Giovedì 21 Novembre 2024
ACHILLE PEREGO
Economia

Manovra 2019, l'allarme delle banche. Patuelli: meno credito per la ripresa

Il presidente dell'Abi contro la stretta. Di Maio: "Stop ai privilegi"

Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli (Ansa)

Il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli (Ansa)

Una prospettiva che ha prodotto la levata di scudi delle banche, sostenuta anche dai sindacati di categoria, e preoccupa Confindustria, ma viene fortemente difesa dal vicepremier Luigi Di Maio.

Secondo le banche questo provvedimento peserebbe non solo su un comparto che sta uscendo a fatica dalla crisi e subisce i contraccolpi dell’aumento dello spread (con i titoli bancari protagonisti della caduta di Piazza Affari) ma, intaccando il patrimonio di vigilanza e aumentando il costo del credito, provocherebbe una stretta del rubinetto dei finanziamenti a imprese e famiglie.

L’altolà alle manovre del governo è arrivato ieri dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo il quale «aumentare la pressione fiscale sulle banche» non punirebbe solo il settore «ma indebolirebbe o rallenterebbe la ripresa e inciderebbe su tutta la catena produttiva, il risparmio e il modello di business» delle banche che attualmente sono impegnate nel sostegno alle Pmi. Insomma, ha fatto capire Patuelli parlando alla 50esima giornata del credito, il settore creditizio è interconnesso a tutte le attività produttive e questa misura avrebbe un impatto negativo su prestiti e risparmi. Più tecniche ma non meno dure le argomentazioni del dg dell’Abi, Giovanni Sabatini. Il governo parla di taglio a privilegi e agevolazioni invece si tratta di «un costo di produzione». Non solo questa misura potrebbe confliggere con l’articolo 53 della Costituzione ma «andrà a incidere sul costo del credito. Inoltre è una misura che non ha riscontri nella Ue e creerebbe un’asimmetria».

La dura posizione dell’Abi viene condivisa non solo dai sindacati, secondo i quali nessuno può pensare «di scaricare il costo dello spread sui lavoratori del credito», ma preoccupa anche le imprese. Tanto che, avverte il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, aumentare le tasse sulle banche «non mi sembra una flat tax per le aziende: le banche sono imprese bancarie. Depotenziare la capacità delle banche e in particolare delle piccole» sarebbe un intervento che «potrebbe potenzialmente essere un problema».

Critiche che fanno paura a Di Maio. «Togliere qualche privilegio ai banchieri per restituire qualche diritto ai cittadini – ha replicato su Facebook – è sacrosanto. Se dai privilegi ai banchieri dipendesse il buon andamento dell’economia, con tutti i regali miliardari che gli hanno fatto i governi di prima, oggi saremmo il Paese del Bengodi. Invece non è così, e quindi si cambia».