NELL’IMMEDIATO dopoguerra i cani e i gatti, in alcune regioni d’Italia, si mangiavano. Fa storcere la bocca agli amanti degli animali, ma la fame in quegli anni era ancora tanta e il cibo scarseggiava. In ottant’anni sono cambiate tante cose, in primis la società. E oggi quasi ogni famiglia in Italia ha un animale domestico e lo cura con amore e attenzione. Il cibo per animali è diventato un bene primario, considerato alla stregua del latte e del pane, o, come dice Franco Morando (nella foto sopra), ceo dell’azienda di famiglia "come gli omogeneizzati". Nonno Enrico aveva visto lontano. Era abituato a viaggiare, e a Marsilia gli era venuta una intuizione, produrre cibo per animali, in lattina. Oggi i prodotti Morando sono distribuiti in 65 Paesi nel mondo e sono distribuiti dalla grande distribuzione. Ma all’inizio tutto è partito dalla città di Milano e dalla Rinascente, primo cliente di nonno Enrico e di nonna Rina Caterina. "La notorietà e la distribuzione dei nostri prodotti è a caratura nazionale, con quasi il 70% di ponderata nella grande distribuzione. Il Sud Italia rappresenta storicamente la quota più rilevante per le vendite delle nostre linea dedicate a cani e gatti. Il comparto degli alimenti umidi rimane il segmento con il peso maggiore sul fatturato totale, che complessivamente è sviluppato per il 70% con prodotti a Marchio Morando, le referenze in lattina restano storicamente le più alto vendenti in quantità. La crescita dei prossimi anni passerà prioritariamente dallo sviluppo commerciale delle nuova linea di prodotti dedicate ai nostri amici a quattro zampe", racconta Franco Morando, oggi alla guida della società di famiglia. Proprio come il nonno, anche lui ha due grandi amori: gli animali e il vino. Tanto che porta avanti la cura del Ruchè di Castagnole Monferrato, un Docg riscoperto proprio dal nonno. È sua l’azienda vitivinicola Montalbera. Le sue sono passioni legate entrambe alla campagna, i cani e il vino: "Sono passioni di famiglia. Mio padre, Walter, che si occupa ancora in azienda della gestione di controllo e dell’acquisto di materie prime, mi prende spesso in giro dicendo ‘Per fortuna facciamo cibo per cani’, perché ho due pastori maremmani, sono dei coccoloni. Hanno fatto sette cuccioli e mangiano tantissimo".
Dall’ intuizione di suo nonno ad oggi sono cambiate tante cose. Oggi è normale comprare al supermercato cibo per cani e gatti, un tempo non era così.
"Quella di mio nonno è stata una bella scommessa. Lui fece fare una sondaggio a Milano nell’immediato dopo guerra. Negli anni ottanta le nostre scatolette erano fra le più vendute. Lui è stato il primo ad ottenere l’autorizzazione per produrre e vendere cibo per animali. Oggi l’89% dei gatti in Italia è sterilizzato e il cibo per cani e gatti è considerato dalle persone un bene primario. È cambiata proprio la cultura del paese, il modo di vivere e anche di fare la spesa".
È vero, tanto che gli amici a quattro zampe sono sempre più umanizzati.
"E questa è una vera sfida per noi produttori di pet food. Ora dico una cosa che forse farà arrabbiare qualcuno, ma il pet food oggi è come gli omogeneizzati, quindi occorre lavorare su materie prime di grandissima qualità e di primissima scelta. Qualità del prodotto e sua reperibilità sono elementi fondamentali. E poi occorre conoscere e amare gli animali. I cani sono più malleabili dei gatti, che sono dei conservatori. Occorre tenere conto anche di questo. Al cane si possono proporre cibi diversi, al gatto no. È un vero conservatore, in fatto di gusti".
Qual è il suo sogno?
"Quello di essere un’azienda presente coi propri prodotti non solo nella grande distribuzione, ma anche nelle farmacie e nei negozi per animali. Insomma, quasi un’azienda totale, perché i prodotti che facciamo sono di estrema qualità e quindi funzionali alla vita e alla buona alimentazione di cani e gatti".
Senza dimenticare i cavalli, altro animale amatissimo da tanti.
"Certo, lavoriamo da sempre anche sul cibo per i cavalli".
La vostra è una storia di famiglia. Lei e sua cugina Laura siete la terza generazione di Morando in fabbrica.
"È proprio così, noi siamo di origine contadina, mia nonna, Rina Caterina, ci ha lasciato da pochi giorni a 99 anni, ci ha insegnato tutto, la vicinanza con i dipendenti, è sempre vissuta nella casa di famiglia a Neive. Non ci ha mai fatto montare la testa. Siamo persone che lavorano a testa bassa. Forse è anche per questo che continuiamo tutti ad essere presenti in azienda e ad investire ogni anno per migliorare gli stabilimenti".
Sua cugina di che cosa si occupa?
"Lei è ingegnera gestionale e si occupa dello stabilimento di Molfetta, del contesto logistico e della supervisione gestionale. Mio padre Walter si occupa di gestione di controllo ed è il responsabile acquisti materie prime. Mio zio, Giovanni, invece, si occupa delle politiche commerciali e delle private label, produciamo anche per loro".
E lei invece che cosa fa in azienda?
"Quello che mi chiedono faccio. Al di là degli schermi, mi occupo come ceo dell’area commerciale, del marketing, sono il portavoce della famiglia".
Quante persone lavorano con voi?
"Sono 240 ed è bello veder crescere le loro famiglia. Siamo un’azienda famigliare anche per questo, perché non lasciamo che nessuno dei nostri collaboratori rimanga indietro".
Voi avete scelto da tempo di puntare sulla qualità e di non fare test sugli animali, come mai?
"Credo che non si possa fare altrimenti. Per noi gli animali domestici sono fondamentali. Puntare sulla qualità è una scelta naturale, come è ovvio e scontato non fare test sugli animali: occorre pensare, ricercare, investire sulle loro esigenze e benessere".