Martedì 12 Novembre 2024

Composit compie mezzo secolo: "Grande artigiano industriale"

La Composit di Vallefoglia celebra 50 anni di successo nel settore delle cucine moderne e dell'alto design, mantenendo la tradizione familiare e l'export come pilastri fondamentali. La conduzione di famiglia e l'approccio artigianale industriale caratterizzano il brand internazionale, con una forte presenza in Europa, Asia e America.

Composit compie mezzo secolo: "Grande artigiano industriale"

La Composit di Vallefoglia celebra 50 anni di successo nel settore delle cucine moderne e dell'alto design, mantenendo la tradizione familiare e l'export come pilastri fondamentali. La conduzione di famiglia e l'approccio artigianale industriale caratterizzano il brand internazionale, con una forte presenza in Europa, Asia e America.

LA TRADIZIONE FAMILIARE come Dna, l’export come traino e la peculiarità di lavorare da "grande artigiano industriale". La Composit di Vallefoglia, comune in provincia di Pesaro e Urbino, festeggia mezzo secolo di attività nel settore delle cucine moderne e dell’alto design. Lo fa con una conduzione di famiglia, come alle origini, quando nel 1974 Marcello Belligotti decise di passare alla componibilità del programma. Infatti, se nel 1960, l’allora Belligotti proponeva mobili per il reparto giorno, 14 anni dopo si passa alle armadiature, agli arredi e alle camerette. Poi, nel 1988, l’esclusività nelle cucine. Componibili, appunto. Un elemento che ancora oggi è impresso nel nome. Ma anche nelle figure centrali dell’azienda, giunte alla terza generazione. Il direttore commerciale per l’Italia è Massimo Belligotti, figlio di Marcello. Un imprenditore partito dalla bottega, insieme ai fratelli Franco e Giorgio, lavorando nelle aziende di Pesaro degli anni ‘50 per poi aprire uno spazio nel centro della città, "alla ricerca della qualità e della tensione verso il meglio, sia nel mondo dei materiali che in quello delle rifiniture", spiega Marcello. Ancora oggi lo si vede in azienda, tra una commissione e l’altra. Un pensiero vitale che stanzia tra i vari reparti dell’impresa. Un’idea tramandata al figlio Massimo e agli altri componenti dell’azienda. Che è ancora quella mission che distingue un brand diventato internazionale.

Massimo Belligotti, in Italia continuiamo a vedere aziende che decidono di vendere a investitori esteri. Voi invece, da 50 anni, avete ancora la componente familiare che fa la differenza.

"Questa è la nostra caratteristica principale. A fondare l’impresa, oltre a mio padre Marcello, furono anche i fratelli Franco e Giorgio, scomparso nel 1993. Io faccio parte della seconda generazione, ma da oltre dieci anni dentro l’azienda ci sono anche componenti della terza generazione. Siamo riusciti ad andare avanti, nonostante l’evoluzione del mercato. Quando siamo nati, nel 1974, non eravamo specializzati nella produzione di cucine. Io sono cresciuto, se così si può dire, a pane e mobili. Avevamo un programma componibile e in questo fummo rivoluzionari, con uno stabilimento completamente automatizzato e una produzione che era al 100% interna. Un’idea che oggi è tornata in voga dopo diversi anni in cui le aziende hanno deciso di farsi produrre alcuni componenti esternamente. Questa modalità ti permette di avere una flessibilità notevole e un controllo dei costi esatto".

E poi perché nel 1988 la decisione di passare solo alle cucine?

"Mio padre Marcello ha sempre avuto l’idea della cucina. Nel 1984 iniziò a lavorare sui primi prototipi e quattro anni dopo prese questa decisione. Venne fatta così una fusione degli stabilimenti industriali e oggi produciamo, in 13mila metri quadrati, cucine e armadi con solo il marchio Composit. L’obiettivo è realizzare soluzioni uniche, nuove, innovative, particolari. Da qui le collaborazioni con architetti e designer (13 le collezioni di design diverse, ndr) come Pier Giorgio Cazzaniga, nostro punto di riferimento e di cui ricordiamo le iconiche Maxima, Free e Touch, quest’ultima ancora in produzione. E poi Roberto Lazzeroni, Enrico Cesana con cui stiamo collaborando per la proposta Code, Ennio Arosio e Daniele Lo Scalzo Moscheri. Ma anche Luca Mazzari, Liliana Leone, Claudio Cinti, Stefano Bizzarri e lo studio Kairos. Nasce così la nostra connotazione e identità, senza copiare a nessuno".

Uno dei vostri punti di forza è il mercato estero, con ben 156 punti vendita dislocati in tutto il mondo, tra Europa, Asia e America. In quali paesi siete maggiormente attivi?

"Negli ultimi otto anni abbiamo deciso di investirci molto. Avevamo visto che il mercato domestico italiano si era rivoluzionato, con una grande attenzione al prezzo rispetto agli anni ‘80 e ‘90. Noi siamo un grande artigiano industriale che fa della qualità e della personalizzazione il proprio format. Da qui l’idea di una collocazione maggiore all’estero dove il Made in Italy ancora tira tanto. Oggi il 65% del mercato che abbiamo è di export. In passato invece avevamo un fatturato al 100% dall’Italia. Stati Uniti, Gran Bretagna e Paesi Bassi sono i nostri paesi principali. E vogliamo ancora crescere in questa direzione, senza però abbandonare quel 35% di distribuzione interna che per noi è importante".

Le origini per voi sono fondamentali, tanto che nella città di Pesaro contate anche su uno showroom.

"Con una superficie di mille metri quadrati la sede di Pesaro ospita uno spazio espositivo distribuito in due aree per le cucine Composit e uno per gli armadi Belligotti. Un percorso che veicola l’identità aziendale attraverso un allestimento che mette in evidenza le singole caratteristiche di ogni modello. Un luogo a disposizione di architetti e dealers Composit, in cui approfondire la conoscenza delle collezioni. Sono presenti le nostre collezioni. La vocazione è realizzare cucine caratterizzate da un design contemporaneo".

E quali obiettivi vi siete posti in questo anniversario dei 50 anni?

"Vogliamo dare un gusto Composit per tutta la casa. Le nostre cucine oggi hanno la possibilità di espandersi anche nella zona giorno e stiamo uscendo con un programma di armadiature in modo che chi voglia arredare la casa in toto possa farlo. All’estero è una cosa tipica. Quando i clienti trovano l’interlocutore valido ti affidano l’intera casa, mentre magari in Italia l’abitudine è quella di comprare ogni reparto da un brand diverso. Ci capita spesso di fare ville in cui arrediamo tutti i componenti".