"IO AVEVO I DENTI, mi mancava il pane". La scalata di Sergio Iori, che nel 1967, da commerciale, aveva poco più di vent’anni e tanta voglia di mangiarsi il mondo, è cominciata dai piedi della montagna, con due cugini-soci e sei operai. Statori e rotori, la base di ogni motore elettrico, il midollo della rivoluzione verde che è già qui ma accelererà al ritmo fisso della doppia cifra, anno dopo anno. Non una speranza, ma una certezza. Così la magnifica idea dei fondatori della EuroGroup Laminations è partita da Baranzate, e oggi è un sogno a occhi aperti. Realizzato. Perché l’aziendina è diventata una multinazionale tascabile, col cuore e i piedi ben saldi in provincia, ma la testa nel mondo; gli stabilimenti sono diventati sette in Italia e 5 fra Messico, Usa, Cina e Tunisia, ai volumi di vendita contribuiscono 37 Paesi, i dipendenti sono saliti 2.800 e il fatturato punta deciso verso il record del miliardo di euro. E in portafoglio ci sono ordini da 5 miliardi di euro dai principali colossi dell’automotive e non solo: Porsche, Volkswagen, Ford, GM, Stellantis, Bosch, Siemens, Marelli, ABB, Regal Beloit, Cummins sono solo alcuni dei clienti più prestigiosi.
EuroGroup Laminations è leader mondiale nella produzione di due componenti - lo statore e il rotore - base nella costruzione dei motori elettrici. L'azienda è controllata al 70% da EMS (holding che fa capo alle famiglie Iori, Garibaldi, Bacchin, Zannetti e Corrada). Il fondo francese Tikehau Capital detiene circa l’8%.
Ogni anno negli stabilimenti entrano oltre 400mila tonnellate di acciaio elettricoanno, trasformati nel “cuore“ dei motori elettrici per auto, elettrodomestici e motori industriali. Un miracolo della nostra provincia che sa guardare lontano. E a scrutare i nuovi orizzonti è stato il Chief executive officer Marco Arduini, che già nei primi anni del Duemila aveva indovinato la strada giusta da imboccare. Un miracolo coltivato con costanza, se è vero che il boom dell’azienda è stato alimentato prima dalla miriade (fino a 110) di motorini elettrici nelle auto tradizionali: dal servosterzo, dai finestrini a sedili, a condizionatori e tergicristalli. Ora, la svolta epocale dei veicoli elettrici, all’alba di una nuova era della mobilità per cui si prevede di toccare quota 97 milioni di veicoli venduti - fra propulsione termica (ICE), mild hybrid (HEV), plug in hybrid (PHEV) e fully electric (EV) - entro il 2035.
Impossibile tornare indietro dallo “tsunami“ dell’elettrico che in prospettiva ha ancora margini di crescita oceanici fra navi da diporto, aerei e aerotaxi. "Il nostro business è ovunque ci sia un motore elettrico", riassume Arduini. E se arrivano ordini oltre la capacità produttiva? "Mai detto no a un cliente – scandisce Iori –, ci diciamo: dobbiamo trovare il modo di farlo. E lo facciamo". Anche così, dal 2016 a oggi, il fatturato ha preso il volo triplicando in un’Italia dalla crescita asfittica e nonostante l’epidemia Covid che ha frenato il mercato delle auto. Sulle prospettive, Arduini ha le idee chiare: "Al netto delle tensioni internazionali, Cina e Stati Uniti continueranno ad accelerare, l’Europa è più schiacciata anche perché qui manca il supporto pubblico, regole chiare e programmi di sviluppo finanziati". In Italia il boom dell’elettrico è rallentato dalle poche colonnine di ricarica e dalle incognite sull’autonomia delle batterie. Così, per nuovi stabilimenti, EuroGroup Laminations guarda a Est: Turchia e India, mercati in forte espansione. Senza dimenticare che la guerra ha congelato lo stabilimento russo, "un’investimento a cui credevamo molto". Una scommessa che non si dà ancora per persa. Chissà. Piuttosto è difficile, spesso, trovare i giusti profili da assumere. "È bello far parte di una realtà vincente, i nostri dipendenti sono motivati dal vedere che continuiamo a espanderci, tutti hanno premi di produzione. Vogliamo far passare il messaggio che se non si fanno sacrifici, non si arriva al successo. È questa la nostra storia". Messaggio difficile da trasmettere oggi, nel mondo delle polemiche 24 ore su 24 sotto i riflettori, nell’era dei social e delle apparenze. "Torniamo alla cultura del lavoro, in Italia troppo spesso è stata persa di vista per condurre battaglie ideologiche", incalza Arduini. La politica? Questa sconosciuta. "Dal ’64 a oggi, non abbiamo mai salito le scale del Comune...", scandisce con una punta di orgoglio Iori.