Roma, 16 ottobre 2024 – Non cambiano nel 2025 le modalità per andare in pensione. Il Documento di programmazione e bilancio inviato dall’Italia a Bruxelles, conferma quanto già anticipato ieri sulla bozza della nuova manovra. Rimangono tali e quali le uscite anticipate, la novità sono invece gli incentivi per restare. “In materia pensionistica sono prorogati, per il 2025, gli interventi di flessibilità quali Ape sociale, Opzione donna e Quota 103 e quelli in materia di pensioni minime – si legge nel DpB – Sono previste inoltre misure per favorire la permanenza al lavoro al raggiungimento dei requisiti di età per la pensione”. Rassicurazioni sull’adeguamento degli assegni ai prezzi. “C’è una rivalutazione piena – ha detto oggi Giorgetti in conferenza stampa – la rivalutazione delle minime. Il meccanismo di sterilizzazione che era in vigore non c’è più”.
Quota 103, Ape sociale e opzione donna confermate
La pensione di vecchiaia dunque resta regolata dalla Legge Fornero: i requisiti sono età anagrafica 67 anni, contributi minimi maturati 20 anni, validi per uomini e donne, per il pubblico e per il privato. Anticipare sarà possibile con la cosiddetta Quota 103 (62 anni e 41 anni di contributi), Opzione donna – la flessibilità concessa alle donne ‘caregivers’, invalide e disoccupate a condizione che abbiano raggiunto i 61 anni di età (con sconti di un anno per ogni figlio) e i 35 di contributi – e Ape sociale, che attualmente prevede l’uscita a 63 anni e cinque mesi di età con 30 anni di contributi per i disoccupati, invalidi al 74% e caregivers, 32 anni per i ceramisti, e 36 anni per tutti gli altri lavoratori che hanno svolto mansioni classificate come “gravose”.
Gli incentivi fiscali per chi resta
Il governo però vuole disincentivare l’uscita offrendo vantaggi a chi resta. Quella che era solo un’idea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti viene messa nero su bianco nel Documento inviato a Bruxelles. Si tratta di vantaggi di tipo fiscale contributivo, che però non sono ancora definiti in dettaglio.
"Stiamo perfezionando quelli che sono gli incentivi di carattere fiscale a chi vuole rimanere sul luogo di lavoro – spiegava qualche giorno fa Giorgetti – Questo risponde non semplicemente a un’esigenza di finanza pubblica, ma se vogliamo anche a quello che è anche il desiderio di realizzazione delle persone”.
Giorgetti pensa in particolare a professioni dove le competenze tecniche sono difficili da sostituire. Ne gioverebbe lo Stato ma anche il singolo, sostiene. “Su 10 persone magari 7 ambiscono a tutti costi andare in pensione e 3 magari vogliono continuare a lavorare. E prendono uno stipendio che sicuramente è più alto della pensione e magari su quello stipendio lo Stato può accettare di rinunciare a dei contributi per dare una soddisfazione economica supplementare. E’ un meccanismo che secondo me rimette la libertà personale ma nel beneficio collettivo”.