Martedì 24 Dicembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Manovra 2025, idee per un nuovo fisco. Taglio dell’Irpef al 33% anche per i redditi fino a 60mila euro

Allo studio del governo l’estensione della riduzione dell’aliquota intermedia. Ma i margini sono ristretti, il nodo delle coperture: servono altri 6 miliardi

Roma, 29 luglio 2024 – Il cantiere fiscale della manovra è già aperto. Obiettivo dichiarato: ridurre le tasse per il ceto medio. Ma il perimetro delle misure è ancora da definire. Tutto dipenderà dalle risorse a disposizione non solo per confermare anche nel 2025 l’attuale rimodulazione dell’Irpef su tre aliquote. Ma anche per fare qualcosa in più, tagliando ulteriormente le tasse per il cosiddetto ceto medio.

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Meno tasse oltre i 50mila euro

Fino a ora, gli effetti della rimodulazione dell’Irpef, erano stati neutralizzati per tutti i contribuenti che dichiaravano oltre i 50mila euro l’anno. Ora si punta a tagliare ulteriormente l’aliquota intermedia proprio per ampliare la platea dei cittadini coinvolti nella riduzione delle imposte. La manovra del 2024 aveva spalmato i contribuenti su tre categorie: fino a 28mila euro con aliquota al 23%, fra 28mila e 50mila al 35% e oltre questa soglia con al 43%. L’idea del governo potrebbe essere quella di tagliare di due punti l’aliquota intermedia per portarla al 33%. Ma non basta. Nelle ultime settimane sta prendendo piede anche l’idea di estendere lo scaglione da 50 a 60mila euro.

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Quanto si può risparmiare

La rimodulazione del 2024 ha portato nelle tasche degli italiani che guadagnano fino a 50mila euro circa 260 euro all’anno. Oltre questa soglia il vantaggio veniva «neutralizzato» attraverso il taglio di deduzioni e detrazioni fiscali. Se dovesse andare in porto il taglio di altri 2 punti percentuali dell’aliquota intermedia, lo “sconto” sulle tasse potrebbe raggiungere i 400 euro per chi ha un reddito non superiore ai 50mila euro l’anno. Ma i vantaggi più consistenti, ovviamente, si avrebbero per coloro che guadagnano fra i 50mila e i 60mila euro di reddito. In questo caso, infatti, lo sconto massimo potrebbe arrivare anche a mille euro all’anno. “In questo caso potrebbe esserci una distribuzione un po’ squilibrata a favore dei redditi più ricchi – spiega Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti –. Sarebbe meglio studiare un meccanismo in grado di spalmare con più equità i vantaggi della riforma”.

Le coperture

Il nodo da sciogliere, ovviamente, resta sempre lo stesso: dove trovare le risorse necessarie per tagliare le tasse. Solo per confermare l’attuale sistema servono circa 4,3 miliardi di euro. Una ulteriore riduzione di due punti dell’aliquota intermedia potrebbe far lievitare il costo fino a 6 miliardi. Risorse che, al momento, appaiono assai difficili da individuare. Molto dipenderà dall’esito del concordato preventivo, ma una parte delle coperture potrebbe arrivare dal taglio delle cosiddette tax expenditures, vale a dire quella miriade di deduzioni e detrazioni fiscali che pesano ogni anno, sul bilancio dello Stato, per oltre 120 miliardi di euro. Ma in realtà, i margini di manovra non sono così ampi. Prima di tutto perché il governo ha già dichiarato intoccabili le detrazioni che riguardano la sanità, i mutui e la prima casa. Inoltre, già in passato analoghi tentativi non hanno avuto alcun esito. L’obiettivo del Mef, quest’anno, sarebbe comunque quello di portare a casa almeno 1 miliardo da queste voci, da destinare proprio alla riduzione dell’Irpef. Una strada che, però, non convince i commercialisti. «Il meccanismo delle deduzioni e delle detrazioni ha dato un forte contributo alla lotta contro l’evasione spingendo i contribuenti a dichiarare l’acquisto di beni o servizi per usufruire degli sconti – commenta Cuchel –. Un taglio drastico a questo sistema rischia di ridurre il gettito e trasformarsi, così, in un boomerang”.