LA MORTADELLA È UNO dei simboli della Bologna gastronomica. Tanto da crearne un consorzio italiano di tutela e da finire in un titolo del New York Times. L’affettato tipico, ormai anche marchiato IGP (Indicazione geografica protetta), è il Dna del Gruppo Felsineo di Zola Predosa che opera dal 1963 nel mercato alimentare. Marchio storico di questo prodotto culinario, dal 2016 ha creato anche una linea vegetale con FelsineoVeg. Un modo per estendere ulteriormente il mercato, sia a livello di fatturato che di campagne sociali con il territorio.
Emanuela Raimondi, amministratore delegato del Gruppo Felsineo, il vostro prodotto per eccellenza è la mortadella, l’affettato tipico di Bologna. Come va il mercato in questo settore e cosa cercano maggiormente i cittadini? "La mortadella è decisamente l’affettato tipico di Bologna. Negli ultimi periodi il mercato ha sempre avuto una crescita nei volumi. Ma nel 2024 invece, dopo diverso tempo, c’è stato un leggero calo. Ci auguriamo che questo piccolo decremento sia solo una parentesi e che dal 2025 possa tornare a crescere. Il consumatore predilige un prodotto di qualità, con una lista di ingredienti corta e comprensibile e con la giusta attenzione alla tabella nutrizionale. Noi cerchiamo di essere sempre al passo con le richieste del consumatore moderno, con una continua ricerca. Stiamo facendo un lavoro sulla riduzione del sale, sulle proteine, sulla riduzione dei grassi, ma cercando di rispettare la tradizione".
Con la linea FelsineoVeg, vegetale, invece, nata nel 2016, che affettati producete e qual è il vostro tipo di clientela? "Questa società è specializzata nella produzione di affettati vegetali. Così vogliamo offrire ai consumatori un analogo livello di qualità, gusto e standard della mortadella, ma con un prodotto non a base di proteine animali ma vegetali. La produzione è fatta con farine di grani, cereali e legumi, che vengono attivate dal lievito madre. Il processo produttivo è naturale e mettiamo a disposizione una lista di ingredienti chiara e comprensibile, un elemento su cui il consumatore è molto attento. In questo caso il valore nutrizionale è molto positivo, con un apporto proteico di almeno il 30%. Il marchio Good&Green Mopur è registrato, con una tecnologia esclusiva che rappresenta questo tipo di lavorazione".
Però spesso gli affettati e i salumi sono finiti nel mirino perché poco salutari. Cosa ne pensate? "Penso che sia un mito da sfatare. La mortadella ha dei valori nutrizionali positivi. Un etto ha le stesse calorie di un etto di pasta e ha 60/70 milligrammi di colesterolo come la carne bianca più leggera e dietetica. Che non sia salutare, quindi, è una falsa credenza. Inoltre, nelle ricette c’è stata una continua evoluzione. La nostra ‘1963 Artigianale’ nasce da studi per ridurre il sale, i grassi e aumentare le proteine. Il tutto per andare proprio verso un prodotto assolutamente allineato ai nuovi stili di vita".
Riguardo il vostro mercato, quanto export avete e dove? Inoltre, visto il calo generale del mercato della mortadella, come si è chiuso per voi il 2024? "L’export per noi non costituisce il focus principale perché siamo molto solidi nel mercato italiano, sia per la mortadella che per il vegetale. Le esportazioni sono intorno al 10% per entrambe le aziende. I mercati principali sono Europa, Stati Uniti, Canada e Libano, per quanto riguarda la mortadella, mentre Stati Uniti per i prodotti vegetali. Il fatturato del Gruppo, nel 2023, è stato sui 65 milioni di euro, con 59,5 da Felsineo e la differenza da FelsineoVeg. Il 2024 invece ci ha visto in leggero calo, intorno ai 58 milioni di euro, con FelsineoVeg sui 5 milioni. A Felsineo lavorano 140 dipendenti, mentre in FelsineoVeg otto. La mortadella all’estero è percepito come un prodotto accattivante, di alta qualità. In alcune zone viene paragonata addirittura all’aragosta. Bisognerebbe quindi valorizzarla con maggiore facilità: per fare questo ci vogliono autorizzazioni, una corretta manutenzione, processi produttivi adeguati e investimenti su tecnologie per ricercare sbocchi interessanti".
A livello locale organizzate anche convegni sull’alimentazione con specialisti e siete impegnati in campagne anti spreco. Quanto è importante per voi il sociale? "Nel 2023 abbiamo avviato un progetto, chiamato Gruppo Felsineo Open Food Factory. È il nostro hub di divulgazione di una corretta e sana alimentazione. Per noi è fondamentale portare contenuti e concetti al consumatore e sensibilizzarlo a uno stile di vita sano ed equilibrato. Questo progetto si collega alle iniziative di beneficio comune, perché siamo anche una società benefit e quindi pensiamo al benessere. Ci siamo presi un impegno per divulgare delle corrette pratiche per un’alimentazione sana, equilibrata e nutriente. Per noi il sociale è molto importante. Da tre anni portiamo avanti un’attività laboratoriale con il centro Anffas Modiano di Sasso Marconi, un centro diurno per ragazzi disabili. Con loro abbiamo avviato un’attività di cucina: con i nostri prodotti vengono realizzate ricette. Il focus del 2024 è stato quello dell’antispreco, utilizzando alimenti che altrimenti sarebbero stati buttati. All’interno del progetto abbiamo coinvolto anche gli studenti dell’Istituto Alberghiero Veronelli di Casalecchio di Reno che hanno realizzato tutti i commenti nutrizionali delle ricette. In due anni di progetto è nato un ricettario solidale, “Bontà chiama bontà“. E abbiamo firmato un protocollo d’intesa con il Consorzio SiR di Milano, per favorire l’integrazione dei ragazzi con fragilità nella ristorazione sociale e nel settore alimentare, al fine di estendere il modello anche oltre i confini regionali".