Sabato 27 Luglio 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Manovra al rush finale, Giorgetti in Aula. A rischio gli aiuti alle famiglie

Il ministro alla Camera a discutere la Finanziaria (e schivare le polemiche). Ma col Patto di Stabilità sono in bilico le misure già previste per il 2025

Roma, 27 dicembre 2023 – Oggi rush finale alla Camera per il varo della Legge di Bilancio. Il via libera definitivo è fissato dalla conferenza dei capigruppo per dopodomani entro le 19, con dichiarazione di voto in diretta tv dalle 17.

I ministri Giorgetti a Salvini
I ministri Giorgetti a Salvini

La Manovra

Oltre questa scadenza si rischia l’esercizio provvisorio, uno scenario che il governo non vuole neanche sentir nominare. In commissione oggi sarà ascoltato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sottoposto a un fuoco di fila di richieste dall’opposizione, soprattutto dopo le polemiche che hanno portato alla bocciatura parlamentare della revisione del trattato sul Mes, il Fondo europeo Salva-Stati, con l’Italia unico Paese a non aver firmato. Sullo sfondo restano le nuove regole del Patto di Stabilità che impediranno altre manovre in deficit, come è successo per il 2024. In sostanza, la prossima Finanziaria, parte già con una zavorra di almeno 35 miliardi (considerando a il peso del Superbonus) per coprire gli interventi che entreranno in vigore dal 1° gennaio. Ecco, in particolare, le misure in bilico.

Imposte e tasse

Il primo capitolo della manovra che potrebbe essere in bilico è quello sul fisco. Per confermare il taglio del cuneo anche nel 2025 (con uno sconto sui contributi del 7 % fino a 25mila euro di retribuzione annua e al 6% fino alla soglia dei 35mila euro) con un guadagno netto in busta paga di 100 euro al mese in media, il governo deve trovare 10 miliardi di euro, senza ricorrere a nuovo deficit come fatto quest’anno. L’obiettivo dell’esecutivo resta il rendere l’intervento sulle busta paga strutturale e non una tantum, come previsto in Manovra. Stesso copione per l’accorpamento delle aliquote intermedie Irpef previsto dall’avvio del primo modulo della riforma fiscale. A decorrere dal 1° gennaio 2024, l’Irpef sarà

  • al 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro
  • al 35 per cento per i redditi superiori a 28mila euro e fino a 50mila euro
  • al 43% per i redditi che superano 50mila euro.

Oltre questa soglia si azzerano anche i vantaggi fiscali derivanti dalla rimodulazione delle aliquote. L’intervento sulle tasse (che porterà in media, secondo Bankitakia, ad un risparmio di 600 euro all’anno a famiglia) costa circa 5 miliardi. Somma che il governo dovrà trovare nel 2025.

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Il Superbonus

I bonus edilizi sono i contributi più a rischio e dove il governo interverrà con l’accetta. Già dal 1° gennaio il Superbonus sarà ridotto al 70% chi non ha concluso il 100% degli interventi. La maggioranza fino all’ultimo ha premuto per una proroga, ma ha trovato lo sbarramento del ministro dell’Economia, Giorgetti. Del resto, secondo le ultime stime, a fine anno il conto del maxi-incentivo potrebbe attestarsi sui 56 miliardi di euro, quasi 20 in più rispetto alle stime. Un trend rafforzato dalla corsa dei proprietari e delle imprese a chiudere il maggior numero di lavori per conservare il contributo. Nel mirino anche gli altri bonus per la casa confermati nella manovra, sia pure con qualche ritocco. Fra le ipotesi c’è quella fissare dal 2025 una soglia di reddito di 50mila euro per usufruire degli aiuti, con eccezioni per i nuclei numerosi.

Sconti per le bollette

In bilico anche gli aiuti che il governo ha messo in campo per aiutare le famiglie e le imprese a contrastare gli aumenti delle bollette di luce e gas registrati a partire dal 2022. Fino al 31 marzo resteranno in vigore i bonus sociali sulle bollette. Hanno conservato il bonus le famiglie con un reddito non superiore a 9.530 euro che lievita fino a 30mila euro con 4 figli o con componenti in condizioni di salute gravi. Il bonus costa circa 300 euro a trimestre. Ma non è detto che sarà confermato anche nella seconda parte dell’anno, perché negli ultimi mesi il costo delle materie prime ha continuato a scendere, portando le tariffe quasi ai livelli di un anno fa. Prorogato sempre per tre mesi l’azzeramento degli oneri di sistema per le bollette del gas. Anche in questo caso il governo dovrà decidere se prolungare gli aiuti o rivederli considerando l’andamento delle quotazioni. Non è collegato alla manovra, invece, lo slittamento da gennaio a luglio della fine del mercato "tutelato", dove le tariffe sono fissate dall’Authority per l’energia. Oltre questa scadenza, le ultime famiglie (una su tre) e dovranno optare per una delle offerte sul mercato libero.