Lunedì 24 Marzo 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
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Made in Italy

E. Marinella. La cravatta dei re veste i campioni del tennis

LO CHIAMANO ‘effetto De Martino’: già, perché è stato proprio il conduttore di "Affari tuoi", napoletano di Torre Annunziata, a...

LO CHIAMANO ‘effetto De Martino’: già, perché è stato proprio il conduttore di "Affari tuoi", napoletano di Torre Annunziata, a...

LO CHIAMANO ‘effetto De Martino’: già, perché è stato proprio il conduttore di "Affari tuoi", napoletano di Torre Annunziata, a...

LO CHIAMANO ‘effetto De Martino’: già, perché è stato proprio il conduttore di "Affari tuoi", napoletano di Torre Annunziata, a rilanciare – anche tra i giovani e le donne - la moda della cravatta, la cui popolarità rischiava di essere appannata, specie nel post-pandemia, dalla generale predilezione di un abbigliamento informale.

È napoletana doc, in effetti, anche la sartoria protagonista di questa storia: una storia che ha inizio nel 1914, su uno dei lungomare più belli d’Italia. È proprio qui che Eugenio Marinella volle ricreare, nella bottega di venti metri quadri che portava il suo cognome ("E. Marinella"), "un piccolo angolo d’Inghilterra a Napoli", com’ebbe a dire la giornalista e scrittrice Matilde Serao. Eugenio Marinella fu il primo a recarsi in Inghilterra per importare tessuti pregiati – in primis, la seta stampata a mano - e i prodotti iconici dell’epoca: impermeabili Aquascutum, profumi Floris e Penhaligon’s, ombrelli Brics, scarpe J&W Dawson e cappelli Lock & Co. Più tardi – era il 1940 – Marinella avviò l’attività di due laboratori sartoriali: uno per la realizzazione di camicie su misura e un secondo per la produzione di cravatte.

Nei primi anni furono le camicie inamidate a sancire il successo del marchio e a farlo conoscere anche al di là dei confini campani, grazie alla grande richiesta per gli abiti da sera e da cerimonia. Successivamente, le cravatte si presero la scena, comparendo al collo di numerosi personaggi che hanno fatto la storia dell’Italia – e non solo. Gli aneddoti, raccontati oggi da Maurizio Marinella (nella foto, con il figlio Alessandro) – nipote di Eugenio e memoria storica del negozio – si sprecano. Ad esempio, durante il suo mandato, Enrico De Nicola, primo presidente della Repubblica, avrebbe regalato ai capi di stato un cofanetto al cui interno c’erano cinque cravatte della maison napoletana.

Dalla famiglia Kennedy in poi, la cravatta E. Marinella è stata la preferita dagli inquilini della Casa Bianca. "Ma abbiamo confezionato cravatte anche per Gorbachev, Mitterand, Chirac, re Juan Carlos e la famiglia reale inglese", precisa Maurizio Marinella. Nel 2017, durante una visita allo store Riviera di Chiaia (via Chiaia è una delle vie dello shopping di Napoli), re Carlo III d’Inghilterra indossava una cravatta della collezione Archivio del 1948 - anno della sua nascita - scelta dalla moglie Camilla. A proposito di ‘cravatte da re’, nella seconda metà del ‘700 re Ferdinando IV di Borbone diede vita, nell’antico borgo di San Leucio (frazione del comune di Caserta), alla ‘Real fabbrica per la produzione di tessuti di seta’, tessuti poi divenuti famosi in tutto il mondo: proprio per valorizzare l’antica tradizione serica di San Leucio, E. Marinella ha lanciato, qualche tempo fa, una collezione che è tuttora un best-seller, denominata, appunto, ‘Cravatte da re’. Disponibili in tre diversi disegni e in dieci varianti di colore, ripropongono il giglio borbonico, simbolo ricorrente nei damaschi che arredano dimore storiche e residenze istituzionali, dal Quirinale alla Casa Bianca. Le sete utilizzate per le cravatte e gli altri accessori (le sciarpe, ad esempio, o i dettagli dei cappelli modello ‘Panama’) sono stampate a mano con metodi tradizionali.

La precisione nella stampa è garantita dai retini incisi dagli artigiani. La seta è poi sottoposta a un ulteriore trattamento di lavaggio: più che un processo produttivo, parliamo di un vero e proprio rituale, in grado di donare al tessuto quella luminosità che, a distanza di centodieci anni, resta una delle cifre distintive degli accessori E. Marinella. Nel 2010, l’azienda ha debuttato anche nel mondo della moda femminile: il primo prodotto realizzato su misura per la donna è stato il foulard stampato di seta, non a caso raffigurante gli scorci di Napoli e i simboli partenopei più noti. Nel tempo, la linea di accessori donna si è ampliata, comprendendo non solo accessori in seta, ma anche articoli in pelle, come portachiavi, portafogli e borse, dalle taglie mini a quelle shopping. L’inizio del 2025 ha segnato un altro importante debutto per E. Marinella: la Fitp-Federazione italiana tennis padel ha infatti scelto la sartoria napoletana per la fornitura di cravatte federali dedicate al tennis (sport considerato ‘nobile’ perché, tra Medioevo e Rinascimento, era praticato prevalentemente nelle corti) e ai successi inanellati dai campioni italiani – Jannik Sinner in primis - negli ultimi anni. Da questa partnership d’eccellenza è nata una ‘capsule collection’ (letteralmente, ‘piccola collezione’) di cravatte, già in vendita sul sito ufficiale della maison. "Il nostro legame con il mondo dello sport è una celebrazione dei valori condivisi di dedizione, passione e stile senza tempo.

"Essere al fianco di Fitp, in un momento storico come questo, è per noi motivo di grande orgoglio", ha dichiarato Alessandro Marinella, general manager della maison ed esponente della quarta generazione al timone dell’azienda (è figlio di Maurizio). Inserito da Forbes, nel 2022, nella prestigiosa lista dei 100 under 30 più influenti d’Italia, Alessandro Marinella ha ripensato la struttura organizzativa dell’azienda, introdotto l’e-commerce e implementato una comunicazione digitale rivolta alle nuove generazioni. Soprattutto, ha diversificato l’offerta, in un’epoca in cui l’eleganza cede sempre più spesso il passo al casual. "Se la cravatta nel 2019 incideva sul fatturato per l’80%, oggi incide per il 60% - ha spiegato -. Al contempo però i ricavi sono cresciuti del 50%. Abbiamo chiuso il 2024 con 17,7 milioni di fatturato. Il nostro obiettivo è crescere in modo sostenibile, senza fare mai il passo più lungo della gamba".