Lunedì 3 Marzo 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Made in Italy

Manteco vede la ripresa:: "Sfide importanti e numeri positivi"

LA NOTIZIA della loro progressiva ripresa circola già da qualche settimana e ha riacceso un lumicino di speranza in tutto...

LA NOTIZIA della loro progressiva ripresa circola già da qualche settimana e ha riacceso un lumicino di speranza in tutto...

LA NOTIZIA della loro progressiva ripresa circola già da qualche settimana e ha riacceso un lumicino di speranza in tutto...

LA NOTIZIA della loro progressiva ripresa circola già da qualche settimana e ha riacceso un lumicino di speranza in tutto il settore del tessile-abbigliamento italiano, impantanato da circa due anni in una crisi senza precedenti: l’azienda tessile toscana Manteco, con sede a Montemurlo (Prato), ha reso noto che i numeri sono tornati positivi ‘già dall’estate e soprattutto dall’autunno del 2024, con un inizio 2025 che fa ben sperare per il futuro’. Il fatturato chiuderà con un ammontare pari a circa 99 milioni di euro e l’obiettivo, ora, è superare, nel 2025, la soglia psicologica dei 100 milioni. Manteco continua a realizzare il 75-80% del proprio giro d’affari all’estero, in particolare in Europa per il 50% (con Francia, Italia, Paesi del Nord e Spagna in testa) e negli Stati Uniti per il 20%. "Ma queste percentuali potrebbero presto crescere – spiega Matteo Mantellassi (nella foto in alto), co-amministratore delegato del gruppo – L’Asia ha ricominciato a correre già a fine 2024; l’Italia è risalita, generando circa il 10-15% del turnover complessivo. Abbiamo quasi un migliaio di clienti totali, ma sono circa 600 quelli più importanti per il nostro lavoro".

Il sentiment, insomma, è positivo. La lunga storia di Manteco ha inizio negli anni Quaranta del ‘900, non in Toscana, ma in una cittadina campana di nome Resina: è qui che si raccolgono beni militari provenienti da tutta Italia. La Croce Rossa e altre società di beneficenza selezionano ogni genere di bene – coperte, maglie, camicie e altri indumenti militari non più indossabili – e li vendono ai migliori offerenti.

L’intero Paese, devastato dalla guerra, è ridotto a un cumulo di macerie. Le coperte e gli indumenti militari, per quanto logori o danneggiati, sono mediamente di ottima qualità e realizzati in lana pettinata extrafine. Proprio in quel periodo, il fondatore di Manteco, Enzo Anacleto Mantellassi, acquista una filanda semidistrutta e intuisce che la vendita degli indumenti militari ha un enorme potenziale. Organizza, dunque, un sistema di trasporto di grandi quantità di coperte e indumenti militari di seconda mano dalla Campania a Prato: nel distretto del tessile, già operativo, la merce è avviata a un processo di trasformazione e riportata a nuova vita. Ogni indumento viene sminuzzato e lavorato per creare preziosi filati di lana riciclata, il tutto senza usare alcuna sostanza chimica: semplicemente, attraverso un processo meccanico e ‘a umido’, rimasto invariato fino ai giorni nostri. Passano gli anni e il materiale raccolto a Resina non è più sufficiente per alimentare l’attività: Enzo Anacleto Mantellassi decide, allora, di mettersi in proprio, ideando un innovativo impianto, suddiviso in tre piani: il terzo è adibito a punto di raccolta, nel quale indumenti e coperte non selezionati vengono divisi a mano in base alla composizione e alla microflora; il secondo è usato come luogo di smistamento, nel quale gli indumenti selezionati vengono nuovamente suddivisi in base al colore e alla tonalità, in modo da creare balle omogenee. Il primo piano, infine, è il luogo in cui indumenti e coperte sono restituiti a nuova vita: opportunamente sminuzzati, vengono preparati per i processi di filatura cardata.

L’azienda pratese ha perfezionato costantemente il processo di riciclo e ha saputo evolversi, diventando, negli anni, un punto di riferimento nel settore del fashion e del lusso. Manteco è ora in grado di produrre una varietà pressoché infinita di colori di lana rigenerata non tinta (grazie al processo ‘Recype’), oltre a svariati tessuti di alta qualità, con diverse costruzioni, tessiture e finiture. Con l’economia circolare nel proprio Dna, il gruppo persegue tuttora obiettivi ambiziosi di sostenibilità ed è impegnato nella ricerca di soluzioni innovative per migliorare la tracciabilità dei prodotti e arrivare a un sistema di produzione ‘zero-waste’ (letteralmente, ‘zero rifiuti’). Con una produzione annuale di 7-8 milioni di metri annuali, l’azienda annovera 25 brevetti, 17 trademark e più di 9mila disegni registrati. Socio della Ellen MacArthur Foundation, che ha sede a Chicago e intende promuovere programmi di economia circolare in tutto il mondo, Manteco ha ricevuto, nel 2024, il riconoscimento "The climate project of the year". Il premio, assegnato nell’ambito della quarta edizione dei ‘Climate and nature impact Awards’ di Textile Exchange, intende valorizzare le aziende che, nel settore della moda e del tessile-abbigliamento, si impegnano a fondo per accelerare gli impatti positivi sul clima e, più in generale, sul benessere del pianeta. All’ultima edizione di Milano Unica, il salone italiano del tessile (tenutosi dal 4 al 6 febbraio a Fiera Milano Rho), Manteco ha arricchito l’ormai consueta ‘Experience area’ del suo stand proponendo un viaggio interattivo con cui ha ripercorso la lunga storia dell’arte delle armature tessili e celebrato, al contempo, la continua innovazione di design dell’azienda.

I frequentatori della fiera potevano persino creare, con le proprie mani, alcuni intrecci di trama e ordito che Manteco utilizza regolarmente nelle proprie collezioni. Inoltre, un microscopio consentiva di immergersi nell’armatura di vari tessuti. Infine, l’azienda pratese ha presentato un progetto, realizzato in collaborazione con Shima Seiki Italia e il designer Arman Avetikyan, che intende esplorare i confini della moda circolare. Ne è scaturito ‘CircularKnit’, un capo di maglieria 100% riciclato, 100% riciclabile e 100% zero-waste, realizzato con il filato Manteco brevettato ‘MWool’: una nuova generazione di lana riciclata, prodotta interamente con materiali post-consumo e pre-consumo.