IL TERRITORIO marchigiano e la terra da coltivare sono da sempre nel Dna delle Tenute Murola, una cantina che vive su vini di qualità da oltre 20 anni, ma con radici storiche che risalgono al Seicento. Infatti, il casolare è sempre lì, nel comune di Urbisaglia, in provincia di Macerata, a due passi dalla Riserva Naturale dell’Abbadia di Fiastra e con uno sguardo verso il Mar Adriatico. A gestirlo è ancora la famiglia Bonati-Mosiewicz. La conduzione familiare, l’amore e la passione per le origini sono sempre state centrali per Jurek Mosiewicz che da diversi anni ha deciso di puntare, anche insieme al figlio Edoardo (insieme nella foto in alto), su un vitigno autoctono della zona, "un lontano cugino del Verdicchio", racconta il proprietario. Proprio a inizio mese, al Golosaria Milano, il vino bianco Baccius-Colli Maceratesi Ribona Doc è stato premiato tra i migliori in Italia per il 2024. E ora, per il prossimo anno, guardando al mercato estero, sui 300 ettari a disposizione, ricchi anche di un lago artificiale, verranno restaurate quattro delle 17 case coloniche per dare l’opportunità ai clienti di vivere "una vacanza incentrata sul prodotto". Insomma, quell’enoturismo tanto famoso e funzionante in Toscana.
Jurek Mosiewicz, a Golosaria Milano il vostro vino Baccius-Colli Maceratesi Ribona Doc è stato premiato tra i migliori in Italia. Quanto è importante questo riconoscimento?
"È stata una manifestazione molto importante, molto frequentata sia dai privati che dagli operatori pubblici, come i ristoratori, una clientela che apprezzo molto. Il riconoscimento è andato al bianco Baccius e per noi è molto importante perché certifica a livello nazionale una Doc, la Ribona, un vitigno di Macerata che abbiamo valorizzato negli ultimi 20 anni. Si tratta di un autoctono di cui noi ne abbiamo capito la potenzialità e la natura perché si trattava dell’unico vitigno veramente locale da valorizzare. Quando con un prodotto si danno diverse soluzioni e lavorazioni è la certificazione che è un grande vitigno, molto duttile. Infatti si possono fare Spumante, Riserva e addirittura vini passiti. Si tratta quindi di una coronazione di uno sforzo identitario su cui ci siamo veramente impegnati".
Le Tenute Murola continuano a essere a conduzione familiare, radicate nelle Marche da secoli. Cosa significano per voi le parole terra e passione?
"La nostra è una storia particolare. Il possedimento e la coltivazione della terra risalgono ai primi anni del ‘600. Una famiglia che da sempre ha quindi vissuto sulla e per la terra. Poi, nella metà dell’Ottocento la terra comincia a perdere di valore, con gran parte delle famiglie che iniziano a vendere i terreni. La nostra invece inizia a pensare a diverse forme di reddito per mantenere le terre. Mio trisavolo diventa agronomo, il bisnonno notaio, il nonno e la nonna ingegneri (quest’ultima Agar Bonati Sorbatti, prima donna delle Marche ad esserlo e settima nel Regno d’Italia, a cui è dedicato un vino, ndr). Così negli anni iniziamo a comprare anche quelli vicini e a inizio anni 2000 io e i miei fratelli decidiamo di ordinare la proprietà terriera, modernizzandola. Viene costruita la cantina e si decide di fare un prodotto competitivo nel mercato. Per questo la terra è qualcosa che ci lega profondamente ai nostri antenati, qualcosa che ci viene trasmesso, un collegamento tangibile, segno di una passione che deve essere trasmessa. La terra la vediamo come un bene non cedibile, dentro una nostra storia, che ha legami e origini. Per questo cerchiamo di mantenerla, amarla e migliorarla".
La famiglia Bonati-Mosiewicz ha indirizzato però il proprio spirito imprenditoriale verso molte altre attività. State pensando di attivarvi in questa direzione anche per le Tenute Murola, espandendo la vostra forza?
"Sul vino siamo estremamente selettivi. Abbiamo tanto di quel sentimento e legame alla terra e al prodotto che lo sviluppo è visto come un rigore. Non vogliamo seguire le mode e le logiche del mercato, ma mantenere le nostre identità e autenticità, seguendo il nostro istinto e valorizzando ciò che abbiamo. Infatti, il valore delle Tenute Murola è intrinseco, non solo di mercato. Così, delle 17 case coloniche di cui disponiamo nei 300 ettari, quattro ne stiamo ristrutturando e saranno pronte per l’estate del 2025 per favorire una accoglienza di pregio per rivolgerci al mercato estero. Una vacanza incentrata sul vino come succede un po’ in Toscana. Ma mantenendo sempre uno stile rurale. Anche in questo caso si vede l’idea di attaccamento, ovvero produrre nella nostra terra e far venire gli altri da noi".
Innovazione, sostenibilità, biodiversità. Cosa state facendo e cosa avete fatto negli anni in questa direzione?
"Tenute Murola lavora sempre nell’ottica del rispetto del territorio. La terra non va sfruttata perché a un certo punto presenta il conto. Quindi bisogna mantenere un equilibrio tra dare e avere. Ciò che stiamo vedendo con il cambiamento climatico è drammatico: terre devastate dopo mesi senza pioggia. E non si parla più di un’annata, ma sarà sempre più spesso così per la viticoltura. Inoltre, da anni siamo passati al biologico. E poi abbiamo costruito un lago artificiale, di 60mila metri cubi di acqua, e ultimato un impianto di irrigazione utile in caso non piova. Stiamo poi terminando anche un impianto fotovoltaico sul tetto della cantina per ridurre i consumi di energia e aumentare la qualità del prodotto durante la lavorazione dell’uva".