Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

La tecnologia indossabile che inganna gli algoritmi

Rachele Didero, fondatrice di Cap_able, affronta la questione della privacy nel fashion tech, proponendo abbigliamento anti-riconoscimento biometrico. La startup si propone come leader globale nella protezione dell'identità e della privacy.

Rachele Didero, fondatrice di Cap_able, affronta la questione della privacy nel fashion tech, proponendo abbigliamento anti-riconoscimento biometrico. La startup si propone come leader globale nella protezione dell'identità e della privacy.

Rachele Didero, fondatrice di Cap_able, affronta la questione della privacy nel fashion tech, proponendo abbigliamento anti-riconoscimento biometrico. La startup si propone come leader globale nella protezione dell'identità e della privacy.

"IN UN MONDO in cui i dati sono la più grande risorsa economica, Cap_able affronta la questione della privacy, aprendo la discussione sull’importanza della protezione dall’uso improprio delle telecamere di riconoscimento biometrico". Sono le parole di Rachele Didero (nella foto in alto), 28 anni, fondatrice e ceo di Cap_able, startup nel mondo del fashion tech. Un settore in forte crescita: gli investimenti nel segmento hanno registrato un incremento del 18% annuo, passando dai cinque miliardi di dollari del 2016 ai 41,7 miliardi nel 2022, emerge da una ricerca condotta dal Sole 24 Ore. Anche in Italia il settore è in decisivo sviluppo, con 46 investimenti avvenuti nel periodo 2020-2022 per un ammontare complessivo di 70 milioni di euro. Negli ultimi anni, infatti, il rapido avanzare dei processi tecnologici ha indubbiamente cambiato il volto dell’industria della moda. Ma cosa c’entrano i vestiti con la tutela della privacy?

"Ogni mattina, appena ci svegliamo scegliamo gli abiti da indossare, che ci accompagneranno per tutta la giornata e che rappresentano la nostra immagine nel mondo, nelle interazioni con gli altri". Per Didero, si tratta della prima azione consapevole di comunicazione che compiamo, una scelta che può farsi veicolo dei nostri valori, diritti umani inclusi. E camminando per strada, salendo sui mezzi, pubblicando foto sui social, i nostri volti vengono continuamente intercettati da dispositivi durante la giornata, senza nemmeno accorgercene. In questo modo, le nostre immagini e i nostri dati biometrici vengono costantemente registrati. Ma dove finiscono? Chi le userà? E a che scopo? Generalmente non sappiamo rispondere a queste domande. E secondo Rachele Didero, questo fatto ci dovrebbe preoccupare di più.

Nel 2021 la giovane designer ha brevettato, in co-proprietà con la sua alma mater, il Politecnico di Milano, il cosiddetto ’adversarial knitted textile’: un metodo che consente di ottenere un tessuto di maglia che riproduce una ’immagine avversaria’, capace di ingannare i sistemi informatici di riconoscimento facciale. Didero ha messo alla prova la sua creazione contro Yolo, il più avanzato sistema di riconoscimento di oggetti in tempo reale: il tessuto, infatti, era in grado di ingannare l’algoritmo che, invece di una persona, rilevava la presenza di giraffi, zebre o cani.

Il progetto si trasforma in una startup nel 2022, quando Didero fonda Capable srl insieme alla business development manager Federica Busani, anche lei piemontese, classe 1996. Qui Didero prototipa la prima collezione di abbigliamento usando l’adversarial knitted textile, la Collezione Manifesto. "L’obiettivo di Manifesto è quello di sensibilizzare le persone sul diritto alla privacy e sulla tutela dei dati biometrici, una questione spesso sottovalutata nonostante riguardi la maggior parte dei cittadini di tutto il mondo. Il valore di questo progetto è duplice: il capo non è solo uno scudo contro il riconoscimento biometrico, ma è anche e soprattutto un manifesto che intende stimolare il dibattito sull’importanza della protezione dall’uso improprio delle telecamere del riconoscimento facciale", spiega la founder e ceo. E stare al passo con la rapida evoluzione degli strumenti di intelligenza artificiale non spaventa il team di Cap_able, anzi. "È una sfida che accogliamo con entusiasmo – continua Rachele Didero –. Grazie alla nostra cultura aziendale che valorizza la ricerca continua e la collaborazione interdisciplinare, siamo in grado di adattarci rapidamente ai cambiamenti tecnologici e di innovare costantemente per mantenere il nostro vantaggio competitivo".

I capi realizzati con questa tecnologia – pantaloni, maglioni, t-shirt e vestiti unisex – al momento hanno un prezzo che va da 415 a 670 euro, quindi non sono particolarmente accessibili. Ma il tempo investito nella ricerca, le materie prime di qualità e la produzione in Italia costano, per non parlare del valore che si dà alla tutela della propria privacy. "Tuttavia, la nostra visione a lungo termine include la possibilità di rendere i nostri prodotti più accessibili – spiega Didero – attraverso l’utilizzo di lavorazioni tessuti che occupano meno tempo, economie di scala e potenziali collaborazioni con partner strategici, senza compromettere la qualità e l’efficacia".

Oltre a essere altamente innovativi, i prodotti di Cap_able sono anche sostenibili. "Per noi essere sostenibili significa più di usare materiali ecologici – afferma la ceo –; riguarda l’intero ciclo di vita del prodotto. Dalla selezione delle materie prime alla produzione in Italia, ci impegniamo a minimizzare l’impatto ambientale, mantenendo al contempo standard etici elevati". Ad esempio, l’azienda usa solo cotone proveniente da fornitori certificati dalla Better Cotton Initiative e dalla Cotton Egypt Association.

Per quanto riguarda il futuro, l’imprenditrice ha una visione chiara per Cap_able. "Nei prossimi anni, vedo Cap_able affermarsi come leader globale nella protezione dell’identità e della privacy attraverso soluzioni fisiche avanzate", afferma Didero. "Il nostro prossimo passo è espandere la nostra presenza in settori strategici come la moda, l’automotive e la sicurezza, continuando a sviluppare tecnologie che proteggano le persone e i loro dati in un mondo sempre più sorvegliato".