L’INDUSTRIA CARTARIA del distretto Lucchese, tiene rispetto a una crisi generalizzata che sta colpendo altri settori. Una luce all’inizio del tunnel, illumina una prospettiva di tenuta dei mercati anche se non mancano i timori legati a molteplici fattori: i conflitti in corso e il costo dell’energia fanno da padroni, con quest’ultimo che rischia, in assenza di strategie mirate, di trascinare l’industria cartaria in seria difficoltà.
Tiziano Pieretti (nella foto), vicepresidente di Confindustria Toscana Nord con delega all’energia e da alcuni mesi membro della commissione nazionale energia di Confindustria, ha una visione realistica e propone una lettura della situazione con piglio disincantato. L’ottimismo non manca, ma l’analisi dello stato delle cose, Pieretti, lo evidenzia con pragmatismo. "Inizierei da un dato che deve fare ben sperare – afferma Pieretti – e cioè che se il tessile registra il-20%, il cartario con il tissue è andato bene, direi con buone performance restituendo tonicità; ma è innegabile che se un settore che necessita dell’imballaggio va male, anche quel segmento del cartario procede non certo in salute".
Quel segmento, si chiama packaging. "Il settore vive una crisi profonda – prosegue – sebbene vi sia più consapevolezza tra chi compra e produce e questo è un dato significativo; ma è anche vero che vi è una minore quantità di prodotto perché la domanda è debole". L’incertezza aleggia sui mercati ed è una questione globale, non locale. Ma la vera scommessa, impellente, nell’agenda dell’industria cartaria è senza dubbio quella dei prezzi dell’energia. L’Italia batte gli amici tedeschi e francesi, sì, ma in negativo. E questo rappresenta una zavorra, perché l’industria cartaria è energivora per definizione.
"A oggi possiamo dire che nonostante i picchi registrati in quella che definirei come “crisi energetica” del recente passato, oggi i prezzi nel nostro Paese sono calmierati; cito l’ultimo report energia che nell’anno in corso fissa i costi: per l’Italia, 108,17 euro a MW/h, per la Germania 79,34 euro a MW/h e la Francia con 57,98 euro a MW/h; è facile comprendere come il costo dell’energia, che nel comparto cartario incide per il 30 - 40% delle spese, è una fetta consistente e oggi, rispetto al passato, si accentua ancora di più perché nel 2020 queste cifre vedevano l’Italia con il 38, la Germania con il 32 e la Francia con il 30: insomma, non vi era uno spread così importante; noi siamo esportatori e avere dei differenziali così alti significa inficiare la competitività, e questo è un problema terribilmente serio".