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L’ITALIA È IL PAESE del biologico. Per la produzione, ma non per i consumi. Lo dicono i dati, lo testimonia...
L’ITALIA È IL PAESE del biologico. Per la produzione, ma non per i consumi. Lo dicono i dati, lo testimonia l’export in ascesa e lo conferma Maria Grazia Mammuccini (nella foto), presidente di FederBio, organizzazione di riferimento a livello nazionale. Una federazione di sistema, con sede a Bologna, che al suo interno coinvolge tutta la filiera, a 360 gradi, dalla produzione ai servizi, passando per il processo di trasformazione e di distribuzione. "Vogliamo promuovere sempre di più il settore. Negli anni il biologico è uscito dalla dimensione di nicchia, ma può e deve crescere ancora di più", spiega Mammuccini, imprenditrice toscana. Ma sempre tutelando il settore, "con linee guida e standard di produzione che garantiscano una corretta applicazione delle norme", prosegue Mammuccini.
Guardando sempre alla sostenibilità. Presidente, rispetto al passato quanto è cambiata l’attenzione del consumatore al prodotto? Si sceglie sempre di più quello biologico? "Il settore del biologico è in crescita costante, dal 2012 in poi, sia per la produzione che per i consumi. La frenata si è vista con l’aumento dell’inflazione dal 2022. Ma rispetto al resto della spesa alimentare il biologico ha tenuto di più. Nel 2024 infatti i dati del Bio tornano consistenti. In volume è cresciuto del 5%, in valore del 4,5%. C’è sempre più sensibilità da parte dei cittadini: il motivo fondamentale è la propria salute. C’è maggiore consapevolezza sull’ambiente, sulla biodiversità e sull’impatto sul clima. Quindi il cambiamento è ancora in corso e il biologico offre un’alternativa concreta ai consumi. Infine, con le politiche europee, le superfici agricole biologiche aumenteranno sempre di più".
Ecco, l’Italia è leader del settore biologico: vanta la più alta percentuale di superfici bio superando Germania, Spagna e Francia. E detiene anche il primato nell’Unione europea per numero di produttori biologici. Ma cosa si può fare di più? "Dal punto di vista della produzione siamo leader europei, con un 20% della superficie agricola coltivata biologica, il doppio della media Ue. Ma non siamo assolutamente leader nei consumi, con solo il 3% di consumi bio a livello europeo sull’alimentare. Siamo dietro a molti paesi europei come Danimarca (13%), Svezia (9%), ma anche Francia e Germania (sul 7%), oltre agli Stati Uniti e al Giappone. Perciò dobbiamo fare un grosso lavoro sui consumi. Servono maggiori campagne di comunicazione e informazione istituzionale sul Bio. I cittadini devono saper distinguere ed essere informati sui prodotti, con garanzie del marchio biologico. Perciò la priorità è migliorare i consumi, ma senza dimenticarci della produzione. Infatti, per evitare che si riducano le aziende agricole, bisogna investire maggiormente nella semplificazione: c’è troppa burocrazia che mette in difficoltà le piccole-medie imprese. E poi dobbiamo rinforzarci in ricerca e innovazione".
Quali sono i prodotti bio più consumati in Italia? "Siamo partner con AssoBio, Nomisma e BolognaFiere dell’Osservatorio SANA che monitora il mercato del Bio. La frutta è al 25% delle vendite nazionali biologiche, seguita da latte e derivati al 23%, dagli ortaggi al 20%. Poi tutti i derivati dei cereali che raggiungono l’11,5% dei consumi. Si tratta di prodotti in cui il nostro paese ha un’ottima qualità di produzione".
A livello di export invece come va il prodotto bio italiano? "L’export va meglio dei consumi interni. Dal 2012 al 2023 registriamo una crescita del 203%. L’incidenza dell’export Bio italiano sul totale dell’agroalimentare è del 6%. Siamo infatti primi in Europa per l’export di biologico e secondi nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti. Un segnale chiaro di cosa significhi unire qualità e identità del prodotto Made in Italy, insieme a un metodo sostenibile: si ottiene il massimo del risultato. Il prodotto più venduto all’estero è il vino, con l’8,5% sul totale dell’export del vino italiano. Poi seguono ortofrutta, formaggi, salumi e pasta. Germania, Francia, Belgio, Svezia, Norvegia e Finlandia sono i nostri mercati principali in Europa, mentre fuori dall’Ue Stati Uniti, Svizzera, Regno Unito, Canada e Giappone".
Il marchio del biologico italiano, di proprietà del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, è in dirittura d’arrivo. Di cosa si tratta e che plus darà ai brand? "Questa mossa può rafforzare ulteriormente il biologico perché oggi il prodotto Bio italiano non è facilmente riconoscibile. Per essere tale infatti il 95% della materia prima deve essere di origine italiana, come previsto dal regolamento europeo. Ma leggere l’etichetta, attualmente, è difficile. Così il marchio sarà totalmente coerente con il regolamento europeo e verrà dato solo a chi rispetta i parametri. E attraverso il marchio il prodotto diventerà riconoscibile. Un punto di forza quindi sia nel mercato interno che in quello estero. Speriamo diventi uno strumento che permetta di rafforzare la crescita del settore".