LA DARSENA DI VIAREGGIO è un reticolo di strade segnate da grandi capannoni, qua e là intervallati da bar, qualche "vecchia" (nel senso di tradizionale) trattoria dove all’ora di pranzo servono pesce cucinato come una volta. A cominciare dalla pasta alla trabaccolara, a base di pesce al pomodoro e insaporito con vino ed erbe aromatiche, e che deve il nome al trabaccolo, un’imbarcazione introdotta nella perla del Tirreno tra gli anni Venti e Trenta del Novecento dai pescatori di San Benedetto del Tronto che si trasferirono qui in cerca di fortuna. Trattorie che si riempiono di maestri d’ascia e di calafati, ovvero dei carpentieri che ne continuano la tradizione. Quella che ha fatto di Viareggio il più grande distretto della nautica d’Italia. È in questi capannoni che ogni giorno si costruiscono yacht da sogno: dai Mangusta agli Azimut Benetti, dai Codecasa agli Overmarine. Qui la tradizione si sposa con l’innovazione. Come ci racconta Pietro Angelini (nella foto a sinistra), direttore generale di Navigo, ovvero la più estesa rete di aziende di nautica della Toscana, una delle principali d’Europa. Il suo ufficio si trova nel cuore di via Coppino. Giacca blu, camicia bianca e barba nera Angelini passa da una call in inglese e un incontro con i rappresentanti dei sindacati con nonchalance.
Angelini, è vero che la pandemia ha rilanciato il mondo della nautica?
"La nautica ha avuto il più importante sviluppo nella storia dopo la pandemia, ma anche durante la pandemia ha dato subito segnali in tal senso, perché la barca è stata valutata come un bene libero e sicuro. Nuovi armatori si sono avvicinati al settore, anche coloro che non avevano mai avuto occasione di andare in barca, soprattutto attraverso il charter. Abbiamo scoperto di avere armatori più giovani e soprattutto i numeri ci dicono che c’è un numero elevatissimo di persone che potrebbero permettersi il mondo barca ma che non sono mai stati avvicinati né hanno mai provato e la pandemia è stata un’occasione per questo. I dati di oggi ci dicono che il nostro target e parlo del target di Viareggio potrebbe essere del 95% superiore a quello che attualmente è".
Da quali indicatori lo percepisce?
"Le richieste di imbarcazioni sono aumentate negli ultimi due anni complessivamente del 50%. Ci siamo trovati una raddoppio in pochi pochi anni delle richieste in particolare proprio sul target delle della nautica di Viareggio che va da 30 a 70 metri con picchi anche superiori se consideriamo ovviamente tutta la fascia del distretto da La Spezia Livorno".
Ma anche quelle dei super yacht...
"La Nautica per sua natura ha sempre visto uno sviluppo in senso longitudinale delle barche negli ultimi anni invece abbiamo assistito a uno sviluppo diverso anche in larghezza, ma soprattutto in capacità di modularità. Vediamo oggi le barche che si aprono che mettono in acqua e elementi che aprono le loro murate cioè le parti laterali e diventato evidentemente un oggetto che si avvicina di più all’idea dell’isola che non all’idea di un necessario oggetto che si esprime in lunghezza".
Chi sono gli armatori di oggi?
"Principalmente sono persone della comunità media che avrà che va fra 45 e 50 anni e molte sono aziende. Più la barca è grande più generalmente è seguita da un’azienda, questo perché la barca è effettivamente un’azienda con persone a bordo che la seguono con persone a terra che la seguono con costi di riparazione annuale importanti e spesso sempre di più si parla di flotte quindi di società di management che gestiscono più barche".
Venendo dai mondi dell’information technology cosa chiedono?
"Tecnologie per la gestione dei dati, tecnologie per la vita a bordo, domotica estrema e sistemi di intrattenimento".
Il marchio made in Viareggio ha un suo valore?
"Enorme, il valore del marchio Viareggio è ancora oggi molto importante ne sono testimonianza le società che scelgono via Coppino solo per avere il proprio ufficio c’è una validità di esperienza di know-how passa il sistema Viareggio e c’è anche una logistica tecnica che vede Viareggio al centro anche fisico del Distretto fra La Spezia e Livorno".
Eppure gli spazi sono pochi e molti cantieri sono spostati nelle aree vicine. Ci sono possibilità di potenziare gli spazi?
"Non sono emigrati, si si sono duplicati. Questa è una caratteristica di tutte le società che crescono e si posizionano secondo gli asset del territorio. Evidente che, comunque, tutti gli spazi potenziali dipendono da alcuni fattori: la vicinanza con l’acqua, la disponibilità di banchine, la profondità delle acque la possibilità di realizzare strutture che durino nel tempo e che non siano soggette a tempi burocratici o limitate concessioni".
A fianco dei cantieri c’è un indotto (dalla falegnameria alla strumentazioni di bordo) che fanno di Viareggio un distretto. Quali sono i numeri di forza lavoro e di fatturati?
"Solo i fatturati delle aziende presenti in Navigo sommate fanno 3 miliardi di euro. La fornitura toscana vede 4.000 aziende 20.000 addetti, il 70% della fornitura nautica in termini di valore a livello nazionale è toscano".
Quali sono le prospettive future?
"Un settore che da artigianale diventa industriale, una maggiore capacità produttiva, un mercato che ancora per qualche anno continuerà a stupire per i numeri e che farà seguire un periodo di stabilità costruttiva".