Roma, 27 novembre 2024 – Questa volta sono i falchi, i Paesi che da sempre hanno sposato la linea dura sul fronte dei conti pubblici, tutta tagli e sacrifici, a finire nell’elenco dei cattivi della Commissione europea. Mentre l’Italia, tradizionale pecora nera, supera l’esame a pieni voti e porta a casa l’allungamento del piano di risanamento a sette anni. “Credibili” le stime sulla riduzione del debito”, “in linea con le raccomandazioni” il suo Documento programmatico di bilancio. È un’Europa capovolta quella che è uscita dalle pagelle diffuse ieri dalla Commissione europea. E, a conferma del buon momento del Bel Paese, arriva anche il via libera alla sesta rata del Pnrr per 8,7 miliardi. Meloni esulta: “Siamo la prima Nazione in Europa per numero di obiettivi raggiunti, per risorse complessive ricevute e per richieste di pagamento formalizzate”. Meno facili, le cose, sul fronte della manovra: sotto i riflettori il canone Rai e il finanziamento ai partiti, su cui però il Colle ha già espresso i suoi dubbi.
Il finanziamento ai partiti
Una grana dopo l’altra. Alla prova del voto arriva anche un tema potenzialmente divisivo, anche per l’opposizione: la possibile modifica al meccanismo del 2 per mille, che dal 2014 consente ai contribuenti di destinare una quota dell’Irpef ai partiti. Con una mossa a sorpresa il governo ha riformulato due emendamenti presentati da Pd e Avs: il testo cambia il meccanismo, che diventa simile a quello dell’8 per mille, prevede di fatto un finanziamento pubblico ai partiti e un aumento dei fondi, fino a 42,3 milioni nel 2025, rispetto all’attuale tetto di 25 milioni. Ma sul provvedimento c’è l’altolà del Colle che ha fatto sapere ai parlamentari che un tale provvedimento non passerebbe il vaglio degli uffici del Quirinale.
I verdetti della ue
Il Documento Programmatico di Bilancio dell’Italia è in linea con le nuove regole del patto di stabilità. Bocciato, invece, quello presentato dall’Olanda guidata dall’ultradestra di Geert Wilders. Il loro piano pluriennale è oltre i parametri, con una “spesa netta prevista superiore al tetto” sia in termini annuali che cumulativi. Non vanno meglio le cose per la Germania, che vede la sua manovra rimandata perché non in linea con le raccomandazioni sulla spesa. Il piano di bilancio tedesco non soddisfa pienamente gli obiettivi Ue del 3% del rapporto deficit/Pil e del 60% del debito. Nella lista dei sorvegliati speciali ci sono, poi, gli altri Paesi cosiddetti “frugali“, Finlandia, Estonia e Lussemburgo. Fino all’insospettabile Austria, non ancora punita con una procedura per disavanzo eccessivo, ma con un deficit proiettato oltre il 3% del Pil già quest’anno. Vienna promette correzioni. “Ci sono alcune regole rigide, ma non sono io quello che le ha volute. Quindi se ci sono è perché qualcuno lo ha chieste...”, è stata l’allusione del commissario Ue uscente per l’Economia, Paolo Gentiloni.
La spina del canone Rai
La Lega, fino all’ultimo, tiene il punto e non ha intenzione di ritirare l’emendamento che taglia da 90 a 70 euro il canone della Rai. Un’operazione che vale circa 430 milioni. Una proposta che non piace per nulla a Forza Italia che minaccia il voto contrario o (al massimo) l’astensione in Commissione. Una posizione che, pallottoliere alla mano, creerebbe una situazione di assoluto pareggio fra i sì e i no. E, al Senato, il pari vale come una bocciatura. Per l’intera giornata sono entrati in azione i pacieri, per trovare una soluzione. Alla fine anche FdI si è convinta a dare il via libera alla misura. Mentre era spuntata anche l’ipotesi di un rinvio della questione alla Camera, evitando così uno scontro diretto.
Via libera al Pnrr
Nel giorno dei verdetto sui conti arriva anche il via libera al pagamento della sesta rata del Pnrr che vale 8,7 miliardi di euro. Il saldo scatterà a fine 2024 e consente all’Italia, si legge in una nota di Palazzo Chigi, di essere il Paese che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento, che raggiungerà 122 miliardi di euro, corrispondente al 63% della dotazione complessiva del Pnrr, pari a 194,4 miliardi. “Risorse preziose – spiega la premier, Giorgia Meloni – per proseguire sulla strada di ammodernamento della Nazione. L’Ue certifica che l’Italia sta lavorando bene, sta centrando gli obiettivi posti e lo sta facendo evidentemente più in fretta delle altre nazioni”.