Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Sciarada e Scarpa uniscono le forze per il recupero delle calzature

L'artigianato toscano si impegna per la sostenibilità ambientale: Sciarada e Scarpa collaborano in un progetto innovativo di riciclo delle scarpe, riducendo l'impatto ambientale e promuovendo il design per il riciclo.

Sciarada e Scarpa uniscono le forze per il recupero delle calzature

L'artigianato toscano si impegna per la sostenibilità ambientale: Sciarada e Scarpa collaborano in un progetto innovativo di riciclo delle scarpe, riducendo l'impatto ambientale e promuovendo il design per il riciclo.

LA SOSTENIBILITÀ e il rispetto dell’ambiente sono in cima alle loro priorità da sempre, essendo valori già fortemente radicati nella lunga e gloriosa tradizione dell’artigianato toscano. Sciarada – fondata nel 1977 da Ezio Castellani (nella foto in alto), attuale presidente di Assoconciatori, nel cuore del distretto conciario del Valdarno Inferiore, specializzata nella produzione di pelli scamosciate per calzatura, pelletteria e abbigliamento – ha avviato, negli ultimi anni, diversi progetti per ridurre drasticamente l’impatto ambientale dei processi industriali di concia. Per gran parte di questi progetti, ritenuti spiccatamente innovativi, sono stati riconosciuti titoli brevettuali a livello nazionale e internazionale. In linea con questo orientamento, la scorsa estate l’azienda ha partecipato al programma ’Re-shoes’, tuttora in corso, con il coordinamento dell’azienda veneta di calzature outdoor Scarpa. Obiettivo? Restituire una nuova vita alle scarpe di pelle usate, fornendo soluzioni alternative, circolari e sostenibili.

L’iniziativa si sviluppa nell’arco di 36 mesi e prevede di ricavare materie prime a partire da calzature usate e scarti di produzione, creando così una nuova generazione di prodotti rigenerati di alta qualità e riducendo lo smaltimento di residui post-elaborazione, nonché l’uso di materie prime non rinnovabili. Sciarada gioca un ruolo centrale nel progetto, poiché mette a disposizione i propri processi di separazione dei materiali e idrolisi delle componenti in pelle delle scarpe usate: in tal modo, si reintroducono nella produzione materiali altrimenti destinati allo smaltimento.

Ma come funziona, nel dettaglio, ‘Re-shoes’? L’azienda Scarpa ha promosso, a partire da maggio, una campagna di raccolta di scarpe usate del modello Mojito, uno dei best-seller del brand di Asolo nel segmento dell’urban outdoor. La ‘call’ ha riscosso un successo immediato, tanto che, in poche settimane, è stata superata la soglia di 1500 paia di calzature restituite all’azienda da parte dei consumatori. In questa prima fase del progetto, che durerà fino alla fine del 2024, sono coinvolti circa 250 punti vendita della rete distributiva europea di Scarpa: denominati ‘Re-shop’, i negozi fungono da punti di raccolta dei modelli di Mojito giunti a fine vita.

La campagna si prefigge l’obiettivo di ricavare ‘materie prime seconde’ (derivate, cioè, da riciclaggio, rigenerazione o trasformazione di prodotti già esistenti) sufficienti a produrre 15mila nuove paia di scarpe, grazie al completo riuso di tutti i componenti delle calzature raccolte. Il nuovo modello, realizzato con i materiali ottenuti dal processo di riciclo, sarà a sua volta sviluppato per poter essere più facilmente riciclato a fine vita, secondo la filosofia del cosiddetto ‘design-for-recycling’ (letteralmente, ‘disegnare per riutilizzare’). Per il recupero delle calzature in pelle si applicherà un processo basato sulla dissoluzione selettiva della pelle per idrolisi: il liquido ottenuto verrà poi utilizzato per conciare nuova pelle, senza l’aggiunta di sostanze chimiche. Quanto alla parte rimanente della scarpa, le diverse componenti verranno separate: la suola, macinata, finirà nelle suole che costituiranno il nuovo modello (con un contenuto di riciclato nell’intersuola che arriverà a oltre il 35%), mentre i lacci e i tessuti di fodera e rinforzi potranno diventare le nuove solette e i rinforzi interni (con un contenuto di riciclato fino all’80%).

Scarpa e Sciarada, in collaborazione con l’Università di Bologna, hanno già avviato una fase preliminare di sperimentazione dell’idrolisi in laboratorio, con esito positivo, e si apprestano a dare il via alla fase industriale del processo, reso possibile dalla costruzione di un impianto progettato ad hoc nello stabilimento della conceria toscana. Il programma prevede il lancio, entro il 2026, di un nuovo modello a marchio Scarpa, pensato per rappresentare una nuova generazione di prodotti riciclati di alta qualità, in grado di ridurre l’uso di materie prime vergini e azzerare i rifiuti post-lavorazione. Rispetto ai processi produttivi standard, il processo consentirà infatti di tagliare del 52,4% le emissioni di gas serra, del 50% l’impiego di sostanze chimiche, del 65% il consumo di acqua, del 54,5% quello di energia.

‘Re-shoes’ non è certo la prima iniziativa sostenibile dell’azienda conciaria con sede a Castelfranco di Sotto (PI): dopo otto anni di ricerca, l’azienda ha brevettato, nel 2022, un metodo produttivo denominato ‘Evolo’, a basse emissioni di anidride carbonica. Il processo consente di dare vita al ‘re-suede’, il camoscio rigenerato: un materiale, a sua volta riutilizzabile all’infinito, ottenuto dal recupero degli scarti di produzione, senza sprechi d’acqua e senza ulteriore aggiunta di cromo e altri prodotti chimici. Il tessuto è resistente ai raggi solari e, grazie alle sue ottime performance, è stato già oggetto di varie partnership con alcuni noti brand italiani, tra cui Vibram e Premiata. Quest’ultimo, in particolare, ha lanciato nel 2021 la prima sneaker ‘circolare’, a base del camoscio rigenerato realizzato da Sciarada.