Martedì 16 Luglio 2024

Lavorare da sarti negli atelier: il futuro si cuce dietro le sbarre

Il progetto 'Made in Rebibbia. Ricuciamolo insieme' offre detenuti la possibilità di reinventare il futuro attraverso la sartoria, con il supporto di Bmw Roma e l'Accademia dei sartori. La sfilata di fine corso ha mostrato il talento e il percorso di recupero di otto partecipanti, con uno di loro già reinserito nel settore.

Lavorare da sarti negli atelier: il futuro si cuce dietro le sbarre

Lavorare da sarti negli atelier: il futuro si cuce dietro le sbarre

OFFRIRE A CHI PARTECIPA una seconda chance, l’opportunità di reinventare il proprio futuro grazie alla creatività. È il principale obiettivo del bel progetto ‘Made in Rebibbia. Ricuciamolo insieme’, giunto quest’anno alla sesta edizione: un’iniziativa che sposa la tradizione sartoriale italiana, attraverso una collaborazione tra Bmw Roma, l’Accademia nazionale dei sartori e il carcere di Rebibbia. Il 26 giugno, nell’area verde del nuovo complesso dell’istituto penitenziario, si è svolta la sfilata di fine anno del corso di sartoria. In passerella hanno sfilato le creazioni estive e invernali realizzate dagli otto partecipanti a ‘Made in Rebibbia’, capi nei quali si racchiude la proposta stilistica del laboratorio di alta sartoria, sotto la guida esperta del maestro sarto Sebastiano Di Rienzo, ex presidente e maestro storico dell’Accademia nazionale dei sartori. Trenta pezzi unici - giacche, gilet, pantaloni e cappotti - testimoniano il percorso compiuto dagli otto allievi verso la dignità e il riscatto. Seicentocinquanta ore di lezione nell’ambito di un corso di alta sartoria maschile della durata di otto mesi: il cammino intrapreso da ‘Made in Rebibbia’ è un chiaro segnale della volontà di contribuire al reinserimento sociale attraverso la formazione di figure professionali in grado di rispondere alle richieste ed esigenze avanzate dal mercato. Un esempio recente della validità di questo percorso è il completo reinserimento di uno dei detenuti, che ora lavora a tempo pieno nel noto atelier di alta sartoria ‘Ilario’, a Roma.

"Made in Rebibbia – ha dichiarato il general manager di Bmw Roma, Salvatore Nicola Nanni - ha un claim che ci piace molto: ‘Ricuciamolo insieme’. L’idea di essere parte di un’iniziativa orientata ad aiutare le persone a reinserirsi nella società è costitutiva dell’idea stessa di inclusione sociale. ‘Il lavoro nobilita l’uomo’ è un proverbio famoso, attribuito al famoso scienziato Charles Darwin. Potremmo trasformarlo, per questa occasione, in ‘il lavoro nobilita le seconde opportunità’, quelle che ognuno di noi ha diritto di avere dopo aver commesso degli errori e averne pagato il giusto prezzo. In questo senso – ha poi proseguito Nanni – ritengo che la bellezza e la cultura, intrinseche al progetto ‘Made in Rebibbia’, abbiano un ruolo straordinario nel percorso di recupero delle persone. Educare - o rieducare - al bello aiuta a vedere l’esistenza da una prospettiva differente, con un orizzonte finalmente diverso".

Alla sfilata-evento del 26 giugno erano presenti, oltre a un gruppo di detenuti (per l’occasione, anche indossatori dei loro abiti) e ai rappresentanti dell’Accademia nazionale dei sartori, il presidente e amministratore delegato di Bmw Italia Massimiliano Di Silvestre, l’ad di Bmw Roma Salvatore Nicola Nanni, la direttrice della casa circondariale di Rebibbia, Alessia Rampazzi, le massime autorità dell’amministrazione penitenziaria e l’assessore del comune di Roma a ‘Moda, grandi eventi, sport e turismo’, Alessandro Onorato. C’erano anche le famiglie dei reclusi coinvolti nel progetto. Nato nel 2017 da un’idea dell’ex presidente dell’accademia, il maestro Ilario Piscioneri, ‘Made in Rebibbia’ intende offrire alle persone detenute l’opportunità di acquisire competenze professionali altamente spendibili, apprendendo l’arte del cucito, così da trovare lavoro in un laboratorio sartoriale una volta concluso il periodo di detenzione.

"Ho scontato nove anni di reclusione. Sono finito dietro le sbarre a 27 anni e ne sono uscito a 36. Grazie al corso di taglio e cucito fatto in carcere sono riuscito a diventare un sarto e a lavorare nell’atelier Piscioneri", racconta il 37enne Manuel Zumpano. "La maggior parte delle persone qui non ha una prospettiva - continua l’ex detenuto -, non sa da dove e in che modo ripartire. Ma il carcere è molto triste, per cui è importante fare cose, studiare: tenersi occupati, insomma. Io ho conseguito prima il diploma di ragioneria (facendo tre anni in uno) e poi la laurea in scienze motorie. Tutto questo ancora prima di seguire il corso di sartoria. È fondamentale frequentare corsi di formazione e imparare un mestiere, perché, altrimenti, il rischio è di riprendere a delinquere, già all’indomani dell’uscita dal carcere". "Il pregiudizio lo vivo sulla mia pelle - prosegue Manuel -: la gente pensa che noi detenuti siamo come dei mostri. Io sono pentito di aver commesso errori gravi, che ho pagato, ma sono orgoglioso del mio percorso. Con la forza di volontà è possibile cambiare, sempre. Il messaggio per gli altri che restano è che dobbiamo cogliere la possibilità di cambiare vita ogni volta che ci viene offerta".

L’iniziativa - resa possibile grazie a una collaborazione consolidata tra l’Accademia nazionale dei sartori, guidata dal presidente Gaetano Aloisio, e l’Istituto penitenziario di Rebibbia-Nuovo complesso ’Raffaele Cinotti’ (1.560 detenuti) - è supportata da Bmw Roma ed è in linea con SpecialMente, il programma di responsabilità sociale d’impresa voluto da Bmw Italia. La storica drapperia biellese Vitale Barberis Canonico ha fornito i tessuti per la realizzazione delle creazioni.