"IL SETTORE CASEARIO italiano ha dimostrato una resilienza e una stabilità straordinarie in un contesto economico globalmente molto difficile. L’incremento dei costi delle materie prime negli ultimi anni e l’inflazione, che si ripercuote su chi produce e su chi acquista, è una delle principali sfide che stiamo affrontando con strategie mirate per contenere i costi senza compromettere la qualità del prodotto finale. Un punto su cui non transigo perché quello che ci differenzia dalle imitazioni è proprio l’altissima qualità e la sicurezza dei nostri prodotti certificati. Su questo non dobbiamo fare mai neanche il più piccolo passo indietro", dice Antonio Auricchio (nella foto in alto), presidente del Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop, che associa 38 fra produttori e stagionatori. L’attenta gestione delle risorse, l’ottimizzazione della filiera produttiva e la valorizzazione della tradizione casearia italiana sono oggi priorità fondamentali per i formaggi Dop e Igp che, con 590 mila tonnellate prodotte nel 2023 (+11,6% rispetto al 2022) e 5,2 miliardi di euro di valore alla produzione, pongono l’Italia al terzo posto tra i principali produttori caseari europei, dopo Germania e Francia. La produzione del Gorgonzola Dop lo scorso anno è stata di oltre 5 milioni di forme, con una crescita del 2,59%.
"Abbiamo recuperato più della metà di quanto avevamo perso nel 2022 – commenta Auricchio – e lo abbiamo fatto in un momento di difficoltà per tutto il settore". Nei primi quattro mesi del 2024 la produzione è stata di 1.775.190 forme, con un aumento dello 0,86% rispetto al 2023 e dell’8,18% rispetto al 2022. A livello territoriale la filiera certificata del Gorgonzola Dop, d’altra parte, contribuisce al paniere di prodotti certificati del settore Food di due regioni, Piemonte, che ha complessivamente 24 prodotti a Indicazione Geografica, per un valore alla produzione di 354 milioni di euro, e Lombardia, che, con 34 prodotti a Indicazione Geografica, ha un giro d’affari alla produzione di quasi 2 miliardi di euro, stando al rapporti Ismea-Qualivita 2023. Formaggio di origini antiche legato alle mungiture autunnali della transumanza e Re degli erborinati, il Gorgonzola Dop può contare oggi su una filiera da quasi 76mila tonnellate certificate prodotte, di cui il 33% destinate all’export, e 1.470 operatori capaci di generare 560 milioni di euro di valore alla produzione. Questi i dati Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop e dell’Osservatorio Qualivita.
Dal 1971 il Consorzio per la Tutela del Formaggio Gorgonzola Dop salvaguarda e valorizza questa eccellenza e con propri funzionari vigila per il pieno rispetto e l’applicazione delle norme vigenti in Italia ed all’estero dove la denominazione di origine ’Gorgonzola’ è protetta. Il consorzio si avvale di Csqa come organismo delegato per la certificazione. Il presidente Antonio Auricchio punta sulla qualità e sulla necessità di raccontare il gorgonzola "come formaggio di pregio, simpatico, versatile. Purtroppo negli Stati Uniti non abbiamo tutelato il nome e quindi abbiamo a che fare con molti falsi, invece la valorizzazione passa anche dalla tutela". Altra preoccupazione del presidente del del Consorzio sono i dazi, come spiega "chiunque vinca le elezioni negli Stati Uniti aumenterà i dazi per i formaggi italiani e questo non è un bene. Anche altri paesi, come la Cina, stanno facendo una politica di aumento dei dazi. Questo mi preoccupa molto".
Il Gorgonzola in questi anni, anche grazie al lavoro del Consorzio, ha conquistato il palato delle persone. C’è infatti chi ne apprezza la versatilità, perché può essere utilizzato sia in abbinamento che da solo, per condire un primo piatto, o per una aperitivo, persino come ingrediente per un dolce. Il Gorgonzola, come il Parmigiano Reggiano, altro fiore all’occhiello della produzione casearia italiana, è naturalmente privo di lattosio. Nel corso della sua quasi millenaria storia il Gorgonzola ha conquistato milioni di appassionati in tutto il mondo. Il segreto, spiega Auricchio, "è un formaggio di altissima qualità e che dà allegria". Le 38 aziende consorziate, dislocate nelle 15 province di produzione, producono oggi più di 5 milioni di forme, dirette a tutto il mondo, con un giro d’affari di oltre 800 milioni di euro.
Oltre un terzo delle forme prodotte vola all’estero soprattutto verso Germania e Francia, Paesi in cui il Gorgonzola Dop è storicamente molto amato come dimostrano testi francesi in cui viene menzionato già nel ‘700. Con il boom delle casere di stagionatura agli inizi del secolo scorso, le esportazioni si intensificarono. Nel 1912 compariva nel menu di prima classe del Titanic, salpato da Southampton, in Inghilterra, alla volta di New York. Anche gli inglesi, infatti, conoscevano e apprezzavano il Gorgonzola che consumavano soprattutto a fine pasto. Durante gli anni ’40, nei fine settimana partiva da Novara un treno merci carico di forme dirette a Londra. Una delle destinazioni? Il ristorante della Camera dei Comuni. Sarà stato probabilmente lì che un giovane Winston Churchill si innamorò dell’erborinato italiano. Pare addirittura che una volta diventato primo ministro durante la seconda guerra mondiale, contrassegnò con un cerchietto rosso la zona di Gorgonzola per evitare che i bombardieri distruggessero i caseifici in cui veniva prodotto il suo formaggio preferito. Nell’ottobre 1955, la denominazione di origine controllata ’Gorgonzola’ viene ufficialmente riconosciuta in Italia. Per vigilare sul suo utilizzo, nonché sulla produzione e sul commercio del prodotto, nel 1970 è nato il Consorzio per la tutela del formaggio Gorgonzola, ente senza fini di lucro che opera per tutelare produttori e consumatori. Più tardi, nel 1996, il Gorgonzola viene inserito nella lista dei prodotti a Denominazione di origine protetta dell’Unione europea e diventa Dop.