Roma, 13 dicembre 2023 – Sale la tensione sulla manovra, sconvolgendo i piani del governo che avrebbe voluto chiudere la partita della legge di Bilancio addirittura prima della pausa natalizia. Nulla da fare. Complicare il cammino è stato, paradossalmente, proprio la decisione dei partiti della maggioranza di non presentare emendamenti affidandosi al pacchetto di modifiche firmate dal governo. Tutto bene, tranne che, nelle ultime ore, sono tornati in gioco alcuni temi, come quello della proroga del superbonus al 110% fino ad aprile almeno per i condomini che al 31 dicembre di quest’anno fossero in grado di certificare il completamento dei lavori al 60%.
Una mossa che non è piaciuta per niente dalle parti di via Venti Settembre, sede del ministero dell’Economia, che nel pomeriggio ha fatto filtrare una breve nota per escludere categoricamente ogni ipotesi di rinvio. Il comunicato arriva proprio nel momento un cui Guido Liris, uno dei relatori alla Finanziaria, questa volta dei Fdi, annuncia un nuovo emendamento che non parla di proroga ma di Sal, ovvero il documento che certifica lo stato di avanzamento dei lavori. In pratica si darebbe ai condomini la possibilità "di arrivare ai primi dieci giorni di gennaio 2024 con tutta la documentazione per salvaguardare l’agevolazione sui lavori fatti entro fine anno".
Mentre il vicepremier, Antonio Tajani, spera anche di ripescare la norma in qualche altro provvedimento, come il decreto milleproroghe. Insomma, sotto traccia, la trattativa per trovare una soluzione prosegue, nonostante il veto posto dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, su qualsiasi emendamento che possa portare ad un aumento della spesa. I saldi della finanziaria, insomma, non si possono toccare. Sarebbe un pessimo segnale anche alla vigilia dell’ultimo round sulla riforma del patto di stabilità. Così, ieri pomeriggio, il superbonus è stato di nuovo cancellato dal pacchetto degli emendamenti. Dove è entrata, invece, la rimodulazione degli investimenti per il Ponte sullo Stretto: la spesa a carico dello Stato passa da 11,6 a 9,3 miliardi. La parte restante sarà coperta dai ministeri e dalle risorse europee destinate alla Calabria e alla Sicilia. Arriva un taglio di 10 milioni alle risorse destinate al Commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi e altri 9,5 milioni in meno al fondo per le infrastrutture ad alto rendimento. I fondi "liberati" saranno destinati "alla realizzazione del progetto integrato di potenziamento e di sviluppo del Porto di Civitavecchia e delle relative infrastrutture di viabilità per l’interconnessione con il territorio, ivi compresa la riqualificazione di aree industriali".
Resta il fatto che a sei giorni dalla scadenza del passaggio in Senato, la manovra è ancora nelle secche della Commissione, fra le proteste dell’opposizione, che ad un certo punto ha anche abbandonato i lavori in segno di protesta. Solo oggi, probabilmente, dovrebbe cominciare l’esame degli emendamenti e quindi il voto, con l’obiettivo di far approdare la legge in Aula, a Palazzo Madama, entro il 18.
Una vera e propria corsa contro il tempo che obbligherà i parlamentari a rinunciare a qualche giorno di festa. Infatti, il voto finale, dopo il passaggio della legge di bilancio alla Camera, è previsto fra il 27 e il 30 dicembre. Molto probabilmente, il 29, come indicato ieri dalla Premier nel corso di un vertice a sorpresa con i capigruppo della maggioranza. d un passo dalla scadenza del 31 dicembre che porterebbe all’esercizio provvisorio. Una ipotesi che il governo non vuole neanche prendere in considerazione. "L’importante è fare presto", ha spiegato Meloni.