"CREDIAMO nel mercato italiano e siamo convinti di continuare il nostro piano di investimenti nel lungo periodo". Recurrent Energy – piattaforma di sviluppo, proprietà e gestione di progetti di stoccaggio di energia ed energia solare –, assieme al general manager per l’Italia Filippo Ricci (nella foto-), scommette sul nostro Paese. Recurrent Energy è controllata da Canadian Solar Inc per l’80%, mentre il restante 20% è stato recentemente acquisito dal fondo BlackRock, uno dei più importanti asset manager e uno dei principali fornitori di servizi di gestione degli investimenti al mondo. "Siamo una realtà globale, presente in 30 paesi, in 6 continenti, con una pipeline totale di 29 GWp di fotovoltaico, di cui 1.6 GWh in operation e 64 GWh di accumulo, di cui 1 GWh in operation, con l’obiettivo di continuare il nostro percorso di crescita", racconta Filippo Ricci che, con esperienza decennale nel settore delle energie rinnovabili, ha ricoperto il ruolo, dapprima, di M&A director Emea di Canadian Solar e, successivamente, di country director Italy di Recurrent Energy.
Quale ruolo riveste il nostro Paese per Recurrent Energy?
"Sin dal 2017 abbiamo deciso di aprire una sede a Milano, e siamo stati tra i primi operatori a farlo. Oggi siamo 70 persone, abbiamo inaugurato a maggio il nuovo ufficio a Milano, abbiamo aperto un ufficio anche a Roma e in questi anni abbiamo investito in sviluppo e costruzione di impianti circa 200 milioni di euro. Seguiamo con attenzione tutte le novità regolatorie, con un approccio propositivo e proattivo, proprio perché crediamo nel mercato italiano e siamo convinti di continuare il nostro piano di investimenti nel lungo periodo".
La vostra identità è stata recentemente rafforzata con l’ingresso di BlackRock.
"Sì, nell’ottica di creare una piattaforma più indipendente è stato avviato un processo di aumento di capitale: questo anno BlackRock ha effettuato un investimento pari a 500 milioni di dollari, arrivando a detenere il 20% delle azioni di Recurrent Energy su base convertita".
Quali progetti avete per il futuro?
"In Italia abbiamo progetti fotovoltaici per circa 2,5 GW e di storage per oltre 10GWh. Tra questi 10 GWh di BESS, 1,5 GWh sono stati autorizzati a settembre 2024, posizionando Recurrent tra i primi operatori di BESS autorizzati in Italia. L’azienda prevede di porre in operation circa 500 MW di Pv (impianto fotovoltaico, ndr) e 500 MW di Bess (stoccaggio energetico in batteria, ndr) entro il 2027: una pipeline dal valore di un miliardo. Al momento in Italia abbiamo impianti per 125 MW, di cui 90 MW già operativi e gli altri in via di completamento. Il più grande ha una capacità di 50 MW e il più piccolo di 3 MW e si trovano in Sicilia, Sardegna e Lazio. Abbiamo aperto a ottobre un cantiere in Piemonte per un parco da 8 MW: è il nostro primo impianto in una regione del Nord. Uno spostamento di focus interessante e che rappresenta la grossa sfida sul mercato italiano".
I movimenti di opposizione nei confronti degli impianti si sono fatti sempre più numerosi. Come si possono prevenire?
"Il tema è ampio e complesso. A volte si tratta di battaglie ideologiche. In Italia il settore delle rinnovabili sta soffrendo scarse barriere all’ingresso: sono state presentate circa 344 GW di richieste di connessione, ma al nostro Paese ne servono solo 80 GW. È evidente che chiunque ha la possibilità di presentare domande di connessione, ma si tratta di iniziative che difficilmente saranno portate a termine".
Come distinguersi?
"Come azienda, abbiamo la responsabilità di lavorare con il territorio, di far comprendere i benefici degli investimenti che intraprendiamo: di fatto stiamo portando energia pulita che costa poco, usando dei terreni che nella maggior parte dei casi non avrebbero altro uso".
C’è quindi una percezione distorta del settore?
"Per certi versi sì, il che penalizza l’intero settore e soprattutto quegli operatori, che, come noi, sono in grado di gestire gli investimenti".
In che modo si potrebbe migliorare la situazione?
"È necessario lavorare a livello nazionale. La Spagna, ad esempio è dotata di un sistema molto stringente: per poter presentare richieste di connessione e ’occupare la capacità in rete’ è necessario emettere delle garanzie bancarie che vengono calcolate come una percentuale dell’investimento totale. Si tratta di una misura molto selettiva, ma sicuramente una delle chiavi, a monte, è verificare la capacità finanziaria degli operatori. Ci sono poi soluzioni intermedie che prevedono sostanzialmente il decadimento del diritto a occupare la rete nel caso di mancato completamento degli step, entro un determinato intervallo di tempo".
Com’è il vostro rapporto con le istituzioni?
"Stiamo lavorando per rafforzare il dialogo con le istituzioni: vantiamo una vasta esperienza, obiettivi ambiziosi e una solida capacità finanziaria. Desideriamo portare al tavolo la nostra conoscenza e dare il nostro contributo. Con le istituzioni condividiamo lo stesso obiettivo: migliorare questo settore".
Come gestite il dialogo col territorio?
"Abbiamo delle strutture interne al team che si occupano proprio di questi aspetti e collaboriamo molto con le Associazioni di categoria. Cerchiamo di interagire con il territorio in maniera strutturata dialogando con gli stakeholder di ogni livello, da quelli locali ai nazionali, lungo ogni fase della nostra attività: dallo sviluppo fino alla gestione delle relazioni di lungo termine con le comunità. Il punto di partenza non può che prevedere la condivisione del percorso che intendiamo portare avanti con i nostri investimenti, è fondamentale essere certi di avere il giusto impatto nella comunità locale, assicurandosi che vegano compresi il valore e le funzionalità del progetto, prestando sempre grande attenzione alle esigenze dei territori".