Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Gruppo Smet: "Noi pionieri in Europa del trasporto sostenibile"

Il Gruppo Smet si distingue per l'intermodalità e la sostenibilità nel settore dei trasporti, con un fatturato di 500 milioni di euro nel 2023 e un focus sull'utilizzo di mezzi eco truck.

Gruppo Smet: "Noi pionieri in Europa del trasporto sostenibile"

L’INTERMODALITÀ è la parole chiave, insiema a sostenibilità, dello sviluppo del Gruppo Smet. Il Gruppo, fondato, a Salerno 76 anni fa, è attivo da allora nel settore dei trasporti. "Oggi siamo uno dei principali player europei nel panorama della logistica integrata", dice Domenico De Rosa (nella foto sopra), amministratore delegato del gruppo. Con un fatturato di 500 milioni di euro nel 2023, il Gruppo dispone di un parco veicolare complessivo di oltre 5800 unità di carico e dà lavoro a 2350 persone, tra dipendenti diretti e indiretti. All’head quarter di Roma e alla sede di Salerno, si affiancano altre 30 sedi operative dislocate in tutta Italia e in Spagna, Portogallo, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Romania, Tunisia e Malta. Alla guida dell’azienda si sono succedute tre generazioni della famiglia De Rosa: la terza generazione è rappresentata dall’attuale Amministratore Delegato Domenico De Rosa. Attualmente il Gruppo si colloca in prima linea nell’impiego di modalità di trasporto innovative, sostenibili e sicure, nell’ottica di una politica di decarbonizzazione del trasporto su strada. È infatti tra i pionieri, a livello europeo, nell’utilizzo di mezzi eco truck di ultima generazione. Il suo modello di trasporto sostenibile nasce in realtà a metà degli anni Novanta, grazie ad un’intuizione strategica: le enormi potenzialità offerte al mondo del trasporto dall’intermodalità marittima e ferroviaria, non solo in termini economici ma anche e soprattutto sul fronte della sostenibilità ambientale. Oggi il Gruppo Smet, che ha consolidato il business fino al traguardo della leadership europea nel settore, opera prevalentemente in intermodalità, riservando al percorso su strada solo il primo e l’ultimo miglio, effettuati con veicoli di ultima generazione alimentati con carburanti alternativi al diesel.

Che cosa significa per lei fare impresa?

"Un cosa in realtà semplice: per fare impresa bisogna fare e saper fare".

Cosa prova a guidare l’azienda di suo nonno, Domenico e di suo padre, Luigi?

"Molta emozione e molto orgoglio. Mio nonno fa nascere questa impresa nel 1947, quindi subito dopo la guerra. Era figlio di Antonio, che era espatriato negli Stati Uniti per fare fortuna. Mio nonno, giovanissimo, capisce che il trasporto merci può diventare un’impresa. Cosa che riesce a relizzare già negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1975 entra in azienda mio padre e lo affianca".

Cosa introduce suo padre?

"La visione più giovane, naturalmente, e l’intuizione di aprire i primi insediamenti nel nord Italia e all’estero. Con mio padre arrivano anche le prime committenze nazionali".

Lei invece sin dal suo ingresso in azienda parla di intermodalità: di che cosa si tratta?

"Della capacità di progettare al meglio le tratte e di razionalizzare il trasporto aggiungendo anche il treno e il trasporto su navi. Oggi, poi, l’innovazione e la maggiore attenzione alla sostenibilità ci consente di lavorare ad una intermodalità al cubo, che mette assieme treno, trasporto su gomma e nave. Da anni siamo anche vettoro aereo, avendo accordi con le principali compagnie, e quindi proponiamo ai nostri clienti anche questa soluzione. Il tutto per una visione più sostenibile del trasporto".

Che cosa significa la sostenibilità in questo settore?

"Non solo decarbonizzazione, su cui pure siamo impegnati in prima linea, ma anche intermodalità, appunto. Progettare in maniera più efficace i trasporti significa fare sostenibilità ambientale e sociale. Noi abbiamo per esempio allungato i nostri mezzi, da 16,5 metri a 18, il che significa molti meno camion all’anno sulle strade, ma capacità di carico molto superiore. Da qui una risposta più sostenibile, per ambiente e persone".

Avete anche cambiato i mezzi?

"Siamo stati i primi a farlo, sia con mezzi a gas metano liquefatto, vera rivoluzione del trasporto pesante, sia a biogas, cioè utilizzando i reflui degli animali e delle aziende zootecniche. Oggi, poi, siamo alla vigilia dell’impiego del biodiesel, un gasolio a bassissimo impatto ambientale".

Il suo impegno nella sostenibilità le ha fatto ottenere una importante onorificenza, il cavalierato della Repubblica italiana. che cosa ha provato?

"Per me è stato molto emozionante aver ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella il cavalierato. Sono temi questi che mi vedono impegnato in prima persona come imprenditore e che dovrebbero interessare tutti, perché sostenibilità e ambiente sono fondamentali per il futuro". Il vostro è un settore maschile, ci sono driver donne?

"Sì, da almeno 10 anni e devo dire che le guidatrici sono in costante aumento. Anche se rimane un settore molto maschile".

Con l’intelligenza artificiale cosa sta cambiando?

"Noi già usiamo gli algoritmi intelligenti per ottimizzare le risorse, evitando per esempio chilometraggi a vuoto. Quindi i nostri mezzi viaggiano sempre carichi, sia all’andata, che al ritorno. Con l’intelligenza artificiale abbiamo in tempo reale le migliori combinazioni dei nostri autisti, sia sulle tratte che sui chilometri e su tutte le altre variabili. L’algoritmo ci aiuta ad applicare le scelte migliori. Abbiamo un database di informazioni davvero molto utile".

Crede che in questo settore ci sarà spazio per l’elettrico?

"Non come lo sta pensando l’Europa, cioè come standard imposto. La mia idea di sostenibilità è molto lontana da quanto viene indicato in questo momento sull’introduzione dell’elettrico. Ci sono altre fonti di energia, anche per la trazione, meno inquinanti e decisamente più performanti, quindi in ultima analisi più sostenibili".