IL SENSO DELL’OPERAZIONE è riassunto nella visione prospettica dell’ad di Nadara, Toni Volpe (nella foto): "Il nostro nuovo posizionamento consente di affermarci come uno dei più grandi player indipendenti di energia rinnovabile in Europa, permettendoci al contempo di avere la flessibilità e l’agilità per crescere in modo ancora più efficiente". Nadara è una nuova realtà nata dall’unione di Ventient Energy e Renantis e presentata al mercato lo scorso 3 luglio. Con i suoi oltre 4,2 GW di capacità installata, i suoi circa 200 impianti, tra eolici, solari, a biomassa e sistemi di accumulo energetico, sia in Europa sia negli Stati Uniti, e i suoi 1.000 dipendenti, è il più grande produttore indipendente di energia eolica onshore in Europa. L’organizzazione dispone di una forte e consolidata expertise in- house trentennale nello sviluppo e gestione della sua pipeline di progetti.
Volpe, cosa vi ha spinto a dar vita a Nadara?
"Negli ultimi anni, grazie alle nostre oculate operazioni di investimento lato tecnologico, infrastrutturale e locale, ci siamo progressivamente affermati come uno dei principali attori nel settore delle energie rinnovabili sia a livello nazionale sia europeo. Tuttavia, le recenti problematiche economiche, energetiche e geopolitiche hanno evidenziato la necessità di dare vita ad una nuova realtà industriale che, grazie al suo solido know-how, al suo track record positivo e alla sua spiccata internazionalizzazione, possa non solo competere con gli altri gruppi europei ma anche condurre verso pratiche più efficienti e innovative il suo settore".
Da dove deriva il nuovo nome?
"Il nome della nuova organizzazione, Nadara, trae ispirazione dalla parola gaelica scozzese Nàdarra, che significa “naturale“. Questa scelta non è solo simbolica, bensì incarna l’essenza stessa dell’energia che sviluppiamo, deteniamo e gestiamo attraverso i nostri impianti".
La vostra attuale capacità produttiva?
"Nadara ha una capacità installata di 4,2 GW, distribuita in circa 200 impianti tra eolici, solari, a biomassa e sistemi di accumulo energetico, sia in Europa sia negli Stati Uniti. In Italia, attualmente abbiamo 300 MW operativi (inclusi i cantieri che apriranno a breve) e sono previsti ulteriori 400 MW nei prossimi anni. La nostra pipeline nei progetti operativi, invece, è di 18 GW".
Quali sono i vostri obiettivi futuri in termini di produzione energetica?
"I nostri obiettivi sono ambiziosi e ben definiti, con un orizzonte temporale di 3-5 anni e una visione proiettata al 2030, entro la quale puntiamo a raddoppiare la nostra capacità installata, portandola dagli attuali 4,2 GW a circa 8 GW. Questo incremento sarà sostenuto dalla realizzazione e valorizzazione di una pipeline da 18 GW strategicamente pianificata, che ci permetterà di creare valore significativo, sostenibile e duraturo nel tempo e di massimizzare, al contempo, il valore del portafoglio esistente per gli stakeholder".
E a livello di pipeline, invece?
"I nostri obiettivi futuri si concentrano sia sulla valorizzazione degli asset esistenti, tramite repowering, estensione della vita degli impianti e ibridazione, sia sulla creazione di valore dalla pipeline, investendo in progetti che aumentino la capacità produttiva e siano economicamente ottimali e tecnologicamente avanzati".
Quali saranno gli elementi più rilevanti del vostro nuovo posizionamento?
"Nadara non sarà solo un gigante industriale, ma un pioniere della sostenibilità capace di contribuire attivamente alla lotta contro il cambiamento climatico e all’indipendenza energetica dei vari Paesi. Il nostro obiettivo è chiaro: vogliamo fare la differenza nel settore delle energie rinnovabili, promuovendo un futuro sostenibile per le generazioni future e crediamo che Nadara possa rappresentare una risposta concreta a questa sfida globale".
I vostri principali mercati di riferimento, oltre all’Italia?
"A livello internazionale, operiamo in dieci Paesi europei e negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, vantiamo una capacità installata di circa 1,1 GW, mentre in Portogallo circa 1 GW. In Spagna e Francia, le nostre capacità installate sono rispettivamente di circa 600 MW e 500 MW. Abbiamo anche una presenza minore in Belgio, Germania, Finlandia, Svezia e Norvegia".
Quali, secondo lei, i principali ostacoli per gli operatori del settore?
"Ritengo che i principali ostacoli siano essenzialmente due. In primis, la mancanza di certezze riguardo all’individuazione di spazi idonei, che reputo cruciale, altrimenti diventa difficile pianificare e investire in progetti a lungo termine. Il secondo, invece, riguarda il nodo dei processi autorizzativi. Il decreto legislativo del 2003, che regola attualmente il settore, non è stato ancora adeguatamente aggiornato per riflettere le nuove esigenze e le tecnologie emergenti. L’adozione di linee guida specifiche è assolutamente essenziale per fornire ai nostri investitori, e a tutto il settore, regole chiare e prevedibili che facilitino lo sviluppo di progetti sostenibili e rispettosi dell’ambiente".
Come si possono superare questi ostacoli?
"Bisogna agire su quattro livelli: comunicativo, legislativo, innovativo e di pianificazione infrastrutturale. Non è possibile trascurare l’importanza di coinvolgere attivamente le comunità locali. È fondamentale che i progetti siano accettati e supportati dalle comunità in cui vengono sviluppati, per evitare ostilità e ritardi nell’implementazione. Inoltre, è necessario un impegno da parte delle istituzioni per aggiornare e snellire il quadro normativo. Ed è cruciale promuovere la ricerca e l’innovazione tecnologica per permettere alle imprese del settore di assumere e valorizzare persone competenti capaci davvero di “dire la propria” e apportare significativi miglioramenti. Infine, facilitare una pianificazione spaziale che ottimizzi l’utilizzo delle risorse marine in modo sostenibile e armonioso con altre attività economiche è di vitale importanza".