Roma, 17 ottobre 2017 - Una manovra finanziaria ‘super-light’. Anzi, come la definisce il premier, Paolo Gentiloni, «snella e senza lacrime e sangue». Obiettivamente, non si poteva fare di più, con i 20,4 miliardi messi nero su bianco nella Legge di Bilancio approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Soldi che, per due terzi (15,7 miliardi), saranno utilizzati per disinnescare le «clausole di salvaguardia» sottoscritte con l’Ue ed evitare che dal primo gennaio aumenti l’Iva. Pericolo scongiurato.
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STOP AUMENTI TASSE - «Non ci saranno aumenti delle tasse», rivendica il premier con un pizzico di orgoglio. E al suo fianco, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non ha dubbi: «Questa è una manovra che certifica la svolta del Paese verso la crescita e la stabilizzazione». In effetti, oltre alla rottamazione bis e all’estensione dell’obbligo della fatturazione elettronica, sul fronte delle entrate c’è solo qualche intervento per rendere più «efficace» la lotta all’evasione e il recupero dei crediti fiscali, anche attraverso le cartolarizzazioni. Mentre, per rimpinguare le casse dello Stato, saranno messe all’asta le frequenze del 5G: si partirà da una richiesta di 2,5 miliardi. Non solo: è prorogato anche per il 2018 lo stop all’aumento delle aliquote dei tributi e delle addizionali regionali e degli enti locali.
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STATALI E RICERCATORI - Tre i capitoli, invece, sui quali il governo ha deciso di concentrare le scarse risorse a disposizione al netto dell’Iva: circa 4,7 miliardi. Più della metà sarà assorbita dagli aumenti contrattuali (85 euro in media) per gli statali. Non influiranno sul bonus-Renzi di 80 euro. In più, ci sarà un occhio di riguardo per la scuola e soprattutto per i presidi, il cui stipendio dovrebbe essere gradualmente equiparato agli altri dirigenti della pubblica amministrazione. Tirano una boccata d’ossigeno anche i ricercatori, con l’assunzione (o la stabilizzazione) di 1500 unità.
REDDITO DI INCLUSIONE E LAVORO UNDER 35 - La restante parte delle spese sarà concentrata su tre capitoli: il reddito di inclusione (con una dote aggiuntiva di 600 milioni), gli incentivi per le imprese che acquistano nuovi impianti (l’iperammortamento resta al 250% mentre il superammortamento scende al 130%,) e gli sgravi per i neoassunti, che assorbiranno circa 500 milioni di euro. Soddisfatto il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda: «Per il programma impresa 4.0 saranno attivati 10 miliardi di investimenti nel triennio». La decontribuzione del 50% riguarderà, nel 2018, i giovani fino a 34 anni e «spetta anche per le assunzini avvenute nei mesi di novembre e dicembre 2017». Lo sgravio sale al 100% per i giovani del Sud fra i 19 e i 24 anni e per gli studenti che hanno seguito progetti di alternanza scuola-lavoro.
CASSINTEGRAZIONE - Novità anche per i cassintegrati: sarà estesa quella nelle aree di crisi complessa. Inoltre, l’assegno di ricollocazione potrebbe essere anticipato anche durante il periodo della cig. Vantaggi per chi trova un posto di lavoro prima della fine della cassa integrazione: può incassare il 50% di quello che avrebbe potuto ottenere. Infine, una raffica di bonus, da quello verde a quellper le ristrutturazioni edilizie e all’efficientamento ecologico.
PENSIONI E SUPERTICKET - Nel testo inviato ieri a Bruxelles (il verdetto è atteso per il 22 ottobre) e che venerdì approderà al Senato non c’è traccia dell’altra grande misura, insieme con le pensioni, assente dal provvedimento varato a Palazzo Chigi: l’alleggerimento del super-ticket di 10 euro sugli esami e sulla diagnostica. Sarà uno degli argomenti che, probabilmente, il governo metterà sul tavolo nei prossimi giorni per conquistare anche i voti dell’Mpd. Ieri, dai transfughi del Pd, sono arrivati per la verità segnali minacciosi: «Vedremo il testo – spiega il capogruppo Roberto Speranza – ma gli impegni sono stati già traditi». «Non vediamo risposte adeguate su sanità, lavoro e pensioni – rincara la dose il suo collega di partito, Francesco Laforgia - . È questo il motivo per cui non siamo noi fuori dalla maggioranza, ma siamo stati sbattuti fuori». E sul piede di guerra c’è anche la segretaria della Cgil, Susanna Camusso.