiamo già avuti tre negli ultimi quindici anni. Certo, c’è un rallentamento dell’economia globale e anche l’Italia è in frenata. Sarà veramente difficile per il governo centrare l’obiettivo di una crescita dell’1,5% nel 2024".
Intanto da Jackson Hole i banchieri centrali, tra cui la Fed, hanno spiegato che i tassi aumenteranno ancora. Un problema in più per l’Italia?
"Io finora ho sempre detto che gli aumenti dei tassi di interesse decisi dalle banche centrali andavano bene. Ora, però, sarebbe appropriato prendersi una pausa per verificare se l’aumento realizzato sia sufficiente. Se ad agosto non c’è un balzo dei prezzi, allora sarebbe utile aspettare prima di procedere con un ulteriore aumento dei tassi".