Lunedì 9 Settembre 2024

"La ceramica più forte della crisi: l’export vola al 75%"

La ceramica italiana affronta crisi internazionali e la fine del Superbonus. Il presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi, sottolinea la riduzione delle vendite nel primo trimestre 2024 e l'importanza dell'export. L'occupazione tiene grazie agli investimenti, ma si temono riflessi negativi. L'energia e gli Ets sono nodi cruciali da risolvere per il settore.

"La ceramica più forte della crisi: l’export vola al 75%"

La ceramica italiana affronta crisi internazionali e la fine del Superbonus. Il presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi, sottolinea la riduzione delle vendite nel primo trimestre 2024 e l'importanza dell'export. L'occupazione tiene grazie agli investimenti, ma si temono riflessi negativi. L'energia e gli Ets sono nodi cruciali da risolvere per il settore.

"LA CERAMICA STA RISENTENDO delle gravi crisi che perdurano a livello internazionale e della conclusione del Superbonus sul mercato nazionale. Per un settore così fortemente orientato all’export, è indispensabile che nel commercio internazionale vi sia uniformità di regole tra tutti i Paesi, da ripristinarsi anche attraverso il ricorso a dazi. Necessario un cambio di marcia nella politica energetica, in grado di riformare il sistema Ets e di superare i differenziali negativi esistenti con gli altri Paesi europei". Il presidente di Confindustria Ceramica, Augusto Ciarrocchi (nella foto a destra), fa il punto sulla situazione delle imprese del comparto.

Presidente Ciarrocchi, come sta andando nella prima parte del 2024 l’industria della ceramica italiana?

"Nel primo trimestre 2024 le vendite del comparto delle piastrelle si sono ridotte del -2% in quantità rispetto all’anno scorso, con una flessione a valore del 7%. È chiaro che il Superbonus aveva drogato il mercato interno, che ora inevitabilmente risente di una pausa di riflessione. Un segno negativo che fa meno paura rispetto al calo a doppia cifra del 2023, registrato questo dopo la vigorosa ripresa nel periodo post pandemico. Una dimostrazione della capacità delle nostre imprese di rispondere alle richieste dei mercati, allora come anche oggi – qualora il contesto generale lo consentirà".

Quanti sono gli addetti occupati? Si temono riflessi della congiuntura negativa sui livelli occupazionali?

"L’occupazione nell’intera industria ceramica nazionale, che supera i 26.000 addetti diretti e a cui va aggiunto un forte indotto nei distretti dell’Emilia-Romagna e del Lazio, sta tenendo grazie agli investimenti fatti ed al ricorso, in alcuni casi, agli ammortizzatori sociali. I rischi veri provengono da politiche ideologiche come quelle che ha portato in questi anni all’attuazione del Green Deal europeo".

Quanto pesa l’export? Quali sono i mercati più interessanti per la ceramica italiana?

"L’export incide mediamente per il 75% sul totale, con una punta superiore all’80% nel comparto piastrelle. Francia, Germania e Stati Uniti sono i mercati più rilevanti, seguiti dal resto della Ue e dai Paesi del Golfo. Nei primi tre mesi 2024 l’export verso gli Stati Uniti è aumentato del 18,5% in volume e del 12,8% in euro. Sul quadro generale pesano le tante incertezze geopolitiche, dal conflitto in Ucraina alle elezioni presidenziali negli Usa e questo non aiuta. L’appuntamento di fine settembre a Cersaie assume una grande rilevanza perché ci darà la possibilità di incontrare a Bologna la nostra miglior clientela internazionale".

Quanta ricerca e innovazione si fa nell’industria ceramica italiana?

"Le aziende non possono permettersi il lusso di non investire perché ricerca ed innovazione sono da sempre le strade obbligate per mantenere la leadership nel mondo. Il problema è che gli investimenti costano ed è indispensabile proteggere i nostri volumi produttivi perché solo così potremo dare continuità agli stessi. Ci confrontiamo quotidianamente con Paesi, come l’India, che insidiano le nostre quote sul mercato europeo, dove il 7% di aliquota dei dazi antidumping è assolutamente insufficiente. Negli Stati Uniti, l’attuale discussione sulle aliquote antidumping ed anti aiuti di Stato si sta orientando verso una forchetta compresa tra il 328% ed il 489%.

Il problema dell’energia resta centrale. Quali sono le azioni di maggior rilievo?

"La fase di emergenza energetica era stata affrontata dal Governo Draghi e dall’attuale con incisivi provvedimenti, quali i crediti di imposta e, su un piano più strutturale, dalla Gas Release, per la valorizzazione del metano nazionale, e dalla Energy Release, per lo sviluppo delle energie rinnovabili da parte delle imprese a fronte di una anticipazione di energia elettrica a costi contenuti. Questi provvedimenti sono legge da tempo, ma manca ancora il quadro completo dei decreti attuativi".

Quanto costa il caro energia all’intero comparto ceramico italiano?

"Rispetto ai picchi del 2022, oggi le quotazioni del metano rimangono su valori più che doppi rispetto alla media storica, con pesanti impatti sul miliardo e mezzo di metri cubi complessivi consumati dalla ceramica. Il problema centrale è nel differenziale dei valori. L’energia elettrica in Italia costa 95 euro/MWh, rispetto ai 40 di Spagna e Portogallo e ai 67 della Germania. Incrementi e gap sono assorbiti in parte nei prezzi di vendita mentre i margini delle imprese continuano ad erodersi, cosa che non aiuta un settore che vuole continuare a investire".

C’è poi il problema degli Ets. Cosa chiede il comparto al governo e all’Europa?

"Il nostro impegno per la sostenibilità è convinto, anche se va ripetuto con chiarezza che il sistema degli Ets – appesantito dalla speculazione finanziaria – non risolve il problema dell’inquinamento, anzi, alza i rischi di delocalizzare le produzioni dove i costi e l’attenzione all’ambiente sono minori. Per chi oggi non ha alternative all’uso del gas metano, Ets è una tassa che sottrae risorse agli investimenti e che preclude l’accesso agli incentivi 5.0 per la decarbonizzazione. Auspichiamo che il Governo chieda alle nuove istituzioni europee significative modifiche al sistema".