LA PARABOLA di Dora Bruschi – storica azienda cosmetica nata a Firenze nel 1934 – si intreccia con le scelte di vita della fondatrice, Berta Casamenti. Scelte audaci, quanto poco convenzionali per l’epoca. Classe 1902 e grinta da vendere, Berta, non ancora ventenne, lasciò l’Italia alla volta di Parigi, per frequentare la rinomata scuola di estetica di Helena Rubinstein. Tornata in patria, la passione per i cosmetici– ispirata al modello imprenditoriale francese – ebbe la meglio. Decise quindi di cominciare a produrre creme, prima a Genova, poi a Firenze, etichettandole con il nome Dora. Un omaggio – rivelò in seguito – alla danzatrice Isadora Duncan, icona della nascente emancipazione femminile. Bruschi era invece il cognome del marito, prematuramente scomparso. I prodotti – preparati con le formule ’segrete’ ricevute dalla Rubinstein – che in questo modo, pare, volle omaggiare al termine degli studi la promettente allieva – divennero in breve richiesti da numerose star di quegli anni, tra cui Giulietta Masina, Sylva Koscina e Sophia Loren. Dopo la morte del coniuge, Berta diventò la compagna di un dirigente della Banca d’Italia che l’aiutò a espandere il business, aprendo a Firenze e a Roma i primi istituti d’estetica e le scuole per estetiste a Milano, Napoli, Palermo e Genova.
Quest’anno Dora Bruschi festeggia i suo primi 90 anni di attività. Mario Salvatori e Arcangelo D’Onofrio (nella foto in alto) – manager con esperienza trentennale nel beauty e nel luxury in diversi Paesi del mondo – hanno raccolto nel 2022 il timone dell’azienda dalla terza generazione di eredi di Berta.
"Abbiamo avuto l’opportunità di acquisire un patrimonio di formule d’eccellenza – sottolinea Salvatori – messe a punto dalla stessa fondatrice. Formule che restano ancora oggi la base dei prodotti. L’unicità delle nostre creme è il risultato di una forte artigianalità farmaceutica, di un’incessante vocazione alla ricerca e allo sviluppo e di una tecnologia che consente di lavorare i principi attivi e gli eccipienti con metodi che ne preservano la naturalezza".
Anche il marchio riprodotto sulle confezioni richiama la storia, ormai quasi secolare dell’azienda. "Dorabruschi, scritto attaccato, è esattamente come si firmava Berta Casamenti", spiega Salvatori. La fabbrica della bellezza vive ancora nel Borgo di San Lorenzo, nel cuore di Firenze. Un laboratorio proiettato verso il futuro con un occhio sempre rivolto al prestigioso passato. "Siamo consapevoli – prosegue – che il successo negli anni di Dora Bruschi è legato alla coerenza totale ai valori dell’azienda. Qualità delle materie prime, l’eccellenza delle formule e il rispetto del consumatore. Una coerenza che intendiamo perseguire fermamente".
Dora Bruschi ha anche a cuore la sostenibilità e i metodi di produzione cruelty free. "Le confezioni di molti dei nostri prodotti – prosegue l’imprenditore – sono riutilizzabili. Gli astucci sono fatti con materiale riciclato al 100%. Nello sviluppo del pack primario prediligiamo, dove possibile, il vetro o la plastica eco-friendly. Abbiamo eliminato i foglietti interni per ridurre lo spreco di carta, stampando le informazioni direttamente sulle scatole. I consumatori possono inoltre acquistare le ricariche di alcuni articoli makecare abbattendo notevolmente i costi, a beneficio di ambiente e portafoglio. I sistemi che utilizziamo per ricavare la bava di lumaca, tra gli ingredienti principali delle creme, rispettano l’integrità e sono attenti al benessere dell’animale, a differenza di quanto avviene spesso all’estero. Le ’nostre’ lumache vengono allevate all’aperto, da un’impresa agro-alimentare situata in Toscana".
L’azienda commercializza essenzialmente due linee di prodotto: una gamma utilizzata per lo skin care e un’altra dedicata al make up. "ll segreto è nelle formule – svela Salvatori –: le creme come si facevano una volta ma potenziate per renderle ancora più efficaci grazie all’utilizzo di alcuni componenti. Oltre alla bava di lumaca, ci sono l’acido ialuronico a tre pesi molecolari, il succo d’aloe spremuto a freddo, tecnica che consente di preservare maggiormente i principi attivi, il collagene marino, ecologico e sostenibile perché proveniente dalla pelle o dalle lische di pesce, parti normalmente scartate dall’industria alimentare. Come Dora Bruschi privilegiamo quello estratto dalle squame di pesci della famiglia del merluzzo, in quanto più dermoaffine e quindi meglio assorbito dalla pelle".
Il futuro di Dora Bruschi è nel segno dell’export. "Abbiamo intenzione di penetrare i mercati del Medioriente, degli Stati Uniti e dell’Oriente. Il 2025 sarà un anno per noi legato all’espansione. Puntiamo sull’efficacia e la qualità del mix dei principi attivi dei nostri prodotti e sull’italianità che caratterizza il marchio, che continua ad avere un grosso appeal all’estero, anche nel settore della cosmetica. Altro obiettivo, intraprendere la produzione conto terzi. Ci attendono mesi molto impegnativi".