Roma, 14 settembre 2023 – Mai come quest’anno il cammino della manovra porta direttamente in Europa. Ieri, la doccia fredda sui conti della Legge di Stabilità è arrivata dalla Bce, che in un documento boccia la tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito, aprendo di fatto le porte a un suo ridimensionamento.
Taglio al cuneo fiscale
In gioco ci sono circa 2,5 miliardi dei 30 che il governo deve trovare per far quadrare i conti della prossima manovra. Fra le misure certe, come ha confermato anche ieri la premier, Giorgia Meloni, resta il taglio del cuneo fiscale: "Le priorità sono redditi, famiglia, pensioni e sanità, anche per abbattere le liste di attese". Mentre tramonta subito l’ipotesi, ventilata in alcuni settori della maggioranza, di una sanatoria sui contanti e valori depositati nelle cassette di sicurezza. Una misura che è già stata più volte bocciata dal ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti e ieri è stata definitivamente esclusa dal suo vice con la delega sul fisco, Maurizio Leo: "Smentisco categoricamente che sia allo studio una ‘voluntary disclosure’ per far emergere valori e contanti detenuti nelle cassette di sicurezza".
Stop al Superbonus
Così come, sempre ieri, dal responsabile del dicastero di via Venti Settembre è arrivato l’altolà per la proroga della scadenza del 31 dicembre del superbo al 110% per chi non ha completato in tempo i lavori. Durissima anche la Meloni: "Il bonus di Conte vale 140 miliardi, come sei manovre". Giorgetti ha anche fatto sapere che i conti veri sull’impatto del maxi-incentivo sul bilancio 2024 arriveranno con la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza. Prima, infatti, bisognerà attendere le indicazioni Eurostat sulla possibilità di spalmare i crediti fiscali su più annualità o di calcolarli tutti e subito nel momento in cui sono concessi. Un’ipotesi che potrebbe far schizzare dal 4,5% al 6% il deficit previsto per quest’anno.
Gli extraprofitti e la Bce
Ma i riflettori sono stati concentrati sulle dure critiche mosse dalla Bce alla tassa sugli extra-profitti degli istituti di credito. Il parere, arrivato martedì al ministero dell’Economia e firmato dalla presidente, Christine Lagarde, mette in guardia dalle possibili conseguenze negative per l’intero settore bancario e, soprattutto, sull’impatto che la nuova imposta può avere "sulla redditività a più lungo termine e sulla base patrimoniale, sull’accesso ai finanziamenti e sulla concessione di nuovi prestiti e sulle condizioni di concorrenza sul mercato, e, infine, sulla liquidità". Inoltre, la tassa non può essere usata per sanare i bilanci. Insomma, un vero e proprio altolà che era già stato messo in conto dal Tesoro.
Gli emendamenti
Non a caso, da molti giorni, i tecnici sono al lavoro per una versione più light del provvedimento, per rivedere la base imponibile dell’imposta, anche per salvare gli investimenti effettuati dagli istituti in titoli di Stato. Anche nella maggioranza, del resto, non mancano pareri diversi. Forza Italia ha già annunciato emendamenti. E, secondo le ultime stime, l’incasso previsto dalla nuova tassa potrebbe dimezzarsi, passando da 2,5 a poco più di un miliardo. Il destino dalla manovra incrocia, poi, quello della ripresa economica europea. Ieri, nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione da presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, dopo aver arruolato Mario Draghi per stilare un rapporto sulla competitività europea, ha lanciato quattro sfide per il rilancio: Green Deal, migranti, allargamento e Intelligenza artificiale.