Lunedì 3 Marzo 2025
LETIZIA MAGNANI
Made in Italy

Soldini: ottant’anni di storia, competenze e impegno

FRANCESCA SOLDINI, classe 1978, assieme al cugino Alberto, è la nuova generazione alla guida dell’impresa di famiglia. Un calzaturificio che...

OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ E AMBIENTE «Per noi è fondamentale partire dai materiali delle scarpe, dagli accessori, che devono essere nichel free, ma anche dai pellami, che devono essere metal free. Scegliamo quindi delle conce con prodotti sempre più naturali e sempre meno chimici»

OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ E AMBIENTE «Per noi è fondamentale partire dai materiali delle scarpe, dagli accessori, che devono essere nichel free, ma anche dai pellami, che devono essere metal free. Scegliamo quindi delle conce con prodotti sempre più naturali e sempre meno chimici»

FRANCESCA SOLDINI, classe 1978, assieme al cugino Alberto, è la nuova generazione alla guida dell’impresa di famiglia. Un calzaturificio che ha fatto la storia del made in Italy e attorno alla quale si è sviluppato tutto un paese, Capolona, a pochi chilometri da Arezzo. Oggi Francesca Soldini, mamma di Vittoria, una laurea in giurisprudenza, e alcuni anni passati a lavorare in grandi brand del lusso, fra ufficio stile e commerciale, è tornata alla guida dell’impresa di famiglia: "ci mettiamo il cuore – dice –. Per noi i dipendenti e i collaboratori sono persone di famiglia. Per questo, se lo stipendio dovesse arrivare il sabato, per come cade il calendario, noi lo anticipiamo al venerdì o, in passato, abbiamo anticipato la cassa integrazione".

Il settore dell’artigianato ha passato alcuni periodi di grande crisi, ma Soldini, grazie alla diversificazione e alla tenacia di produrre con pellami conciati solo in Italia, ha resistito anche nei momenti più difficili. Cosa ha portato in Soldini, quando ha deciso di tornare? "Ho cercato di portare quello che avevo imparato, la conoscenza del pellame, delle materie prime. Dopo una laurea in giurisprudenza ho lavorato per tre anni in Sergio Rossi e poi per diverso tempo in Dolce & Gabbana: sono state due esperienze per me molto importanti, dove ho potuto toccare con mano alcuni aspetti fondamentali del mondo del lusso, sia nell’ufficio stile, sia in altri ruoli che ho avuto in queste realtà. Ho imparato che, se non si sa, bisogna chiedere, ed è quello che faccio anche nell’azienda di famiglia".

Qual è la difficoltà più grande? "Lavorare in famiglia non è sempre semplice, ma mio nonno ci ha insegnato una cosa importante: non si portano i problemi del lavoro a casa e quelli di casa al lavoro, ed è quello che tutti noi facciamo".

C’è una differenza nella leadership al femminile? "Io ho sicuramente una sensibilità accentuata, il che è un vantaggio, ma anche un limite. Per carattere, per indole, per formazione non tento mai di impormi, ma di stimolare le persone a dare il meglio e di prendere anche da ognuna di loro consigli utili per lavorare bene tutti assieme".

Lei e suo cugino state portando diverse innovazioni in azienda, che cosa implica? "Il nostro è un lavoro nel quale l’artigianalità dovrà rimanere sempre molto forte. Noi, per esempio, abbiamo una persona all’interno della fabbrica che si occupa delle forme e se c’è da modificare una forma per calzature questa persona ha tutta l’esperienza e gli strumenti per poterlo fare. Mi rendo conto che è quasi un’arte, anzi è sicuramente un’arte, quindi, in questo settore, in questo lavoro bisogna essere anche un po’ artisti. Certo, però, oggi la tecnologia ci dà modo di essere sempre più aggiornati. Servono investimenti molto importanti, ci sono settori nei quali si parla già di industria 5.0. Noi nel nostro piccolo tentiamo di apportare alcune innovazioni, per esempio l’intelligenza artificiale che è in grado oggi di fare rendering in 3D per le forme e per i modelli. Credo che, soprattutto in questo momento storico, occorra trovare un punto di equilibrio fra la capacità di non perdere le risorse dell’artigianato tradizionale di qualità e quella di immettere tecnologia e innovazione anche in questo settore".

Lei è anche una grande fautrice della sostenibilità. Come viene applicata nella sua azienda? "È fondamentale per noi partire dai materiali delle scarpe, dagli accessori, che devono essere nichel free, ma anche dai pellami, che devono essere metal free. Scegliamo quindi delle conce con prodotti sempre più naturali e sempre meno chimici e puntiamo ad una filiera sempre più sostenibile che inquini molto meno rispetto al passato. Rispetto al tipo di lavorazione, noi siamo molto duttili e questo è stato veramente utile in questi anni, perché siamo stati scelti spesso da altri marchi per fare delle lavorazioni per loro. Sono molti marchi della moda, anche famosi, che negli anni si sono rivolti a noi per fare alcuni dei loro prodotti".

Poi? "Poi abbiamo i nostri marchi, da quello più british, Antica Cuoieria, a Soldini80, che pesca nell’ archivio dell’azienda degli anni Ottanta e che nasce da una nuova collaborazione, con Matteo Erbicelli Greco, per portare sul mercato una sneakers in pelle, bassa, morbida, non retrò, ma che effettivamente mancava nel mercato. Tutti i grandi marchi lo hanno fatto in questi anni: riscrivere un po’ la propria storia, pescando negli archivi. E noi che di storia ne abbiamo tanta, perché proprio quest’anno compiamo ottant’anni, tra l’altro la stessa età di mio padre, abbiamo ancora qualcosa da dire in questo settore. C’è poi la linea Professional, di cui si occupa in particolare mio cugino, Alberto. Spesso noi facciamo scarpe per le forze armate e partecipiamo a bandi, a gare, a commesse, ma facciamo anche moltissimi prodotti come scarpe per il lavoro".

A breve uscirà un francobollo celebrativo che racconterà la vostra capacità artigianale, ne è fiera? "Moltissimo. Ci hanno contattato per fare questo francobollo dedicato alle eccellenze del made in Italy, il che significa che siamo stati riconosciuti come tali. Il francobollo uscirà il 25 Marzo di quest’anno e appunto sarà dedicato alla nostra azienda. Sarà realizzato da Poligrafici dello Stato, grazie a Poste Italiane e al ministero delle imprese e del made in Italy. Credo che tutti noi, a cominciare da mio padre e mio zio, ma anche io e mio cugino, possiamo essere felici di questa cosa e, d’altra parte, credo che lo sarebbe molto anche mio nonno, che portava le scarpe in bicicletta ai suoi clienti".