Martedì 11 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Liquirizia Amarelli punta sull’export:: "Molti estimatori nel nord Europa"

RICAVARE L’ORO da una pianta infestante. È questa la sfida che la Amarelli di Rossano Calabro (Cosenza) sta vincendo dal...

RICAVARE L’ORO da una pianta infestante. È questa la sfida che la Amarelli di Rossano Calabro (Cosenza) sta vincendo dal...

RICAVARE L’ORO da una pianta infestante. È questa la sfida che la Amarelli di Rossano Calabro (Cosenza) sta vincendo dal...

RICAVARE L’ORO da una pianta infestante. È questa la sfida che la Amarelli di Rossano Calabro (Cosenza) sta vincendo dal 1500 grazie alla lavorazione della liquirizia. Che altro non è se non l’estrazione di un succo da una radice che occorre tagliare senza però estirpare la pianta che deve continuare a riprodursi affinché possa proseguire il suo utilizzo. Una pianta che, per il resto, non vale nulla, se non come infestante, e prolifera tra Calabria e Sicilia, tra l’Abruzzo e la Turchia. Una lunga storia fatta di passione, cultura, impresa e tradizione che affonda le sue radici a Rossano, nella terra di Calabria. Antichi documenti attestano che già intorno al 1500 la famiglia Amarelli commercializzava i rami sotterranei di una pianta che tutt’ora cresce in abbondanza nei suoi latifondi: la liquirizia, dall’allettante nome scientifico di Glycyrrhiza Glabra, cioè radice dolce. Nel 1731, per valorizzare al massimo l’impiego di questo prodotto tipico della costa ionica, gli Amarelli fondarono un impianto proto-industriale, detto "concio", per l’estrazione del succo dalle radici di questa benefica pianta. Nascono così le liquirizie, nere, brillanti, seducenti, gioia dei bambini, ma anche, soprattutto, di adulti che amano i piaceri di una vita sana e naturale. Da allora, la famiglia Amarelli, mantenendo intatto il gusto di questo prodotto unico della tradizione dolciaria Italiana, ha dovuto superare tre secoli di costanti e radicali trasformazioni, solo il forte approccio innovativo, comune a tutti nelle undici generazioni che si sono succedute nella gestione dell’azienda, ha reso possibile questo piccolo miracolo di persistenza.

Negli archivi della famiglia una storia di grandi e piccole innovazioni dai consorzi antelitteram per la vendita all’estero, al marketing differenziato per Paese con la liquirizia "lealmair" anagramma del nome amarelli, dai libri contabili editi a stampa all’istallazione, per primi nel proprio settore, di una caldaia a vapore, ai computer agli inizi degli anni ottanta, fino al primo website che andò online nel 1996 a solo un anno dalla liberalizzazione di internet. Per raccontare questa storia davvero unica, la famiglia ha aperto, nell’antico palazzo sede dell’azienda, il Museo della liquirizia "Giorgio Amarelli" che ha ottenuto nel novembre 2001, il "Premio Guggenheim Impresa & Cultura". Incisioni, documenti, libri, foto d’epoca ma anche attrezzi agricoli, oggetti quotidiani e splendidi abiti antichi a testimoniare la vita di una famiglia, che valorizza i rami sotterranei delle piante di liquirizia che crescono spontanee sulla costa ionica, e che diventano il palcoscenico di un museo unico al mondo.

Il grande spazio del "Concio" (nella foto in basso), risalente al 1731, rende perfettamente l’idea dello scorrere del tempo tra passato e presente. Una passione, quella per la liquirizia, che è anche un business. Nel 2024 la Amarelli chiuderà con circa 5 milioni di ricavi dando lavoro ad una quarantina di addetti. I suoi prodotti varcano i confini di 27 Paesi esteri e sono soprattutto quelli nordici a dare soddisfazione all’azienda di Rossano. "Il nostro prodotto – spiega l’amministratore delegato Fortunato Amarelli (nella foto) che guida l’azienda insieme alla sorella Margherita, che si dedica al marketing e a Pina Amarelli, presidente e responsabile delle pubbliche relazioni – è molto amato nei Paesi nordici, Danimarca, Finlandia e Svezia in testa che amano in particolare le nostre piccole, e uniche sul mercato, caramelle di pura liquirizia. Un sapore forte e persistente che resta poi per tutta la giornata che strega anche gli inglesi che trovano i nostri prodotti nei prestigiosi magazzini Harrods".

Attualmente, l’export dell’azienda vale tra il 25 e il 20% dei ricavi e si punta a farlo crescere anche se la liquirizia pura è un prodotto da amatori che non può crescere in maniera esponenziale senza diversificare il prodotto. E allora in casa Amarelli si è deciso di allargare la gamma inserendo la liquirizia nei prodotti che non ti aspetti come gli amaretti di Sassello, alla liquirizia appunto, che stanno avendo un buon successo; oppure ai panettoni alla liquirizia o alle specialità cioccolato e liquirizia. Ma si sta osando anche su terreni che escono dall’ambito del "dolce" tentando la strada dei tagliolini alla liquirizia e anche della birra alla liquirizia che ha un suo pubblico appassionato.

Nulla a che vedere, naturalmente, con i prodotti a base di liquirizia, le caramelle che normalmente si trovano sui banchi dei negozi e della Gdo, che hanno il "gusto" della liquirizia e del pregevole estratto dalla radice hanno sì e no il 10% del peso complessivo.

Ma il prodotto Amarelli è iconico e i collezionisti mondiali di cose antiche si sono scatenati alla ricerca delle prime scatole metalliche che contenevano le caramelle di liquirizia Amarelli vendute in 8.000 tabaccherie dei 27 Stati europei e sembra che il loro valore abbia superato i 500 euro per scatola. L’azienda resta saldamente nelle mani della famiglia. "Siamo alla 12esima generazione e ora – spiega Fortunato Amarelli – sta per entrare la tredicesima composta da 9 tra ragazze e ragazze. Vediamo chi deciderà di continuare a lavorare in azienda. Per ora non abbiamo mai fatto ricorso a soci esterni, a finanziatori o fondi di investimento. Ma naturalmente, mai dire mai; tutto dipende dalla volontà e dalla passione della famiglia Amarelli e quindi siamo aperti a qualsiasi tipo di soluzione. L’importante è che la nostra traduzione produttiva possa continuare. Il mercato c’è e ci premia e noi facciamo di tutto per cavalcare l’innovazione e metterla al servizio del nostro sapere lavorare la liquirizia come pochi al mondo", conclude Fortunato Amarelli.