QUELLA DI SOLDINI è una grande storia di impresa famigliare, che passa dal nonno, Gustavo, ai nipoti, Francesca e Alberto, che oggi hanno preso il testimone dai loro padri, Rossano e Marco. Dentro e dietro a questa storia di famiglia c’è tutto il meglio del Made in Italy, ma anche lo sviluppo di un distretto, Arezzo, Valdarno, Firenze. La storia del Calzaturificio Soldini inizia nel lontano 1945, e quest’anno compie ottanta anni, come Rossano Soldini, a Capolona, un piccolo paese in provincia di Arezzo, dove ancora oggi si trova il cuore dell’azienda. Gustavo Soldini (nella foto in basso), insieme ai fratelli Giuseppe ed Ermenegildo subentrano alla morte del padre nel laboratorio di calzature con la società denominata "Fratelli Soldini", avviando un’attività prettamente artigianale di realizzazione di calzature per uomo e donna rivolte al mercato locale di Arezzo e Firenze.
Negli anni Cinquanta con lo sviluppo dell’attività viene aperto un primo stabilimento a Capolona, sulle rive del fiume Arno, e successivamente un secondo ad Anghiari segnando il passaggio dalla produzione artigianale a quella industriale ed arrivando ad impiegare più di 800 dipendenti. Sono gli anni del boom economico italiano che aprono i confini anche del mercato nazionale con l’esportazione del prodotto soprattutto negli Stati Uniti. Per far fronte alla recessione economica dell’Italia e alla crisi del settore calzaturiero derivante anche dalla crescita dei paesi emergenti, negli anni Ottanta l’azienda decide di puntare sull’internazionalizzazione e sulla diversificazione di prodotto. Vengono lanciati due nuovi marchi Stone Haven e Soldini Sport ed avviata la produzione di calzature civili, professionali e militari a cui fa riferimento oggi la linea Soldini Professional.
Come in tutte le storie che si rispettino, ad un certo punto, c’è la tragedia. Un incendio distrugge completamente lo stabilimento di Anghiari la notte tra il 13 e 14 aprile 1994, Gustavo Soldini a quel punto lascia la gestione dell’azienda a figli, Rossano e Marco. Servono nuove forze, nuove idee e investimenti per ripartire. Oggi a Capolona, a due passi da Arezzo lavorano circa 160 persone, impegnate in nuovi progetti, ma sempre con la capacità artigiana dei nonni. Fare scarpe è un’arte e per questo nello stabilimento si respira ancora un’atmosfera antica: tradizione e innovazione vanno però a braccetto, perché Francesca e Alberto hanno introdotto molte novità in grado di tenere assieme made in Italy, qualità, bellezza e sostenibilità.
Le. Ma.