Lunedì 21 Ottobre 2024

Venier: pronti per l’inverno, anche per tutelare le imprese

L'amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, rassicura sulle forniture di gas e sottolinea l'importanza della diversificazione e della transizione energetica per affrontare le sfide globali.

Venier: pronti per l’inverno, anche per tutelare le imprese

. TRENT’ANNI DI ESPERIENZA MANAGERIALE Stefano Venier, nato a Udine nel 1963, è amministratore delegato di Snam da aprile 2022. Ha oltre 30 anni di esperienza manageriale nei settori energia e utility a livello italiano e internazionale. Dal 2014 al 2022 è stato amministratore delegato di Hera

"I NOSTRI STOCCAGGI sono pieni al 96% e siamo pronti ad affrontare l’inverno grazie alla diversificazione degli approvvigionamenti e alla dotazione infrastrutturale che stiamo implementando. Senza dimenticare che con i nostri investimenti diamo anche un contributo al Pil". L’amministratore delegato di Snam Stefano Venier (nella foto sopra) sottolinea la fragilità del mercato globale dell’energia ma rassicura sulle forniture di gas, sottolineando il ruolo delle eccellenze industriali italiane nei progetti infrastrutturali avviati. E indica la strada per la transizione: "rigore scientifico, neutralità tecnologica e soluzioni inclusive, per avere a bordo tutti".

Un mese fa, a Houston, durante Gastech è arrivato l’allarme: alcuni trader dicono che una nuova crisi globale del gas potrebbe essere dietro l’angolo. Lei cosa ne pensa?

"Che bisogna fare tesoro delle lezioni apprese. Nessun allarmismo ma quei motivi di preoccupazione non sono infondati né nuovi. Noi stessi, presentando a fine agosto il Global Gas Report, abbiamo evidenziato alcune dinamiche da tenere sotto controllo e rispetto alle quale continuare ad attrezzarsi, a partire dall’aumento della domanda globale di gas, trainata soprattutto dall’Asia e cresciuta, fra il 2022 e il 2023, di 59 miliardi di metri cubi (poco meno del gas consumato in un anno in Italia). Nel 2024 prevediamo un ulteriore aumento di 87 miliardi di metri cubi (+2,1%), con possibili effetti su un mercato energetico già molto volatile, sensibile anche al singolo sciopero o al fermo manutentivo di un impianto".

In questo contesto, il Gnl è una risorsa su cui continuare a puntare?

"Senz’altro, bilanciando fra loro rotte e vettori. Italia ed Europa, per intenderci, si stanno servendo del Gnl per diversificare gli approvvigionamenti, ma devono contendersene i carichi su un mercato globale e competitivo. Un inverno meno tenero degli ultimi sarebbe sufficiente a incrementare del 5% il Gnl scambiato nel mondo, con pressioni sui prezzi. E proprio perché l’entità della domanda di energia dipende da variabili non interamente determinabili, è importante lavorare sul lato dell’offerta, potenziando – non solo per quanto riguarda il Gnl – i progetti di produzione e trasporto, così da evitare che, già nel 2030, la coperta risulti ’corta’".

Un quadro, insomma, caratterizzato da persistente fragilità. Dell’Europa e dell’Italia cosa possiamo dire?

"Siamo pronti ad affrontare l’inverno? Per l’inverno siamo pronti. L’Italia, nel continuare a lavorare nella giusta direzione, può essere fiera del percorso compiuto, non soltanto per la rapidità con cui già allo scoppio del conflitto russo-ucraino abbiamo valorizzato le nostre tre differenti rotte di approvvigionamento da Sud (oggi superiori al 50%), ma anche per i progetti infrastrutturali celermente avviati per incrementare la capacità di trasporto via tubo verso nord e dotarci di nuovi rigassificatori. Con la nave di Piombino attiva da luglio 2023 e con la prossima entrata in esercizio del terminale di Ravenna, la capacità di rigassificazione complessiva del Paese salirà a 28 miliardi di metri cubi l’anno: è il gas importato da Mosca nel 2021. Nel 2023 il Gnl ha coperto il 23% degli approvvigionamenti nazionali, trend confermato anche nei primi nove mesi del 2024, con oltre 110 navi provenienti per circa un terzo dagli USA, ma poi anche da Qatar, Algeria e numerosi altri Paesi. Nel giro di due anni, la dipendenza italiana dal gas russo è passata dal 33 al 5%, perfino meglio dell’Europa, scesa dal 45 al 14%. Centrale il ruolo degli stoccaggi, nella fase più acuta della crisi (per assicurare la disponibilità fisica di energia) e anche dopo. Oggi i nostri siti sono pieni per oltre il 96%: è un livello superiore di quasi il 10% rispetto alla media degli ultimi 5 anni, che mitiga anche la volatilità dei prezzi, tutelando le nostre imprese".

Non ci stiamo dimenticando la transizione energetica?

"Tutt’altro. Tenere in equilibrio il sistema energetico è essenziale per gli obiettivi di transizione, soprattutto se consideriamo gli ingenti investimenti necessari alla decarbonizzazione. Il gas, in questo, è strategico: accelera il phase out del carbone (che emette il doppio), è stoccato e trasportato su asset a prova di futuro che possono accogliere anche molecole verdi come biometano e idrogeno, concorre alla filiera della cattura e dello stoccaggio della CO2 e mitiga gli effetti della fisiologica intermittenza delle fonti rinnovabili, accompagnandone lo sviluppo. Non a caso, gli scenari dell’Ipcc, dell’Iea e anche del Pniec italiano confermano la centralità di questo vettore anche nel 2040 e nel 2050. Senza gas, non c’è Net Zero che tenga".

Qual è il ruolo dei territori nel piano strategico di Snam per sicurezza e transizione?

"È un ruolo imprescindibile. Siamo presenti in tutto il Paese con 33 mila chilometri di tubi, 4 rigassificatori (più quello di Ravenna in arrivo), 9 impianti di stoccaggio, a cui si aggiungeranno presto i 3 di Edison Stoccaggio, e oltre 700 cantieri attivi su 18 regioni, operando in trasparenza e raccordo con le amministrazioni locali ed esercitando un presidio anche idrogeologico del territorio, che teniamo sotto controllo con asset sempre più intelligenti e piattaforme digitali per la gestione integrata di impianti e processi. Snam, del resto, non è attenta alle sole emissioni, su cui pure archiviamo ogni anno risultati importanti che ci proiettano alla carbon neutrality sulle nostre emissioni entro il 2040 e al net zero su tutte le emissioni, fornitori inclusi, entro il 2050. Ripristinando le aree interessate dai nostri scavi, infatti, ne preserviamo la biodiversità vegetazionale e faunistica, con l’obiettivo di avere cantieri a impatto positivo già entro il 2027".