
. LA QUARTA GENERAZIONE IN AZIENDA I fratelli Pierantonio, Roberto e Sandra Sgambaro stanno assumendo il pieno controllo dello storico pastificio veneto, acquisendo le partecipazioni finanziarie dei cugini L’accordo favorisce anche l’ingresso in azienda della quarta generazione
"CERCO IL GRANO perfetto per fare la pasta più buona d’Italia". Per Pierantonio Sgambaro (nella foto in alto), presidente della Sgambaro, la pasta non ha segreti. Per lui deve essere semplicemente eccellente, il che significa buona, sicura, nutriente, 100% italiana. I fratelli Pierantonio, Roberto e Sandra Sgambaro stanno assumendo il pieno controllo dello storico pastificio veneto, acquisendo le partecipazioni finanziarie dei cugini Flavio, Valentina e Maria Antonietta Sgambaro. L’accordo favorisce anche l’ingresso in azienda della quarta generazione, confermando la volontà di restare indipendenti: una famiglia italiana della pasta, dal 1947.
Presidente, come sono andate le cose in quanto ad assetto proprietario?
"Sono molto soddisfatto di aver raggiunto questo importante accordo. L’interesse ricevuto anche da parte di multinazionali straniere evidenzia le potenzialità di sviluppo della nostra azienda. Sgambaro rimane però italiana e non potrebbe essere altrimenti per una realtà che produce la sua pasta con solo grano duro italiano. Non cerchiamo investitori finanziari ma, semmai, partner industriali e commerciali".
Una passione che viene da lontano…
"Noi al grano duro italiano ci abbiamo creduto già più di venticinque anni fa, anticipando il mercato di circa un quarto di secolo. È, infatti, alla fine degli anni Novanta che portai l’azienda di famiglia, il pastificio Sgambaro, a cambiare rotta, contro ogni logica commerciale ed economica e sfidando il preconcetto che il grano italiano fosse mediocre".
Fino ad allora che grano usavate?
"Fino a quel momento, la nostra azienda fondata nel 1947 da mio nonno Tullio Sgambaro e dai figli Dino ed Enzo, sceglieva, come tutti i pastifici, buona parte delle partite di grano dall’estero che al tempo era considerato di qualità superiore ma soprattutto disponibile a prezzi più bassi rispetto a quello italiano. Ma dopo la seconda metà degli anni ’90 del Novecento, anche da addetto al controllo dei carichi che arrivavano via mare, trovai inaccettabile che il grano fosse trattato, ai fini della conservazione, con pesticidi, i cui residui, seppur entro i limiti di legge, finivano nella pasta".
Così lei scelse di passare dalle mattinate trascorse al porto alle giornate nei campi
"Sì, e fu con il confronto diretto e di fiducia con gli agricoltori italiani che iniziammo a costruire una filiera virtuosa e soprattutto la possibilità di selezionare solo le migliori varietà di grano. Senza più alcun intermediario, senza alcun compromesso. Del resto, tornai alle mie origini, visto che già da piccolo andavo con mio papà nei campi a respirare, toccare, conoscere il grano. Un imprinting che mi è rimasto orgogliosamente addosso e che oggi ho scelto di rivivere, ogni volta che con la mia auto elettrica percorro centinaia di chilometri per raggiungere il Sud Italia e assistere con trepidazione al raccolto".
Da dove arriva il vostro grano?
"Il grano che noi selezioniamo arriva da Puglia, Emilia-Romagna e Veneto in modo che questa diversità territoriale consenta un rifornimento costante a fronte delle bizzarrie del clima. Viene poi pulito dalle impurità, sottoposto a trattamenti che mantengono inalterata la qualità senza lasciare residui e infine immagazzinato, nei silos di proprietà di Sgambaro, 21 in totale, distribuiti a Cerignola, in provincia di Foggia e nelle zone di Castello di Godego, a Treviso, dove si trovano il pastificio e il mulino. L’azienda ha una doppia disponibilità di stoccaggio, rispetto al consumo annuo, e questo le consente di conservare il grano da fine luglio all’anno successivo, con la garanzia di mantenere la materia prima inalterata. La nostra forza è quella di controllare il processo produttivo dal campo alla tavola. Conservazione del grano, macinazione dei chicchi e produzione, con uno stile di pastificazione fondato sulla trafilatura al bronzo ed essicazione a basse temperature, sono attentamente seguiti da me e da mio fratello Roberto e dalla famiglia che ancora oggi, dopo quasi ottant’anni, è saldamente alla guida dell’azienda".
Che filosofia di fondo ispira la produzione?
"Al centro del nostro lavoro vi è il benessere delle persone. Non a caso, nel 2003, la pasta Sgambaro ottenne, per prima, la certificazione ufficiale per l’uso di grano 100% italiano di elevata eccellenza qualitativa, che prevede almeno il 15% di proteine e una qualità di glutine adatta alla pastificazione. Inoltre abbiamo investito anche nel biologico e nella produzione di pasta con grani antichi, come la varietà di grano duro Cappelli o il farro monococco, il cereale più antico conosciuto dall’uomo. Oggi, riserviamo molta attenzione alla nuova linea prodotta con grano Khorasan, 100% italiano e proveniente da agricoltura bio nelle zone del Sud Italia".
C’è attenzione all’ambiente?
"Certamente. Nel 2020 abbiamo scelto di intraprendere un percorso decennale affinché Sgambaro diventi organizzazione climate positive, in grado, di catturare e conservare più CO2 di quella che il pastificio emette nell’ambiente e lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato".
Come vanno i conti?
"Nel 2024, l’azienda ha registrato un fatturato di 26 milioni di euro, dando lavoro a 55 persone, e per il 2026 prevediamo di avvicinarsi ai 30 milioni di euro. Le quote del fatturato riflettono una forte presenza sul mercato interno (80%) e una crescita significativa all’estero (20%), con esportazioni verso Stati Uniti, Giappone ed Europa, e un previsto incremento del 5% per l’anno in corso. Il nostro obiettivo è quello di ampliare la presenza nei canali tradizionali, come Gdo e Horeca, e ad espanderci nei mercati europei e in quelli oltreoceano. Per questo inseriremo in azienda un general manager che avrà come obiettivo anche la crescita all’estero per portarci a regime intorno al 40-50%".