Le banche e le assicurazioni contribuiranno con 3,5 miliardi di euro, ma non deriveranno da nuove tasse e, come assicura la premier, “saranno destinati alla sanità e ai più fragili per garantire servizi migliori e più vicini alle esigenze di tutti”. I ministeri, a loro volta, dovranno acconciarsi a accettare tagli del 5%, salvo, di nuovo, la sanità. E salvo anche la difesa per la quale si potenziano gli investimenti. Con due decreti fiscali verranno riviste le accise e sarà stabilito l’anticipo della rivalutazione delle pensioni, Mentre sugli altri capitoli-chiave trovano conferma le ipotesi delle settimane scorse: dal taglio strutturale del cuneo e dell’Irpef alle misure sulle pensioni, fino al mantenimento al 50% della detrazione per le ristrutturazioni edilizie e ai fondi per i rinnovi dei contratti del pubblico impiego.
“Abbiamo varato la legge di bilancio, un intervento che mette al centro i cittadini, le famiglie e il rilancio della nostra Nazione”, avvisa Giorgia Meloni. E incalza: “Come avevamo promesso non ci saranno nuove tasse per i cittadini”. In realtà, il primo segno politico della manovra per il 2025 lo dà nel pomeriggio: “Al collega Fratoianni, che parlava di banche e extraprofitti, dico che vedremo con la legge di bilancio – avvisa la premier –. Potrebbe scoprire che questo governo ha avuto più coraggio di quello che ha avuto la sinistra quando era al governo”. Il che non significa nuove tasse sulle banche, ma vuol dire comunque che gli istituti di credito e le assicurazioni contribuiranno con 3,5 miliardi attraverso anticipi di liquidità allo Stato.
Nello specifico si tratterà di interventi sulle DTA (Deferred Tax, le imposte differite attive), per allungare le scadenze come crediti di imposta e garantire maggiore liquidità allo Stato. Un compromesso che porta risorse fresche in cascina, senza imporre prelievi tributari. Tant’è che Antonio Tajani avvisa: “Non ci sarà nessuna tassa. Ci sarà un accordo con gli istituti di credito per trovare una soluzione che permetta di avere liquidità allo Stato, ma non è una tassa ma il frutto di un accordo, una cosa concordata che non crea problemi alle piccole banche, alle banche di credito cooperativo e alle banche popolari”. La Lega, a sua volta, pianta la bandiera perché le banche daranno comunque il loro contributo. Ma se sugli istituti di credito si è consumato per il secondo anno un vero braccio dentro la maggioranza e dentro il governo, con un compromesso finale, sul sostegno alle famiglie numerose sono tutti d’accordo. Il colpo di scena arriva con l’introduzione della Carta per i nuovi nati per i genitori con Isee fino a 40mila euro.
L’idea più complessiva è quella di un restyling delle detrazioni. In questa fase verrà introdotto un importo massimo che si potrà detrarre, che dovrebbe essere a sua volta modulato in base al nucleo familiare. Verrà rivista al ribasso, però, la soglia di reddito oltre il quale scatta il decalage degli sconti fiscali al 19% (che oggi parte da 120mila euro). Nel capitolo famiglia si segnalano anche la conferma dei fringe benefit con importi maggiorati per i nuovi assunti che si trasferiscono oltre 100 km e la Carta dedicata a te è rifinanziata con 500 milioni. Nel capitolo “sacrifici”, invece, rientrano anche i tagli in arrivo per i ministeri, su cui da settimana Giorgetti va in pressing minacciando tagli lineari per chi non si adegua. L’intervento dovrebbe aggirarsi intorno al 5% delle spese. Si salva solo la sanità. E la difesa, per la quale sono previsti maggiori investimenti.