Roma, 20 agosto 2024 – Pronti, via. Apre il cantiere della manovra 2025. E al ministero dell’Economia è già partita la caccia alle risorse che ancora mancano all’appello. I numeri definitivi si conosceranno fra due settimane, quando arriveranno i dati sulle autoliquidazioni dell’Irpef e di altre scadenze prorogate come la quinta rata della rottamazione a settembre e il concordato preventivo ad ottobre. Le aspettative sono alte, si parla di un’extragettito che potrebbe arrivare ai 10 miliardi di euro. Risorse che potrebbero far calare il deficit di quest’anno e recuperare un tesoretto da investire nella prossima manovra. Ieri, il tema è stato al centro di un vertice fra il premier, Meloni e i due vice, Tajani e Salvini. E il leader del Carroccio ha anche rilanciato sulle pensioni e la flat tax. Mentre il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha già alzato il tiro: "No a nuove manovre nel segno dell’austerity".
Le dimensioni
La prossima manovra dovrebbe attestarsi sui 24-25 miliardi. Più della metà (circa 14 miliardi) serviranno per confermare il taglio del cuneo fiscale (100 euro in più in busta paga per i redditi fino a 35mila euro) e la rimodulazione delle aliquote Irpef (con vantaggi fino a 260 euro all’anno per circa 8 milioni di contribuenti).
Le coperture
Per fare cassa si punta sulla spending review per i ministeri (circa 2 miliardi) e su una revisione delle attuali detrazioni fiscali, tranne quelle relativi ai redditi da lavoro, alla sanità e all’istruzione. Ma, fra le ipotesi dell’ultima ora, anche la possibile emissione di nuovi titoli pubblici, fino a 155 miliardi. Un’operazione che dovrebbe spostare più avanti la scadenza media dei titoli in circolazione e alleggerire così il peso degli oneri sul debito che, nel 2025, hanno sfiorato i 100 miliardi. Secondo alcune fonti le nuove emissioni consentirebbero di coprire la parte in deficit della manovra fino a 15 miliardi di euro.
Il taglio delle tasse
Sono già assicurate le risorse (circa 4,3 miliardi) necessarie per confermare la riforma dell’Irpef a tre aliquote: si trovano nel serbatoio del fondo taglia-tasse alimentato dai risparmi dell’eliminazione dell’Ace e dalla global minimum tax. Ne serviranno altre, invece, "per andare avanti" ed estendere gli sgravi anche ai ceti medi con redditi fino a 50mila euro (attualmente la soglia massima è di 40mila euro). Molto dipenderà dall’esito del concordato preventivo biennale che, per ora, resta un’incognita. Si lavora anche per incrementare la "flat tax" per gli autonomi che attualmente si applica fino a un fatturato annuo di 85mila euro.
Le pensioni
L’altro tema caldo resta quello della previdenza. A fine anno scadrà quota 103 che consente di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. L’unica dato certo è che non si tornerà alle regole della legge Fornero. Si sta lavorando, invece, per introdurre una quota 41 con un ricalcolo della pensione effettuato solo sulla base dei contributi versati, escludendo il metodo retributivo. In questa maniera, chi deciderà di andare via prima del raggiungimento della soglia della vecchiaia (67 anni) subirà delle penalizzazioni sull’importo erogato dall’Inps. Allo studio, inoltre, anche forme di incentivazione per chi resta al alvoro pur avendo maturato i requisiti previdenziali.
Le misure in bilico
Sono molte le misure in scadenza a fine anno la cui proroga è ancora incerta, dalla detassazione del welfare aziendale alla decontribuzione per le lavoratrici madri fino al taglio del canone Rai. C’è poi da rivedere tutto il capitolo dei bonus per l’edilizia, per i quali Giorgetti ha previsto un riordino.