Roma, 4 ottobre 2018 - Alla ragioneria generale dello Stato aspettano solo il mandato "politico" con l’indicazione delle aree di intervento. I menù con i possibili tagli sono già pronti. E se si devono recuperare almeno 10 miliardi di coperture per il 2018 e, con tutta probabilità, molti di più negli anni successivi, non c’è tanto da scegliere: la lista si apre con una sforbiciata alle detrazioni fiscali più gettonate, da quelle sulle spese sanitarie a quelle per i mutui sulla casa ma, soprattutto, nel mirino finiscono le detrazioni sugli interessi passivi delle banche. Novità, quest’ultima, che sarebbe stata decisa proprio nel vertice di ieri per qudrare le coperture. Ma si ragiona anche sull’introduzione dei costi standard nella sanità, che vuol dire ridurre i trasferimenti alle regioni che pagano a prezzi più elevati della media prodotti e servizi nel settore. Nel mezzo, non manca la soluzione di un drastico taglio sui rimborsi a Caf e patronati.
Manovra 2019, frenata sul deficit. "Nel 2020 al 2,1%, l'anno dopo all'1,8%"
Luigi Di Maio ha spiegato a più riprese che "grazie alla crescita che ci sarà e ai tagli agli sprechi prodotti dal lavoro del nostro team mani di forbice" sarà possibile far calare il deficit nel 2020 e nel 2021. O, per dirla con il capo grillino, si potranno ripagare i debiti che si fanno per il 2019. Il punto è che il team mani di forbice dovrà agire da subito, perché è probabile che coperture finanziarie e tagli serviranno già per la manovra. Nell’attesa che il team di tagliatori a 5 Stelle, guidato dalla sottosegretaria Laura Castelli, si metta all’opera, alla Ragioneria si sono portati avanti e sono pronti a dare corso all’operazione di "trovare i soldi" per dirla ancora con Di Maio. La scelta, però, deve essere "politica". E qui cominciano i dolori. In ballo ci sarebbero i 10 miliardi del 'bonus Renzi', ma i due azionisti di maggioranza farebbero fatica a spiegare che cancellano gli 80 euro dalle buste paga per darli come reddito di cittadinanza. Dunque, non se ne parla. La voce più neutra è la classica sforbiciata alle spese di gestione dei ministeri, ma, come spiegano direttori generali e capi di gabinetto, siamo all’osso: un miliardo si può racimolare, non di più.
Un’ulteriore stretta, con centralizzazione degli acquisti e accorpamenti di servizi e strutture, è stata ipotizzata per le spese degli enti locali, ma anche in questo caso si otterrebbe poco a fronte di un prezzo politico elevato, soprattutto per la Lega, che ha sindaci e amministratori comunali sul piede di guerra. E così, come fanno notare qualificati tagliatori del Mef all’opera sui dossier, arriviamo a uno dei principali capitoli di spesa pubblica corrente. Il primo è quello delle cosiddette tax expenditures, cioè le infinite agevolazioni fiscali che riducono il prelievo per categorie di contribuenti e imprese: dalle tradizionali detrazioni e deduzioni d’imposta, passando per i crediti d’imposta, per finire con le aliquote ridotte (come quelle per l’Iva) e le imposte sostitutive (come la cedolare secca sugli affitti). Ebbene, dentro questo caleidoscopio di benefit tributari, se si deve agire in fretta è pronta la scure sugli sconti per mutui, spese sanitarie, spese scolastiche e universitarie, con una riduzione dell’aliquota dal 19 al 17 per cento. E nel mirino potrebbero finire anche gli sconti fiscali per animali, palestre, funerali e via di seguito. Peccato, però, che anche questa lista di tagli avrebbe la controindicazione politica di scontentare larga parte dell’elettorato. Da qui l’insistenza grillina verso soluzioni che erano state inserite nelle coperture originarie del reddito di cittadinanza: dal taglio delle agevolazioni sul gasolio a quello alla deducibilità degli interessi passivi per banche e assicurazioni, che, però, finirebbero per scaricarsi su famiglie e imprese.
E così alla fine potrebbero rispuntare le ricette sui costi standard nella sanità: si tratta di un vecchio pallino leghista che punta a far pagare alle Asl e agli ospedali lo stesso prezzo per una siringa da Bolzano a Reggio Calabria, bloccando i trasferimenti alle regioni spendaccione. Tanti risparmi in ballo, ma tanto scontento possibile, soprattutto nel Sud.
© RIPRODUZIONE RISERVATA