OPERE D’ARTE CON LA POLVERE di marmo, utilizzo della marmettola e dei fanghi di lavorazione per creare nuovi materiali, macchinari per il riciclo degli scarti di lavorazione. Il marmo come volano di economia sostenibile. È stato il tema del concorso internazionale promosso da Carrara 2030 “Nuove idee per Carrara e il suo marmo”, che ha l’obiettivo di valorizzare l’economia circolare del materiale estratto come risorsa economica e sociale. La premiazione si è svolta all’Accademia di Belle Arti di Carrara lo scorso settembre alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, dell’assessore alle Infrastrutture della Regione Stefano Baccelli, del sindaco di Carrara Serena Arrighi, del direttore della Regione per la competitività territoriale Paolo Ernesto Tedeschi, dei membri del comitato esaminatore il presidente Carlo Alberto Garzonio e il vice Massimo Anselmi, la presidente dell’Associazione Carrara 2030 Mirella Vanelli. Carrara 2030 è un’associazione che ha lo scopo di valorizzare in Italia e nel mondo l’attività di ricerca e produzione del lapideo apuo-versiliese, per favorire la transizione ecologica delle attività estrattive. L’associazione promuove iniziative per la diffusione della cultura della ricerca e coltivazione del marmo, delle risorse minerarie e della produzione in modo sostenibile per l’ambiente, oltre a svolgere ricerche, iniziative e studi su temi strategici. Carrara 2030 punta a contrastare la divulgazione di notizie false sul settore.
Nel corso della cerimonia sono stati proclamati i tre progetti vincitori per le categorie: ’Opere di ingegneria’, ’Tecnologie dei materiali’, ’Architettura e design’. In gara aspiranti imprenditori, start up, enti di ricerca e spin-off universitari, con l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo dell’imprenditorialità e la cultura della circolarità per favorire imprese innovative a Massa Carrara. Il comitato esaminatore ha valutato i progetti in base a caratteri come l’originalità, l’analisi del mercato e della concorrenza, il potenziale di sviluppo del business, la sostenibilità economica e ambientale, il contributo alla circolarità. In base a queste caratteristiche sono risultati vincitori per la categoria ’Architettura & design’ il progetto ’Polvere di marmo 2.0’, degli architetti Matteo Zetti ed Eva Parigi di Zpstudio. Scopo del progetto è quello di recuperare i sottoprodotti del marmo. L’idea prevede che gli scarti, una volta polverizzati e triturati, vengano reinseriti nella produzione con un processo “additivo” in cui alla polvere di marmo si aggiunge un legante ecocompatibile. Il materiale viene quindi sottoposto a stampa 3D. Un ciclo a filiera corta con lo sfruttamento di materiali locali con una sinergia con le aziende nell’area. Questo permette un vantaggio commerciale ed ecologico, riducendo l’emissione di Co2. Miniaturizzando gli scarti si ottiene una preziosa “materia prima‐seconda”, che può essere immessa nel sistema economico. È possibile applicare questo processo in diversi settori, come quelli del fashion, dell’arte e del design.
Per la categoria ’Tecnologia dei materiali’ sul podio è andato l’ingegnere carrarese Orlando Pandolfi con il progetto ’Solidum’. Il tecnico, consulente globale per le cave lapidee e innovation manager, in collaborazione con Nicola Careddu docente del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cagliari, Paola Meloni, docente al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Cagliari e l’ingegner Gianfranco Carcangiu, responsabile Ruos Cagliari Isac. Si punta a realizzare nuovi materiali prototipali ottenuti dallo sfrido di lavorazione del marmo e trasformati in risorsa. I nuovi materiali potranno sostenere differenti tecnologie di lavorazione, anche computerizzate e robotizzate, dovranno possedere precise qualità estetiche, con texture e colorazioni richieste dai mercati internazionali e potranno essere utilizzati sia in cava, sia in architettura e design per uso funzionale e ornamentale come pannelli per edilizia, cementi speciali, elementi 3D mediante stampa. Infine per la categoria ’Opere di ingegneria’ la Zero Stone Waste di Paolo Marone, ingegnere e direttore Isim (Istituto internazionale del marmo), ha realizzato in collaborazione con Is.i.m., Teksped/Bunker, Pentachem, Chimica edile, Tecnoporro, Alfa marmi, Malvin e altre realtà un impianto compatto e flessibile di trattamento dei rifiuti, derivati e sottoprodotti lapidei, chiamato Zsw plant, in cui la prima linea ricicla i fanghi in eco‐filler.
Due linee parallele recuperano gli scarti solidi e li trasformano in aggregati, convertendo i fanghi in paste leganti o adesive collanti. La forte innovazione è la capacità di produrre a Km0, installando le linee direttamente dove si generano gli scarti e creando prodotti finali utilizzabili sul mercato locale in nuova edilizia, manutenzione e restauri. Investimenti contenuti e zero impatto ambientale sono l’appeal del progetto, sostenuto anche dalla Commissione Europea. Gli scarti sono applicabili nelle costruzioni, per opere pubbliche (ad esempio fondi stradali e fondamenta di edifici), l’erosione costiera, prodotti per l’edilizia a ridotto impatto ambientale. Altri scarti della produzione di marmo, una volta ridotti in polvere di carbonato di calcio purissimo, si prestano a usi industriali nell’edilizia, nella cosmesi, nella farmaceutica, nei coloranti e vernici, per la produzione di carta, colla, plastiche e materiali isolanti, nell’industria alimentare e come materiale utile per abbattere le emissioni di Co2 delle centrali elettriche a carbone.
"Carrara e il suo marmo rappresentano un patrimonio di saperi, know-how e tradizione inestimabile che la scienza, la creatività e la ricerca possono declinare e valorizzare per cogliere le sfide future - conclude Mirella Vanelli (nella foto a fianco), presidente dell’Associazione Carrara 2030 - L’agenda della nostra associazione pone la sostenibilità al centro del programma".