Martedì 16 Luglio 2024
ANNALISA ANGELICI
Made in Italy

Imbarcazioni per carabinieri e vigili del fuoco: la storia di SteMar

L'azienda umbra SteMar Composite Technology, fondata da Alessandro Marcelli, ha sviluppato tecnologie marine avanzate e sostenibili, diventando leader nel settore e fornendo imbarcazioni a enti come la Marina Militare e la Guardia Costiera.

Imbarcazioni per carabinieri e vigili del fuoco: la storia di SteMar

Imbarcazioni per carabinieri e vigili del fuoco: la storia di SteMar

LA TECNOLOGIA del mare, quella più avanzata e performante, nella regione dove il mare non c’è. Perché l’azienda SteMar Composite Tecnology ha la sua “base“, il suo cuore pulsante in Umbria, zona industriale di San Liberato, a Narni. Fondatore, legale rappresentante e responsabile dell’azienda è Alessandro Marcelli (nella foto sotto), della famiglia Marcelli che nel Ternano vuol dire “fare impresa“. Il direttore tecnico è Mirco Massarelli, direttore commerciale è Matteo Mariani.

Marcelli, partiamo da qui, dalla storia...

"Sono un imprenditore di quarta generazione. Il mio bisnonno ha iniziato 144 anni fa, nel 1880. Poi mio nonno, mio padre e ora io, anche se la mia è un’attività completamente diversa da quella con cui la mia famiglia ha iniziato. Fino a mio padre, infatti, la mia famiglia si è occupata di vivai, di produzione piante fruttifere, giardinaggio e bonifiche ambientali. Nel 1975 sono entrato anche io nel cuore delle attività aziendali. Poi, per dieci anni, ho lavorato negli Emirati Arabi. Nel 1985, quando sono tornato in Italia, ho preso in mano l’azienda: per vent’anni ho lavorato per stabilizzare la situazione, tra ricomponimento dei debiti e recupero del patrimonio".

E il mare arriva proprio a questo punto, giusto?

"Io e mio figlio, allora bambino, siamo da sempre appassionati di mare. Ci piaceva la pesca. Stanchi di gommoni e gommoncini vari, nel 2005 ci è venuto in mente di fare una barca più grande, per pescare. E abbiamo buttato giù il progetto: un cabinato da otto metri che rispondeva perfettamente alle nostre esigenze. Ma nessuno dei cantieri che interpellammo era disponibile a costruirla. Poi, dietro la casa di Senigallia, individuammo un cantiere: i tecnici spagnoli, inglesi e australiani, impegnati nella realizzazione delle imbarcazioni di coppa del mondo di vela, ci dissero di sì, ’Veniamo da voi e la costruiamo’".

Da lì in poi la nautica è protagonista...

"Esatto. Ho acquistato dalla Regione gli spazi del Centro zootecnico e l’area che era dedicata all’anticamera delle stalle dei bovini è diventata il laboratorio. Lì è nato il nostro prototipo: 8,5 metri cabinati, due motori da 25 cavalli l’uno. E la barca è andata subito molto bene: ottima velocità, con tecnologia superiore al solo uso diportistico. Così abbiamo iniziato a studiare: abbiamo messo a punto e sperimentato la tecnologia, anche grazie all’Università di Terni, Ingegneria dei materiali speciali. Un sistema per realizzare imbarcazioni per uso militare e istituzionale molto performante".

Il passo successivo qual è stato?

"Dovevamo far conosce la nostra idea e siamo andati nei ministeri, dalle forze dell’ordine, dal Dipartimento dei vigili del fuoco. Questi ultimi hanno visto qualcosa di positivo in quello che proponevamo e ci hanno commissionato lavori: abbiamo realizzato barche sottomarine con sensori a bordo che permettono di “leggere“ i fondali. I nostri mezzi sono stati utilizzati nelle operazioni per la Costa Concordia e in occasione di un naufragio a Lampedusa, solo per fare qualche esempio".

Che cosa hanno in più le vostre imbarcazioni?

"Sono carrellabili, possono essere trasportate con facilità su un normale carrello stradale. Poi sono molto leggere e molto performanti. Rispondiamo al bando di gara ma la progettazione la facciamo noi. Le linee di carena, la morbidezza sull’onda: ogni imbarcazione è diversa dalle altre perché ogni richiesta è diversa e ogni settore ha le sue esigenze operative. I sommozzatori dei carabinieri e i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno esigenze diverse: noi dobbiamo interpretarle e trasformale in una barca".

E ci sono i materiali e la tecnologia che usate...

"Utilizziamo tessuti e resine che rendono i nostri materiali unici e all’avanguardia. Come dicevo: le nostre imbarcazioni sono più leggere e più robuste rispetto ai tradizionali Rhib e con consumi inferiori. Abbiamo brevettato tubolari, quelli dei gommoni, per intenderci, con tessuti di carbonio, diversi da quelli realizzati da aria compressa e rivestimento in tessuto. I nostri tubolari hanno un’anima interna di materiale espanso a cellula chiusa rivestito da elastomero che si comporta come fosse materiale plastico e che garantisce resistenza al taglio e alla foratura che gli altri tubolari non hanno. Un materiale che ha un’estrema capacità di essere gestito nel tempo senza intervento, che resiste agli urti e alle lacerazioni. Ma c’è di più: la parte interna dei nostri tubolari può essere sfruttata, è spazio disponibile".

Ma inserirvi nel mercato non è stato facile...

"All’inizio abbiamo avuto difficoltà. Offrivamo un ottimo prodotto a un buon prezzo. Soprattutto sono state le materie prime e il tipo di lavorazione la chiave di volta: abbiamo investito molto sulla formazione, abbiamo sperimentato e studiato per proporre un prodotto diverso, innovativo, che gli altri non proponessero. Ora siamo leader nazionali nel nostro settore e forniamo imbarcazioni a Marina Militare, Guardia Costiera, vigili del fuoco e carabinieri".

Con un occhio all’ambiente...

"Siamo completamente sostenibili. Realizziamo i nostri materiali con un’infusione con sistema sottovuoto, senza alcun genere di immissione in atmosfera. Abbiamo commesse in tutta Italia, siamo diventati con il tempo un’azienda leader nel nostro settore con contratti con la Guardia Costiera e Fincantieri. Quest’ultima ci ha scelto, dopo una lunga selezione, per realizzare mezzi da sbarco che dovranno essere consegnati all’emirato arabo del Qatar".

In quanti lavorano nella sua azienda?

"Venticinque persone, abbiamo incrementato gli addetti pian piano. Parte del personale già lavorava con noi, nel vivaio. Tanta formazione, poi passione e amore per la nostra attività: un’azienda portata avanti con rapporti familiari".