Mercoledì 2 Ottobre 2024

Tajani sulla manovra 2025: “Non ci saranno nuove tasse, noi contrarissimi”

Il vicepremier e segretario di Forza Italia sulle parole del ministro Giorgetti: ci sono stati alcune cattive interpretazioni e un fraintendimento

I ministri Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani durante una seduta della Camera (Ansa)

I ministri Giancarlo Giorgetti e Antonio Tajani durante una seduta della Camera (Ansa)

Bari, 4 ottobre 2024 – "Nessuna nuova tassa" in arrivo. Parola di Antonio Tajani che prova a rassicurare anche i mercati dopo le parole del ministro Giancarlo Giorgetti, che ieri ha prospettato "Una manovra che richiederà sacrifici da tutti" dai singoli individui alle "società piccole, medie, grandi e la Pubblica amministrazione". Il vicepremier e ministro degli Esteri parla di "alcune cattive interpretazioni e un fraintendimento" su quanto detto dal titolare dell'Economia. "Noi siamo contrarissimi a imporre nuove tasse", dice a margine dell'assemblea generale di Confindustria Bari Bat" e comunque "finché saremo noi al governo non ci saranno nuove tasse per gli italiani".

A rimarcare la posizione di Forza Italia ci pensano poi altri esponenti del partito azzurro. "L'Italia è il Paese in Europa con la maggiore tassazione su imprese e famiglie, aumentare le tasse sarebbe la strada per portarci verso un Paese sempre più soffocato da burocrazia e balzelli, dobbiamo fare esattamente il contrario, Forza Italia su questo è inflessibile", ribadisce Raffaele Nevi a ‘Coffee Break’ su La7. “Il nostro impegno è quello di reperire risorse, piuttosto, creando efficienze nei conti dello Stato e tagliando delle spese inefficaci. Ma anche andando ad aggredire sacche che o hanno esaurito il loro compito, come in alcuni casi sulle centinaia di detrazioni fiscali" o "alle privatizzazioni", dice Alessandro Cattaneo ad Affaritaliani.it.

Nel dibattito interno alla maggioranza interviene anche il vice-presidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia. "Questa notizia è già stata smentita, il nostro governo lavora per aumentare la produzione e la ricchezza, con l'intento di poterla redistribuire e di poter migliorare i servizi, dunque la ricetta è quella di diminuire le tasse alle imprese e aggredire la burocrazia per sostenerne la crescita e moltiplicare l'occupazione. Anche con l'intenzione di ridimensionare la povertà", dice sempre su Affaritaliani.it. "Altro ragionamento abbiamo sempre fatto per i profitti eccezionali, anche quelli che sfruttano fasi emergenziali della storia dell'umanità e che quindi registrano dividendi straordinari, indipendenti dalle capacità manageriali e piuttosto legati a contingenze storiche: il Covid, la guerra all'Ucraina, la digitalizzazione globale, la transizione ecologica, la crisi idrica", aggiunge Rampelli.

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