Giovedì 19 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Manovra, l’analisi di Cottarelli: “Bene ridurre il deficit. Ma la spesa resta alta”

L’ex commissario alla spending review: incognite dal concordato preventivo. “I mercati apprezzano che l’Italia sia in linea con il nuovo Patto di Stabilità”

E sul fronte delle tasse?

“La pressione fiscale resta invariata, si stabilizza il taglio del cuneo fiscale e la rimodulazione delle aliquote Irpef. Aumentano, però, le entrate non tributarie: un incremento dello 0,4% che spiega la riduzione del deficit ma su cui il Mef non ha ancora dato una spiegazione ufficiale. Non scende neanche la spesa pubblica, che resta al 50,4%, superiore di 2 punti al 2019, prima del Covid”.

Dobbiamo dire addio anche al taglio delle tasse per il ceto medio?

“Era un’operazione strettamente legata agli incassi del concordato preventivo biennale, che sarebbero stati abbondantemente sotto le attese. Uso il condizionale perché manca ancora un comunicato ufficiale. Gli unici numeri disponibili sono quelli del Sole 24 Ore che ha scritto di un gettito fermo a 1,6 miliardi. Una cifra che, tra l’altro, riguarda il biennio. Per il secondo anno, più significativo per valutare cosa accadrà successivamente, l’incasso dovrebbe essere di poco più di 1 miliardo. E non è detto che sia aggiuntivo. Perché è probabile che almeno una parte delle partite Iva che hanno aderito lo hanno fatto perché si aspettavano un aumento del reddito nel 2024-’25 rispetto a quello del 2023, che è stato utilizzato dall’Agenzia delle Entrate per fare proposte sul reddito concordato per il biennio seguente”.

Lo spread, però, è ai minimi: i mercati sono tornati a fidarsi dell’Italia?

“I mercati hanno apprezzato il fatto che l’Italia sia in linea con il nuovo Patto di Stabilità, ammorbidito rispetto al passato. Gli operatori finanziari, inoltre, sanno bene che se un Paese rispetta le regole europee può contare sulla protezione della Bce in caso di attacchi speculativi. Si tratta di un meccanismo, introdotto nel 2022, che naturalmente non comporta un intervento automatico. Finora non è mai stato utilizzato dalla Bce. Ma è un ulteriore elemento di stabilità del sistema che favorisce i Paesi che si sono visti approvare il piano di rientro, sia pure con scadenze medio lunghe”.

Ma riusciremo a rispettare il percorso di rientro del deficit ora che il Pil sta rallentando, la manifattura è in crisi e la locomotiva tedesca si è arenata?

“Credo che a fine anno la crescita sarà un pochino più alta rispetto alle stime Istat, perché ci sono state più giornate lavorative del 2023. Inoltre le entrate stanno andando meglio del previsto. Ma l’elemento più significativo di questa legge di Bilancio è che il governo ha deciso giustamente di risparmiare questo “tesoretto fiscale“, riducendo il deficit nel 2024 rispetto alle previsioni iniziali”.

Non sarebbe stato meglio investire queste risorse per la crescita?

“La verità è che cresciamo poco non per la mancanza di domanda ma per gli ostacoli che complicano la vita delle imprese: dalla burocrazia alla giustizia, dalle infrastrutture all’energia. Siamo in un contesto nel quale creare una nuova azienda è obiettivamente difficile”.