"NON SI PUÒ tradire il proprio dna", dice Gianmario Grecchi, 71 anni, imprenditore lombardo. Da 50 sta in azienda, che ha rifondato col padre, Mario, nel 1973. Per questo, lui e con lui i suoi figli e nipoti, va al lavoro anche nel fine settimana, perché la passione e la voglia di far bene sono ancora tante. Quella della Ics, industria costruzione stampa, è una storia che affonda nelle radici della migliore storia di impresa italiana. Il nonno di Gianmario, Gerolamo, fonda a Copiano, paesino di mille e cinquecento persone fra Lodi e Pavia, una modesta officina meccanica, per la fabbricazione di tubi e gomiti in lamiera, per le stufe a legna, dando lavoro a 4 dipendenti. Solo pochi anni dopo la piccola impresa è giù una azienda vera e propria, che si sviluppa sempre di più, con l’ingresso in fabbrica dei figli, Mario e Franco. Lo scoppio delle due guerre mondiali e il passaggio della grande storia, anche da Copiano, fa cambiare tutto.
La Seconda guerra mondiale, in particolare, per la durata e per la violenza, mette in difficoltà l’impresa. Per la mancanza di materie prime, l’industria della famiglia Grecchi, come molte altre in quegli anni, pur di non chiudere e di non lasciare gli operai a casa, senza lavoro e sostentamento, si converte e finisce persino per produrre giocattoli in legno. In questo modo è stato ridotto al minimo il pur necessario licenziamento di alcune maestranze. Al termine della Seconda Guerra mondiale, l’azienda riprende a pieno ritmo la propria attività con l’introduzione di nuovi prodotti per la cucina in lamiera smaltata. Il successo ottenuto, porta la dimensione a 1.700 metri quadrati e gli operai a 500 unità. Dal 1945 al 1955 l’attività si sviluppa a ritmi esponenziali. Con l’invenzione della plastica, poi, si presenta l’opportunità di percorrere nuove strade produttive. Ed è quello che l’impresa decide di fare, con coraggio e visione. Nella sua massima espansione la fabbrica fondata dal nonno arriva a 1.500 dipendenti. Tutto questo sino alla fine degli anni Sessanta, quando i cambiamenti socio-economici hanno costretto Mario Grecchi a cedere l’attività alla Gepi, società pubblica che negli anni settanta in particolare interveniva nel caso di società in difficoltà. Mario, con il giovane figlio Gianmario al fianco, decide però di rilanciare e fonda una nuova fabbrica, riparte da alcuni stampi e diventa un punto di riferimento per la produzione di materiale plastico.
Dal 1973 ai giorni nostri, dopo la scomparsa del fondatore nel 1981, l’azienda è stata gestita da Gianmario al quale si sono affiancati i figli Marco e Stefano e i nipoti Angelica, Antonio e Maddalena. La realtà della famiglia Grecchi è arrivata alla quarta generazione. Oggi la fabbrica impiega 70 persone, con un fatturato che, nel 2023, supererà i 20 milioni di euro. "Abbiamo affrontato tanti momenti, anche difficili – racconta Gianmario Grecchi (al centro nella foto, tra Marco Grecchi, Antonio Giambardella e, alla sua sinistra, Angelica Gambardela e Stefano Grecchi) – due incendi, di cui l’ultimo, nel 2016, davvero distruttivo. Il 10 aprile era una domenica. In azienda abbiamo sempre attive tre squadre antincendio, ma era domenica e non si lavorava. C’era solo il custode, che ha provato ad intervenire, per fortuna senza conseguenze per lui. Il cortocircuito ha però provocato un incendio che ha distrutto tutto il reparto produttivo. Non ci siamo mai fermati e siamo stati capaci, anche grazie all’aiuto degli imprenditori che ci hanno dato una mano a rialzarci, di far diventare quel momento tragico una grande opportunità. Il ruolo di responsabilità sociale degli industriali è stato fondamentale per noi. Anche noi ci siamo comportati così con i colleghi, quando hanno avuto bisogno. In ogni caso, non dimentico chi ci ha consentito di continuare a produrre, quando avevamo parte della fabbrica distrutta".
Nelle parole di Gianmarco Grecchi ci sono consapevolezza e gratitudine, valori che ha appreso dal padre e che continua a portare in azienda ogni giorno. Da quel momento tragico, la società ha saputo risollevarsi e l’ha fatto scommettendo nel futuro e nell’innovazione. Oggi la Ics è una delle aziende leader italiane nella produzione di materiale plastico per la casa e il giardino, e l’azienda ha innovato, puntando sul 4.0 e sull’abbattimento dei costi di produzione, legati soprattutto al costo dell’energia. Un team di specialisti programma e controlla le produzioni con elaborati software e gestisce un magazzino di moderna concezione, costantemente rifornito di ogni prodotto, nel rispetto della stagionalità dell’articolo. "Oggi più che mai, visto i risultati ottenuti, siamo convinti che una crescita naturale, dei prodotti funzionali ed una distribuzione affidabile sono i criteri che ci guideranno ancora in futuro", dice Grecchi.
L’azienda – un bell’esempio di impresa 4.0 – è la rappresentazione dell’economia circolare, in quanto l’80% delle sue produzioni proviene da riutilizzo di plastiche da riciclo. "Ridiamo vita alla plastica", spiega Gianmarco Grecchi. L’età media dei lavoratori è 38 anni e sono molte anche le opportunità di crescita, perché l’impresa di famiglia punta al futuro. Circa la metà della produzione va nei mercati esteri, per lo più Europa e Balcani, ma anche Stati Uniti e Paesi arabi. L’azienda ha puntato moltissimo sulla sostenibilità e sull’innovazione. Per produrre un chilo di plastica solo 6 anni fa servivano 1,7 chilowatt all’ora, adesso ne servono 0,3. L’efficientamento è il pallino di Gianmario e dei suoi figli e nipoti: "Una buona chiave – spiega – per vincere contro la concorrenza e per dare risposte all’ambiente".