Roma, 24 dicembre 20024 – Da una parte, il pressing sulla manovra economica, con l’obiettivo di arrivare al via libera definitivo entro il 28 dicembre. Dall’altra, il via libera alla sesta rata del Pnrr che porta a 122 miliardi la dote incassata fino ad ora dal nostro Paese. Due fronti caldi per il governo alla vigilia della pausa natalizia, con l’assemblea di Palazzo Madama già convocata per gli “straordinari” subito dopo Santo Stefano.
Nella legge di Bilancio, in evidenza il bonus di mille euro per i neonati, una misura particolarmente caldeggiata dalla premier Giorgia Meloni: “Stiamo mantenendo gli impegni assunti sul fronte della natalità”. Protestano, invece, le opposizioni, che hanno presentato in Commissione al Senato circa 800 emendamenti, tutte proposte destinate a finire nel cestino, dal momento che il governo porrà la fiducia sul testo uscito dalla Camera.
Bonus natalità
Ieri, la premier non ha nascosto la sua soddisfazione per una delle misure della legge di Bilancio, il bonus di mille euro per i nati nel 2025. “Proseguiamo sulla strada del sostegno alla natalità. Dopo aver aumentato del 50 per cento l’assegno unico per il primo anno di vita del neonato, introduciamo un bonus di mille euro destinato ai nati nel 2025. Una dote complessiva che, per i nuclei familiari con Isee più basso, raggiunge i 5.540 euro nell’arco del primo anno e che sale fino a 7.000 euro dal terzo figlio in poi. Continuiamo a mantenere gli impegni che abbiamo preso con gli italiani”.
La somma è destinata ai nuclei familiari con redditi più bassi. Ai 7.000 euro si arriva cumulando l’assegno unico universale che, per i bambini nati o adottati nel 2025, sarà potenziato nei primi dodici mesi di vita. Per le famiglie con reddito Isee fino a 17.295 euro, l’assegno mensile sarà di 302 euro, per un importo complessivo di 4.540 euro su quindici mensilità.
Se il nuovo nato ha già due o più fratelli, l’assegno sale a 400 euro, portando il totale a 6.000 euro. A cui aggiungere, appunto, il bonus di mille euro per i neonati.
Corsa contro il tempo
La seconda lettura della manovra al Senato potrà essere solo formale. L’esame è blindato, senza modifiche, pena l’esercizio provvisorio. Un copione che si ripete da due anni. Ma questa volta i senatori dell’opposizione sparano a zero contro il metodo del “monocameralismo” che “mortifica“ e “umilia“ il Parlamento. E rilanciano, con una proposta a governo e maggioranza: facciamo subito una riforma. Una proposta destinata, almeno per ora, a cadere nel silenzio.
Perché i riflettori sono intanto tutti puntati sulla legge di Bilancio. L’esame in Commissione si chiuderà venerdì 27, poi sabato 28 il testo approderà in Aula per il voto definitivo. Difficile che possa concretizzarsi l’ipotesi di andare avanti senza mettere la fiducia, nonostante qualcuno – anche dentro Fratelli d’Italia – si azzardi a immaginarlo.
Alla scadenza, gli emendamenti dell’opposizione in commissione Bilancio erano già 800. Tra questi, anche la proposta di utilizzare per la non autosufficienza il tesoretto di 100 milioni rinvenuto nelle pieghe del bilancio.
Arriva la sesta rata del Pnrr
Nessuna cattiva sorpresa di fine anno per l’Italia, invece, dal fronte europeo. La Commissione Ue, come aveva anticipato nelle settimane scorse, ha infatti dato luce verde all’erogazione degli 8,7 miliardi – 6,9 miliardi di euro in prestiti e 1,8 miliardi di euro in sovvenzioni – che compongono la sesta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
L’esborso dei fondi è arrivato in una giornata particolare per la storia del Recovery Plan europeo: le risorse erogate complessivamente ai 27 Paesi membri hanno toccato quota 300 miliardi su un totale di 650. E, in questo contesto, l’Italia è il Paese ad aver ricevuto di gran lunga di più, ovvero 122,2 miliardi.
C’è anche “l’impegno del governo per formalizzare, entro fine anno, la richiesta di pagamento della settima rata, pari a 18,3 miliardi di euro”, ha annunciato il ministro per gli Affari europei Tommaso Foti.