Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Manovra, dai salari alle pensioni: tutti i nodi e le priorità del governo

Quota 41, poche possibilità. Nuova stretta al Superbonus. Un terzo delle risorse per il cuneo. La Sanità chiede 4 miliardi

Roma, 7 settembre 2023 – Ecco i nodi della manovra e le priorità del governo.

Giorgetti e Meloni
Giorgetti e Meloni

Quota 41, poche possibilità

Quota 41, vale a dire il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, era la misura bandiera promessa dalla Lega in campagna elettorale. Ma rientra tra le promesse che difficilmente potranno essere inserite in manovra, dato che è una delle più onerose. E la linea Meloni-Giorgetti in questo senso è stata chiara: nella legge di Bilancio non c’è spazio per misure troppo care e con coperture ancora da cercare.

Il dossier pensioni finirà così per limitarsi alla conferma dell’esistente: la proroga di Quota 103 , che permette l’anticipo per i lavoratori con 41 anni di contributi e 62 di età anagrafica. Altro obiettivo a portata di mano è allargare l’ Ape sociale (l’anticipo per i lavori gravosi), facendo rientrare le lavoratrici che erano garantite da Opzione donna, misura che andrà a esaurimento per la platea troppo ristretta. Sul capitolo pensioni c’è una voce, quella delle minime , che è invece il cavallo di battaglia di Forza Italia, in pressing per aumentarle a 700 euro per gli over 75. Le risorse? Forse da un nuovo taglio della rivalutazione delle pensioni.

Nuova stretta al Superbonus

La premier Giorgia Meloni è stata chiara in tutti gli incontri con la maggioranza, seguita a ruota dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: le risorse per la manovra non sono tante, quindi è necessario impegnarsi per tagliare gli sprechi e le spese superflue. In questa ottica, tutta la compagine di governo ha individuato una misura simbolo da non prendere a modello: il Superbonus 110% varato dal governo giallo-rosso per rilanciare l’edilizia negli anni dell’emergenza Covid. Morale: al Mef si lavora a un’ulteriore stretta per mantenere l’obiettivo di indebitamento del 2024 al 3,7%.

L’agevolazione – già ridotta al 90% – attualmente è fissata al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025 . Ma sul tavolo del ministero c’è la possibilità di tagliare ulteriormente l’aliquota, o l’ipotesi di restringere la platea e dal 1° gennaio garantirlo solo ai redditi bassi. Un’altra strada potrebbe essere convertire i crediti fiscali in titoli di Stato , operazione riservata sempre alle famiglie a basso reddito. Inoltre è allo studio la possibilità di prorogare per altri tre mesi lo sconto per i condomini.

Un terzo delle risorse per il cuneo

La manovra ancora in divenire dovrebbe valere, almeno secondo le aspettative dei partiti, 30-35 miliardi di euro. Di questi, un terzo – 10 miliardi – sarà assorbito da una singola misura: la conferma del taglio del cuneo fiscale. Rifinanziare la sforbiciata alla tassazione sul lavoro ha anche un valore politico ed elettorale. Il primo taglio lo aveva approvato il governo Draghi e l’esecutivo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni l’aveva potenziato ma solo temporaneamente fino al prossimo dicembre. Non destinare risorse a questa misura sarebbe un boomerang elettorale.

Confermare la norma vuol dire prevedere un taglio ai contributi previdenziali di 7 punti fino a 25mila euro di reddito e di 6 fino a 35mila, con un guadagno in busta paga di circa 100 euro, di cui stanno beneficiando 14 milioni di lavoratori. Il governo vorrebbe a rendere il taglio strutturale, il che si incrocia con la riforma dell’Irpef. Restano da sciogliere però altri nodi: la proroga della tassazione agevolata sui premi di produttività; l’incremento dei fringe benefit ; la detassazione delle tredicesime e il pacchetto famiglia (aiuti ai nuclei con due o tre figli e incentivi per chi assume le mamme).

La Sanità chiede 4 miliardi

Anche il vertice di maggioranza di ieri ha ribadito un principio chiaro: la Sanità è una delle priorità del governo e del Paese. Questo sul piano del metodo, i dettagli verranno dopo. Di certo c’è però che nelle scorse settimane il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha avanzato le sua richieste al Tesoro sulle risorse per la Sanità: almeno 4 miliardi di euro per estendere a tutti i medici gli incentivi riservati finora solo a quelli dei pronto soccorso. I problemi del settore sono ormai annosi: medici in fuga dagli ospedali italiani, liste d’attesa lunghissime, innovazione tecnologica e investimenti che stentano a partire.

Ogni anno la manovra fa i conti con il fondo sanitario nazionale: il diritto di garantire cure gratuite per tutti. L’anno scorso le risorse alla Sanità non sono state adeguate all’inflazione. La risposta del ministero dell’Economia alle richieste di Schillaci è stata di cercare i soldi all’interno della sanità stessa, razionalizzando le spese. Il problema principale è la carenza di personale. Il Pnrr punta sulle case di comunità , maxi ambulatori dove i cittadini possono trovare i servizi di primo livello, ma il finanziamento rischia di essere insufficiente.