Lunedì 27 Gennaio 2025
GIORGIO COSTA
Made in Italy

Pomodoro trasformato: produzione in calo del 2,5% nel 2024

LA CAMPAGNA DI TRASFORMAZIONE del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate,...

LA CAMPAGNA DI TRASFORMAZIONE del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate,...

LA CAMPAGNA DI TRASFORMAZIONE del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate,...

LA CAMPAGNA DI TRASFORMAZIONE del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023 ma con una sostanziale flessione rispetto alle programmazioni fatte, in particolare nel bacino Nord, nonostante un maggiore investimento in ettari a livello nazionale (+11% sul 2023). Una campagna molto complessa con siccità a Sud e sovrabbondanza di piogge al Nord che hanno causato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino ad inizio novembre. Andando ad analizzare nel dettaglio, al Centro Sud sono state trasformate 2,87 milioni di tonnellate (+10% rispetto al 2023) mentre nel bacino Nord il trasformato finale è stato di 2,4 milioni di tonnellate (-14% rispetto allo scorso anno). Tutto ciò nonostante l’incremento delle aree trapiantate rispetto alla scorsa campagna di trasformazione. Si è registrato un peggioramento delle rese agricole, in maniera più marcata al Nord, e delle rese industriali, in entrambi i bacini produttivi, stante la necessità di utilizzare maggiori quantità di materia prima per riuscire a garantire gli elevati standard qualitativi che, da sempre, caratterizzano le nostre produzioni, con un significativo impatto sui costi di produzione.

I dati sono stati resi noti da Anicav, Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, la più grande associazione di rappresentanza delle imprese di trasformazione di pomodoro al mondo per numero di imprese aderenti e quantità di prodotto trasformato. Essa associa i 3/4 delle industrie di trasformazione operanti sul territorio nazionale che trasformano circa il 70% di tutto il pomodoro lavorato in Italia e la quasi totalità del pomodoro pelato intero prodotto nel mondo, con un fatturato, nel 2023, di 3,6 miliardi di euro (pari al 70% del fatturato totale del comparto italiano della trasformazione del pomodoro). Circa il 60% delle produzioni è destinato all’esportazione sia verso l’Europa (Germania, Francia, Regno Unito) che verso gli altri Paesi (Usa, Giappone, Australia) facendo del pomodoro un ambasciatore dell’eccellenza del made in Italy nel mondo.

L’Italia si conferma il terzo paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli Usa (in calo del 14% sulla scorsa campagna). L’incremento produttivo della Cina rappresenta un’importante fonte di preoccupazione per l’Industria italiana della trasformazione del pomodoro: pur non riguardando direttamente le nostre produzioni – ricordiamo che l’Italia è il primo esportatore al mondo di derivati del pomodoro destinati direttamente al consumatore finale – l’aumento delle esportazioni in ambito Ue da parte di Paesi che producono sotto le soglie minime di sostenibilità ambientale e sociale rischia di incidere sulle dinamiche commerciali interne danneggiando lavoratori, consumatori e ambiente. Per questo motivo, a tutela della filiera, l’Anicav ritiene necessario porre in essere una serie di iniziative in sede Ue finalizzate, da un lato, ad introdurre il principio di reciprocità per cui tutti devono avere e rispettare le stesse regole e, dall’altro ad estendere a livello europeo la norma, già vigente in Italia, in base alla quale la passata deve essere ottenuta solo da pomodoro fresco e riportare in etichetta lo Stato di produzione del pomodoro e, qualora il ciclo produttivo lo consenta, anche la zona dove il pomodoro è stato coltivato.

"Quella appena conclusa è stata una campagna molto complicata – dichiara Marco Serafini, presidente di Anicav – ma le problematiche legate alla gestione delle risorse idriche, in particolare, hanno avuto un impatto sull’andamento della campagna e, se non si correrà ai ripari, la situazione sia al Nord che al Sud potrebbe, nei prossimi anni, diventare insostenibile. C’è bisogno, quindi, di interventi infrastrutturali finalizzati all’efficientamento della filiera e a scongiurare i rischi legati all’emergenza idrica: la costruzione della diga di Vetto nel bacino Nord e la creazione di un’opera infrastrutturale di collegamento tra la diga di Occhito, in provincia di Foggia, e quella del Liscione, in provincia di Campobasso, rappresenterebbero una prima importante risposta per il nostro settore".

Oltre alla variabile climatica a pesare sulle aziende rimane sempre il prezzo della materia prima che continua ad essere il più alto al mondo anche a causa dei costi elevati cui la parte agricola deve far fronte. "Per restare competitivi sarà prioritario, in un contesto sempre più globalizzato come quello in cui le nostre imprese operano, cominciare a lavorare, sia al Nord che al Sud, per un riequilibrio dei prezzi del pomodoro", spiega Giovanni De Angelis, direttore generale di Anicav. "A tal fine – aggiunge – non è più procrastinabile adoperarsi per trovare soluzioni innovative che possano portare ad un efficientamento produttivo puntando, ancor più e meglio, sulla ricerca varietale, sull’evoluzione delle tecniche produttive e ripensando l’organizzazione ed il livello dimensionale delle imprese agricole, sempre salvaguardando la qualità e la sicurezza delle produzioni e il rispetto dei lavoratori". Circa le produzioni al Centro-Sud Italia, stando all’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, nel 2024 i prezzi medi di riferimento sono stati fissati in 150 euro alla tonnellata per il pomodoro tondo, prezzo che sale a 160 euro per il pomodoro lungo. Premiate con 30 euro alla tonnellata le produzioni biologiche, un 20% circa in più del prezzo medio previsto per le produzioni da agricoltura integrata.