Mercoledì 5 Febbraio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Dalle Alpi ai Pirenei. Sant’Anna lancia la sfida al mercato Ue

DALLE ALPI ai Pirenei. Per guadagnare quote sul mercato europeo e rafforzarsi sul canale Horeca francese. Sono gli obiettivi che...

SULLA TAVOLA DI TUTTI GLI ITALIANI Alberto Bertone (nella foto a sinistra) ha ereditato dal padre Giuseppe l’intraprendenza e il gusto per le sfide impossibili. Dal 1996, anno in cui nasce Acqua Sant’Anna, si dedica anima e corpo alla realizzazione di un obiettivo ambizioso: portarla sulla tavola di tutti gli italiani

SULLA TAVOLA DI TUTTI GLI ITALIANI Alberto Bertone (nella foto a sinistra) ha ereditato dal padre Giuseppe l’intraprendenza e il gusto per le sfide impossibili. Dal 1996, anno in cui nasce Acqua Sant’Anna, si dedica anima e corpo alla realizzazione di un obiettivo ambizioso: portarla sulla tavola di tutti gli italiani

DALLE ALPI ai Pirenei. Per guadagnare quote sul mercato europeo e rafforzarsi sul canale Horeca francese. Sono gli obiettivi che hanno spinto Acqua Sant’Anna a comprare La Compagnie Des Pyrénées, titolare del marchio Eau Neuve. Si tratta della prima acquisizione estera per Alberto Bortone, fondatore, presidente e ceo del gruppo Sant’Anna di Vinadio (Cuneo): una mossa da 50 milioni di euro che rappresenta un importante tassello nella strategia di crescita internazionale dell’azienda.

Perché la scelta è caduta su Eau Neuve?

"Abbiamo deciso di comprare questo marchio francese consapevoli della reciproca condivisione di valori, come l’alta qualità dell’acqua e l’attenzione per soluzioni sostenibili. Inoltre Eau Neuve ha una gamma di prodotti complementari rispetto ad Acqua Sant’Anna, che ci permetteranno di proporci sulla scena nazionale e internazionale con un portfolio variegato, di qualità e adatto a tutti i momenti di consumo domestico e fuoricasa. La Francia è un mercato strategico fondamentale, simile all’Italia per quantità di consumo di acqua minerale, ma complesso per i marchi stranieri. L’acquisizione di Eau Neuve è fondamentale proprio per consolidare la nostra penetrazione Oltralpe. Inoltre la sua posizione strategica sui Pirenei ci permette un vantaggio logistico importante per la Spagna".

Quali sinergie si potranno sviluppare con questa acquisizione?

"Il nostro obiettivo è mantenere il know-how di Eau Neuve e integrarlo con il nostro per creare una sinergia ottimale che permetta ad entrambe le realtà di svilupparsi in maniera complementare. La gamma prodotto di Eau Neuve ci permette di ampliare la nostra offerta a proporre referenze interessanti in contesti per noi strategici come il fuoricasa. La reciproca condivisione di tecnologie e strategie permetterà certamente lo sviluppo di nuovi prodotti e processi sempre più innovativi".

E ora dov’è rivolto il mirino di Sant’Anna per diventare leader europeo nel settore?

"L’acquisizione di Eau Neuve è solo un punto di partenza, restiamo attenti a monitorare nuove opportunità sia in Europa che in Italia. Puntiamo a consolidarci nei mercati chiave dell’Europa centrale e settentrionale, con un focus su prodotti premium e sostenibili, seguendo le tendenze di consumo emergenti. In meno di dieci anni dal lancio sul mercato, Sant’Anna è diventata la marca leader del settore in Italia. Per consolidare questa posizione e rafforzare la presenza internazionale, abbiamo puntato dapprima alla diversificazione – introducendo linee di bevande, dai the freddi alle acque funzionali – e poi ad acquisire aziende del settore".

A proposito di bevande, come si pone Sant’Anna sul mercato del low/no-alcol, in grande crescita ma ancora privo di una normativa Ue?

"Stiamo registrando dati crescenti sia in Italia che all’estero sia per l’acqua minerale che per le bevande, grazie a una progressiva tendenza di consumo che privilegia prodotti che fanno bene alla salute. Notiamo una costante diminuzione dei consumi di bibite gassate e prodotti alcolici, questo non può che favorire l’acqua minerale e le bevande. Occorre però proporre al mercato prodotti sempre nuovi e accattivanti che rispondano alle necessità dei consumatori e incontrino i gusti moderni".

Puntate molto sul mercato del fuoricasa. Quali strategie ad hoc state mettendo in campo?

"Per sostenere la crescita futura è per noi fondamentale sviluppare strategie mirate sul fuoricasa. In questo senso l’acquisizione di Eau Neuve è per noi un tassello fondamentale perché ci permette di proporci nell’horeca e nell’away from home in generale con formati e packaging nuovi: dalle lattine alle alubottles richiudibili, dal vetro al tetrapack, creando una perfetta complementarietà con le nostre proposte per il retail in Pet ed Rpet".

Come vede il futuro del mercato delle acque minerali in Italia e in Europa?

"In Italia e in Europa si sta riscontrando una crescente attenzione alla qualità, alla sostenibilità e alla personalizzazione. Per questo crediamo che il mercato continuerà a premiare marchi innovativi, capaci di intercettare le tendenze di consumo e di rispondere in maniera mirata con prodotti ad hoc, pronti ad una comunicazione diretta e trasparente con il pubblico".

Quali sono le prossime soluzioni di Sant’Anna in tema di sostenibilità?

"Ho sempre fortemente creduto nell’innovazione, volta a migliorare i processi produttivi e a impattare il meno possibile sull’ambiente circostante. Per noi l’impegno sostenibile viaggia su due binari: la sostenibilità di prodotto e di processo. Nel 2008 Acqua Sant’Anna è stato il primo marchio al mondo a lanciare nel mass market una bottiglia di acqua minerale da 1,5 litri biodegradabile e compostabile. Dopo l’introduzione di Bio Bottle abbiamo continuato a investire in ricerca & sviluppo per trovare soluzioni green. Dapprima abbiamo inserito sul mercato le bottiglie in Rpet e ora, in virtù del portfolio di Eau Neuve, avremo una gamma di packaging sviluppati con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto ambientale e riciclabili, come alluminio, vetro e tetrapack".

E la plastica, ancora oggi regina del packaging dell’acqua minerale?

"Ci tengo a sottolineare il valore della plastica e l’importanza del suo recupero e riutilizzo, anche introducendo una cauzione. Come già avviene in molti Paesi europei, il deposito cauzionale sul materiale plastico aiuterebbe il consumatore al giusto riciclo e a far diventare il recupero il più capillare possibile: attribuendo un valore economico alla plastica, nessuno la getterebbe nell’ambiente".