Francoforte, 25 ottobre 2018 - "Sono fiducioso" che sulla manovra italiana "si troverà un accordo". Il presidente della Bce Mario Draghi usa parole distensive due giorni dopo la bocciatura del Bilancio da parte della Commissione Ue. Non nega però che l'Italia, al pari della Brexit e della guerra dei dazi, è elemento di "incertezza" per lo scenario economico dell'Eurozona, anche se le ricadute per gli altri Pasi dell'Unione sono al momento "limitate". Oggi, al consiglio direttivo della Bce "c'era Dombrovskis (il vicepresidente della Commissione ndr), gli ho chiesto il permesso di citarlo, nel dire che occorre osservare le regole di bilancio ma cercare anche il dialogo". In fondo, un compromesso "è questione di buon senso", di fare "ciò che è bene per il Paese, l'interesse per le famiglie e imprese".
Una cosa è certa, le esigenze di bilancio dell'Italia non prevarranno su quelle di politica monetaria: "Non vediamo nessun rischio" di questo tipo, ha assicurato Draghi. "Finanziare i deficit non è nel nostro mandato, abbiamo l'Omt come strumento specifico, per il resto siamo in un regime di dominanza monetaria".
I RISCHI PER LE BANCHE ITALIANE - Interpellato sulle conseguenze della 'scalata' dello spread, Draghi evidenzia che il rialzo del differenziale "riduce i margini espansivi" della finanziaria. Come già sottolineato dal ministro Tria, l'attenzione è in particolare per il sistema bancario. "Non ho la palla di cristallo, se sarà 300, 400 o quant'altro - dice Draghi - Certamente questi bond sono nel portafoglio delle banche, se perdono valore intaccano il capitale delle banche". Lo scarto tra Btp e Bund impatta direttamente sulle risorse di famiglie e imprese. I tassi di interesse "stanno salendo", fa notare il presidente della Bce. "Se mi si chiede cosa si può fare, una prima risposta è ridurre lo spread e non mettere in dubbio la cornice istituzionale che sorregge l'euro".
Le banche poi sarebbero le prime esposte nel caso di una serie di tagli del rating sovrano dell'Italia, conferma Draghi. Se questi fossero tali da portare a un livello speculativo da parte di tutte le principali agenzie, gli istituti di credito finirebbero "al di fuori dei meccanismi ordinari di approvvigionamenti di liquidità tramite la Bce".
DI MAIO: STRALI DALLA BCE - Duro il commento del vicepremier Luigi Di Maio: dalla Bce "vedo che arrivano strali sulla questione del pericolo dell'economia italiana per lo spread - replica il capo politico M5s -. Il governatore Draghi sa che il problema dello spread non è legato alla manovra ma alla paura dei mercati che il paese possa uscire dall'Euro. Problema facilmente risolvibile, col fatto che noi nel contratto abbiamo inserito chiaramente che non vogliamo uscire dall'euro". E comunque "faremo in modo di rappresentare la nostra posizione di restare nell'euro e nell'Ue in tutte le sedi istituzionali competenti". E i deputati 5 Stelle sono ancora più duri: "Ci fa piacere che Draghi si preoccupi della tenuta del sistema bancario italiano. Vorremmo suggerire però che continuare a parlare esclusivamente dello spread come causa dei problemi di patrimonializzazione delle nostre banche sia sbagliato e fuorviante. Oltre a ribadire come allo scoppio della crisi le nostre banche fossero tra le meno esposte e che gran parte dei problemi legati ai crediti deteriorati siano dipesi delle politiche di austerità degli anni passati, ci teniamo a ricordare anche il problema legato alla legislazione a cui sono sottoposte le nostre banche".
Sulle possibilità di un compromesso con Bruxelles, Salvini è tranchant: "Anche io sono per un accordo, ma sulle nostre posizioni. La manovra non cambia, non potete farmi ogni giorno la stessa domanda".
Sulla stessa linea il commissario per gli Affari europei, Paolo Savona, che intervistato a Sky Tg24 rispondendo a una domanda della direttrice Sarah Varetto conferma: "Non c'e' dubbio" che la manovra non sarà corretta. "Lo spread si innalza e nessuno interviene per calmierarlo, dovrebbe essere compito della Banca Centrale Europea farlo" farlo, ha detto Savona, chiamando ancora una volta in causa Draghi.
TASSI DI INTERESSE INVARIATI - Entrando le merito del Consiglio direttivo di oggi: la Banca centrale europea mantiene la rotta sulla politica monetaria. Come ampiamente previsto la Bce ha confermato tutti i livelli dei tassi di interezze: zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25 per cento sulle operazioni di rifinanziamento marginali e meno 0,40 per cento sui depositi presso la stessa banca centrale. L'intenzione è di mantenere i tassi "ai livelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario" per assicurare lo stabile ritorno dell'inflazione ai livelli auspicati.
STOP DEL QE A DICEMBRE - Infine, la Bce ha anche confermato l'orientamento allo stop del Quantitative easing a dicembre 2018. Al momento gli acquisti netti di titoli pubblici e privati dell'area euro, proseguono al ritmo ridotto di 15 miliardi di euro al mese. Da dicembre saranno interrotti "se - recita un comunicato diffuso al termine del Consiglio direttivo - i dati più recenti confermeranno le prospettive di inflazione a medio termine".
E proprio la fine del Qe è un ulteriore incognita sulla tenuta del sistema italiano. Il quantitative easing è uno strumento di politica monetaria che è servito a evitare la deflazione e ancorare l'inflazione, ricorda Draghi. Senza, lo spread dei singoli paesi sarà "determinato principalmente dalle loro emissioni nette", cioè dall'entità del loro ricorso al debito.