Domenica 22 Dicembre 2024
SANDRO NERI
Made in Italy

“Porta aperta ai talenti". Il piano assunzioni di Prada

Massimo Vian, direttore industriale del Gruppo, e il piano che schiude le porte a 400 persone: “Il saper fare è un’arte”

Nel 2022 il Gruppo Prada ha realizzato ricavi netti pari a 4,2 miliardi di euro

È un investimento sulla qualità delle proprie produzioni e, insieme, sull’intera filiera. E anche un’opportunità concreta per chi vuol fare del saper fare con le mani una professione prima ancora che un’arte. A pochi giorni dalla pubblicazione del Report di Sostenibilità 2022 che fornisce un aggiornamento sui risultati legati alla sfera Esg inclusi i progressi nell’area "People", il Gruppo Prada mette sul tavolo un piano da 400 assunzioni di qui a fine anno. "Risorse che saranno strategiche per supportare la crescita nei prossimi anni", precisa Massimo Vian, direttore industriale di Prada spa. "in questo contesto la Prada Group Academy gioca un ruolo fondamentale per il nostro sviluppo e per quello del tessuto produttivo italiano: consideriamo nostro dovere continuare a formare giovani talenti e mantenere vivo il sapere artigianale".

Questo piano di assunzioni è una conferma di uno stato di buona salute già indicato dagli ultimi dati economici?

"Lo stato di salute è tonico già dal post-Covid. Sono arrivato in Prada nel 2020, nel periodo più buio, e già erano visibili le fondamenta solide del Gruppo che ci hanno consentito di uscire bene da quella fase. Nel 2021 il piano industriale confermava già una crescita; questo è un ulteriore passo nella direzione dello sviluppo. Da un lato siamo orgogliosi di lanciare un piano così ambizioso, dall’altro vogliamo investire per puntare dove abbiamo l’ambizione di arrivare, una conferma per l’oggi e un tassello per il futuro, coerente con la nostra strategia".

Perché proprio ora?

"Lo comunichiamo adesso perché siamo sereni rispetto a queste ambizioni di crescita e vogliamo renderlo pubblico. Ma la crescita, anche se non con questi ritmi, continua dalla fondazione di Prada. Questo è un elemento di accelerazione rispetto al passato, legato ai risultati e anche alle strategie di integrazione verticale di alcune attività. Il Gruppo si distingue nel settore per la dimensione della struttura industriale con oltre 20 stabilimenti sul territorio".

L’obiettivo è consolidare ulteriormente le strutture produttive.

"Riusciamo a fare questo percorso di internalizzazione delle produzioni mantenendo però solide partnership con i nostri fornitori di primo livello, che crescono insieme a noi. Stiamo provando ad accorciare la filiera, continuando al contempo a valorizzare i nostri partner storici. Questo consente maggiore controllo sulla tracciabilità delle produzioni e un miglior servizio ai nostri negozi. Essendo tutto più vicino, è anche tutto più veloce. La complessità di gestione aumenta, ma questo non ci preoccupa".

Toscana, Umbria, Marche sono al centro di questo vostro programma.

"L’interesse nostro è in Italia e, in particolare, dove ci sono i distretti delle eccellenze produttive. Quindi la Toscana per pelletteria e calzature, le Marche per le calzature e l’Umbria per la maglieria con filati pregiati. Investire in questa parte dell’Italia che gravita intorno al nostro headquarter industriale consente velocità e sinergie fondamentali per rispondere alla domanda del nostro settore. È fondamentale lanciare il prodotto giusto nel momento più indicato. Il modello originale di business integrato, ideato da Patrizio Bertelli, è ancora validissimo e, anzi, sempre più aziende del settore applicano logiche simili. Prada è stata pioniere in questo".

Perché un Paese come l’Italia, dalla grande tradizione manifatturiera, si trova carente di risorse da assumere?

"C’è un tema nazionale che però chiama in causa le responsabilità del sistema produttivo. Il mondo industriale deve biasimare se stesso se c’è una carenza di manodopera specializzata. Dobbiamo tutti, istituzioni e imprese, rimboccarci le maniche e fare ognuno il proprio lavoro. E il nostro è quello di formare i giovani. Oggi nel nostro settore c’è un tema di carenza ma anche di forte competizione. L’Italia è l’area produttiva più importante al mondo per quanto riguarda l’industria del lusso. Dobbiamo attirare i talenti, ci rubiamo risorse specializzate l’un l’altro e in questo scenario la leva del formare in casa i giovani è quella vincente nel medio e lungo periodo".

La vostra strategia può essere una ricetta utile anche ad altre imprese?

"Bisogna investire nel capitale umano e in infrastrutture che possano essere accoglienti. Chi oggi ha 18 anni e approccia una professione artigianale nel lusso ha aspettative di qualità per le 8 ore che dovrà trascorrere in azienda ogni giorno. Non si può pensare che la dedizione sia un fatto dovuto: tocca a noi fare i primi passi per meritare l’attenzione di giovani che hanno ambizioni. Il Gruppo Prada anche in questo ha precorso i tempi, investendo nella qualità dei luoghi di lavoro, dove il benessere di chi li abita è da sempre al centro".

Che consiglio si sente di dare a chi vuole candidarsi per l’assunzione?

"Io incontro tutti gli studenti dell’Academy, do loro il mio benvenuto all’interno del Gruppo e dico di scoprire in fretta se desiderano veramente svolgee questo lavoro. Bussare alla porta è facile. Per rimanere bisogna avere una passione infinita per il prodotto e per l’arte di creare con le mani. Nove ragazzi su dieci hanno gli occhi che brillano: è facile innamorarsi di un nostro prodotto e ancora di più provare soddisfazione quando, passando davanti alla vetrina di un nostro negozio, sia ha la possibilità di dire: guarda, quello l’ho fatto io".

Chi è oggi un artigiano del saper fare italiano?

"È una persona che sceglie di esserlo. Sicuramente più appassionata di quanto non lo fossero i giovani di altre generazioni e comunque convinta di poter entrare in quest’azienda con l’ambizione di fare carriera. Il mio consiglio è scoprire se si desidera veramente abbracciare questa professione che oggi penso possa essere estremamente gratificante".