Roma, 27 agosto 2024 – La coperta è corta. Cortissima. Solo per confermare le misure dell’anno scorso, dal cuneo fiscale alla rimodulazione delle aliquote Irpef, servono circa 18 miliardi di euro. Ai quali occorre aggiungere, poi, gli interventi previsti per il 2025. Si parte da una base fra i 25 e i 27 miliardi di euro. Ma anche così non sarà facile trovare un equilibrio e accontentare i diversi partiti della maggioranza. Ecco i principali nodi che dovranno essere sciolti già a partire dal prossimo vertice convocato dalla premier, Giorgia Meloni, per il 30 agosto.
Il duello sulla previdenza
È uno dei tavoli più caldi. La Lega continua a portare avanti la bandiera di quota 41, la soglia minima di contributi per lasciare il lavoro. Un’operazione ancora troppo costosa per le casse dello Stato. Diversa, invece, la richiesta che arriva da Forza Italia, da sempre sostenitrice dell’aumento delle pensioni minime. Portarle tutte subito a mille euro dai 614 di oggi, costerebbe almeno venti miliardi. Anche in questo caso lo scoglio sarà quello del Mef, dal momento che l’intero capitolo destinato alla previdenza non potrà andare oltre il miliardo di euro. Troppo poco per accontentare entrambi i partiti.
Lo scontro sul Fisco
Anche su questo fronte le posizioni dei partiti della maggioranza sono disallineate. La Lega e Forza Italia continuano a insistere sull’estensione della flat tax al 15% per gli autonomi e le partite Iva dalla soglia di fatturato di 85mila euro prevista per quest’anno fino a 100mila euro. Fratelli d’Italia, invece, punta ad estendere gli effetti della rimodulazione dell’Irpef tagliando le tasse soprattutto per il ceto medio, vale a dire per i contribuenti fino a 50mila euro di reddito. Attualmente, i vantaggi fiscali previsti si fermano a quota 40mila euro.
Le privatizzazioni
Per fare cassa il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha messo in campo un piano che vale circa 20 miliardi all’anno. Una strategia appoggiata da Forza Italia e in particolare dal vicepremier, Antonio Tajani. Ma bisognerà vincere le resistenze di FdI, ostili alla vendita di asset strategici come, ad esempio, le Ferrovie o quote importanti di altre controllate pubbliche. Qualche perplessità arriva anche dagli uomini della Lega.
Gli sconti per le imprese
Anche qui bisognerà fare delle scelte. La delega fiscale prevede la riduzione dell’Ires dall’attuale 24% con un costo per le casse dello Stati pari a 2-3 miliardi di euro. Uno sconto che, nelle intenzioni dei partiti, dovrebbe essere condizionato a nuovi investimenti e alla creazione di posti di lavoro. FdI punta invece ad ampliare le agevolazioni per le mamme lavoratrici e per la maxi-deduzione destinata ai neoassunti.
I tagli e le coperture
Ma il duello vero fra i partiti della maggioranza sarà soprattutto sul fronte dei tagli alla spesa. Solo dalla spending review dei ministeri, Giorgetti conta di raccogliere circa 2,3 miliardi di euro. Ci sono poi da considerare le richieste di spesa che arrivano dai diversi dicasteri, dalla sanità al pubblico impiego. Sembra sparita dall’orizzonte, invece, la tassa sugli extra-profitti degli istituti di credito. Sta prendendo sempre più quota l’ipotesi di un taglio delle cosiddette "tax expenditures", la montagna di sconti fiscali e detrazioni fiscali che assorbono, ogni anno, circa 120 miliardi di euro. Ma, anche in questo caso, bisognerà fare i conti con le «lobby» che sono dietro i singoli interventi.