Mercoledì 8 Gennaio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Pmi, Lampugnale: “Manovra 2025 poco incisiva”

Il vice presidente di PI Confindustria: “Misure insufficienti per la crescita del Mezzogiorno. Con i tagli alla Decontribuzione Sud a rischio migliaia di posti di lavoro”

Pasquale Lampugnale, vice presidente PI Confindustria

Pasquale Lampugnale, vice presidente PI Confindustria

Roma, 7 gennaio 2025 – In tema di Piccole e Medie Imprese, la manovra di Bilancio 2025 “appare poco incisiva e priva di un impulso agli investimenti capace di consolidare con tassi significativi di crescita l’economia italiana”. A sostenerlo è Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale PI Confindustria. “Misure come il taglio all’Ires premiale, la proroga del Fondo di garanzia per le Pmi, il rifinanziamento della Zes Unica per il Sud, del sostegno alla quotazione delle PMI e della Nuova Sabatini, così come la rimodulazione degli incentivi per la transizione 5.0, vanno ovviamente nella giusta direzione. Ma al di là di qualche riduzione dell’impatto fiscale, non sono sufficienti ad assicurare al Mezzogiorno, in termini di solidità delle imprese, quel giusto ruolo di hub di crescita e sviluppo e di crescita dell'intero paese che il Sud dovrebbe avere all’interno di una strategia nazionale di sviluppo grazie alle proprie potenzialità e alla vitalità che quotidianamente dimostra”.

Siamo ancora in un “contesto di bassa produttività”, ricorda Lampugnale. Ecco perché la finanziaria “avrebbe dovuto sostenere in maniera più decisa il sistema degli incentivi alle imprese, agli investimenti e a determinati settori che stanno rallentando o sono in difficoltà: bisogna potenziare la partecipazione delle imprese italiane ai grandi progetti di interesse europeo così come strumenti quali i contratti di sviluppo, il credito d’imposta per ricerca e sviluppo, ricerca industriale e applicata delle imprese”.

Sottolinea ancora Lampugnale: “La nuova versione della Decontribuzione Sud, che ha finora rappresentato una risposta positiva per stimolare l'occupazione, prevede una drastica riduzione dei benefici, passando da uno stanziamento di 1,1 miliardi di euro a soli 350 milioni. L'aliquota di decontribuzione è stata abbassata al 25% con uno sgravio massimo mensile di 145 euro, cifre evidentemente insufficienti per le PMI. Il complesso delle limitazioni introdotte mette a rischio migliaia di posti di lavoro e un decimo di punto di crescita del Pil. Il costo del lavoro nel Sud rischia così di diventare praticamente uguale a quello del resto d’Italia, riducendo gli effetti positivi in termini di competitività che la decontribuzione ‘piena’ aveva portato”.

Ridurre gli incentivi senza un “adeguato periodo di transizione” rischia di “penalizzare pesantemente le imprese che hanno già pianificato investimenti a lungo termine”. Serve “garantire continuità e certezza nelle politiche fiscali”. 

Tra le priorità per Lampugnale c’è il “potenziamento degli strumenti di garanzia pubblica per favorire l’accesso al credito e facilitare l’ingresso delle PMI nel ciclo produttivo delle nuove tecnologie, in particolar modo quelle legate alla transizione ecologica e digitale”. La riforma del Fondo di Garanzia per le PMI “va resa strutturale”. 

Infine il piano Mattei in Africa: “E’ essenziale che sia implementato con un’azione coordinata tra Stato, Regioni e imprese per garantire risultati concreti; che sia accompagnato da politiche fiscali che facilitino l'adozione delle nuove tecnologie da parte delle imprese, magari attraverso una riduzione della tassazione sugli investimenti verdi e incentivi per le imprese che intraprendono percorsi di sostenibilità ed energie rinnovabili, e ancora che sia affiancato da un piano di formazione delle competenze perché la transizione energetica richiede un cambiamento radicale nella gestione e nella produzione energetica con una forza lavoro adeguatamente formata”.